Da quattro mesi Gela, Niscemi e Piazza Armerina attendono l'ultimo step per il passaggio alla città metropolitana. Per il sindaco Domenico Messinese «al momento non siamo né carne né pesce e la cosa ci sta danneggiando». Ma il nuovo ddl è ancora fermo in commissione Affari istituzionali
Liberi consorzi, comitati e sindaci diffidano Crocetta Comuni che vogliono Catania: «Un limbo pericoloso»
I liberi consorzi si dimostrano un tema sempre più ostico per la giunta di Rosario Crocetta. Questa mattina i comitati di Gela, Piazza Armerina e Niscemi che spingono per l’adesione alla città metropolitana di Catania hanno annunciato una lettera di diffida verso l’assessora alla Funzione Pubblica Luisa Lantieri, il presidente della Regione e quello dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone. Tutti colpevoli, secondo non solo i comitati ma anche i sindaci delle tre città che hanno sottoscritto l’atto, di stare ritardando l’ultimo step che sancirebbe il passaggio alla città etnea. Ovvero l’emanazione del nuovo disegno di legge che recepisce le indicazioni di Roma, attualmente in commissione Affari istituzionali e che poi dovrebbe passare dall’Ars per l’approvazione.
«Abbiamo atteso quattro mesi dalla delibera del consiglio comunale di Gela», spiega Filippo Franzone, coordinatore del comitato per lo sviluppo dell’area gelese. «Abbiamo ascoltato tante scuse e siamo rimasti in un limbo pericoloso. Mentre gli altri pianificano, noi non sappiamo con chi farlo». A chi rivolgersi? Alla tanto vituperata Caltanissetta o all’agognata Catania? Resta lo stallo che paralizza tutti i settori: dalla nuova articolazione dei beni culturali alla revisione territoriale delle condotte agrarie, per finire con le rimodulazioni mancate delle Asp o degli Ato. «Al momento non siamo né carne né pesce e la cosa ci sta oggettivamente danneggiando», conferma il sindaco di Gela, Domenico Messinese. «Se non volevano che i territori decidessero dove collocarsi, allora tanto valeva non farla neppure la legge. Così la Regione sta mancando di rispetto a se stessa».
E dire che il 21 gennaio scorso la neo nominata assessora Lantieri aveva incontrato una delegazione dei comitati che spingono per l’adesione a Catania. «C’era stato assicurato che avremmo partecipato alla stesura del disegno di legge – dice Franzone – non appena sarebbe stato chiuso il bilancio. Poi è subentrato il problema di alcune nomine dirigenziali. Insomma, speriamo che l’atto di oggi serva a superare l’inerzia». Nei mesi scorsi il governo Renzi ha impugnato la legge siciliana sui liberi consorzi, perché incostituzionale in alcuni punti e non conforme alla riforma Delrio che regola la trasformazione nelle altre Regioni d’Italia.
Una riforma che, peraltro, rimane lontana dall’idea iniziale del comitato per lo sviluppo dell’area gelese, che già dieci anni fa mirava a istituire la decima provincia siciliana. Altri tempi. Quando poi si cominciò a discutere di liberi consorzi si ripiegò su uno scenario che vedeva Gela capofila di un nuovo libero consorzio. Saltato anche quello. «La nuova legge in realtà ha significato solo un cambio di denominazione, facendo coincidere le vecchie province con i consorzi – conclude Franzone -. In questo cambio solo noi (e il comune di Licodia Eubea, che dovrebbe passare da Catania a Ragusa ndr) abbiamo avuto l’audacia di cambiare i confini».