Librino, le due torri della droga rese impenetrabili Muri costruiti per trasformare i palazzi in fortezze

«Già mi manchi». Il commento della cantante neomelodica Agata Arena, su Facebook, arriva mentre la conferenza stampa della questura di Catania è ancora in corso. Perché nel blitz Berger town, che oggi ha portato in manette venti persone a Librino, è coinvolto anche suo fratello, Agatino. L’ultimo di una dinastia decimata dagli arresti

Le indagini della procura sono partite a marzo 2018 e arrivano fino alla primavera del 2019. Gli uomini della squadra mobile e del commissariato di Librino si sono concentrati sulle Due torri di viale San Teodoro. Un fortino di spaccio proprio di fronte al Palazzo di cemento ormai in ristrutturazione e un tempo roccaforte della famiglia Arena. Marijuana e cocaina arrivavano dalle due torri alla strada con un sistema di pusher, vedette e custodi protetti da muri di cinta abusivi. Vere e proprie edificazioni con l’intento di trasformare due palazzi popolari in fortezze contro le forze dell’ordine.

E se un muro veniva abbattuto dallo Stato, un altro veniva ricostruito. Troppo ghiotti gli introiti di poco meno di diecimila euro al giorno. Nella stessa zona, alcuni giorni fa, è stato oscurato il murales che per gli investigatori era un vero e proprio segnale di sfida. L’elfo dipinto nell’androne del palazzo al viale San Teodoro 7, cancellato dai carabinieri, sul quale campeggiava la scritta: «I folletti del palazzo non amano farsi vedere, svaniscono come se fossero fatti di fumo». Il video Quartiere Librino della cantante neomelodica Agata Arena era stato realizzato proprio con lo sfondo di questo disegno.

Caduta in disgrazia dopo che tutti i figli del campomafia Giovanni erano stati arrestati, per un po’ della famiglia Arena non si era più parlato. È stata la nipote di lui Agata a fare tornare sulle pagine dei giornali il cognome che per anni, nel quartiere di Librino, è stato sinonimo di traffico di armi e di droga. Giovanni Arena è stato arrestato nell’ottobre 2011 dopo 18 anni di latitanza. A quei tempi era uno dei trenta più pericolosi d’Italia. Gli agenti della squadra mobile lo hanno trovato nascosto dietro a un letto a ponte, in un appartamento al secondo piano del civico 5 di viale Moncada. «Questa volta siete stati bravi. Da vent’anni sono in questa casa», si dice abbia risposto ai poliziotti che gli mettevano le manette ai polsi.

La strada della galera è quella che poi seguiranno tutti i figli. Maurizio, arrestato per omicidio nel 1999; Agatino Assunto, catturato nel 2011; Antonino, latitante per due anni; Massimiliano, arrestato l’ultima volta a giugno 2016; e Alessio, arrestato nel 2009 nell’operazione Revenge. A loro succedono le sorelle: Agata e Lidia, arrestate nel 2012. E infine Simone, detto Luppino, uno tra i protagonisti, secondo l’operazione Carthago, dell’alleanza con il gruppo capeggiato dall’ex latitante Andrea NizzaUn accordo d’affari inedito tra due famiglie da sempre rivali.

Tutti i nomi
Agatino Assunto Arena (classe 1996)
Marco Turchetti (classe 1994)
Maurizio Squillaci (classe 1970)
Salvatore Angelo Saraniatri (classe 1998)
Carmelo Viscuso (classe 1984)
Giovanni Rapisarda (classe 1995)
Michael Pasqualino (classe 1993)
Concetto Penna (classe 2000)
Piero Napoli (classe 1979)
Giuseppe Messina (classe 1962)
Josè Gregorio Hernandez (classe 1965)
Antony Alessandro Longo (classe 1992)
Nunzio Hernandez (classe 1993)
Angelo Ivan Lo Faro (classe 1984)
Gianluca Hanchi (classe 1996)
Anna Maria Cipolla (classe 1972)
Antonino Andrea Doni (classe 1995)
Salvatore Belfiore (classe 1989)
Cristian Battiato (classe 1999)
Gabriele Angelo Barone (classe 1999)


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