L’estate del mio primo bacio

L’estate del mio primo bacio, film di Carlo Virzì, prodotto da Cattleya, Rai Cinema e distribuito dalla 01 Distribution è stato inspiegabilmente inserito tra i migliori film italiani in concorso all’ItaliaFilmFest. Fortunatamente i giurati internazionali non hanno riconosciuto alcun merito al film di Virzì Junior, ancora troppo ancorato al modo di vedere il cinema del fratello Paolo Virzì che in Ferie d’Agosto aveva provato a individuare, ironizzando non poco, le differenze che corrono tra la gente di destra e la gente di sinistra durante le vacanze estive.

Una ragazzina di 13 anni Camilla, figlia di un ricco ingegnere in crisi con la moglie interpretata da Laura Morante, attrice che sembra essersi specializzata nel vestire i panni della sfigata cronica nei rapporti coniugali, tenta, in quell’estate del 1987, di dare il suo primo bacio proprio nel paese dove con la famiglia è solita trascorrere le vacanze. Un ossessione che dura per tutto il corso del film, come se per Carlo Virzì l’unico problema di un adolescente fosse quello del suo primo bacio. Durante tutto il corso della “tragedia” di Camilla si inserisce l’ormai inevitabile – per il cinema italiano – crisi matrimoniale. La depressione della madre di Camilla è interpretata da una Laura Morante che ormai sembra confondere la recitazione con la vita reale. Ciò potrebbe giocare a vantaggio del realismo nella recitazione, ma in realtà non fa altro che limitare l’attrice al ruolo a cui è stata relegata – per sua volontà o no, poco importa -. Camilla arriverà per innamorarsi del ragazzo che pulisce la piscina di casa sua, ma è un amore forzato e ridicolo che non sembra coincidere con quello vero e – spesso – platonico che solo gli adolescenti sembrano provare. Una forzatura nella forzatura.

Un film troppo sopravvalutato che non riesce a interessare lo spettatore. Eccessivi i luoghi comuni: i paesani poveri, rozzi ma con un cuore d’oro vengono contrapposti ai ricchi, borghesi, villa con piscina forniti e strafottenti nei confronti delle esigenze dei figli. Non si riesce a leggere alcuna denuncia o se ci si volesse sforzare di trovarne qualcuna, questa risulta essere troppo velata dal regista. Anche i costumi di fine anni 80 non vengono rispettati fedelmente, sarà solo la musica a ricordare l’atmosfera di quegli anni. Inquadrature banali e statiche, tipiche delle commedie all’italiana fanno da cornice a una fotografia mediocre e ad un plot facilmente prevedibile e di difficile classificazione. I dialoghi sono banali in ogni loro virgola. La stereotipizzazione dei giovani figli di papà, in questo modo, raggiunge livelli altissimi. Unica nota positiva è l’interpretazione di Neri Marcorè che nel film veste i panni di un giovane medico che lotta per trovare i finanziamenti per il completamento dell’ospedale del paese (Orbetello).

L’estate del mio primo bacio: il titolo potrebbe ingannare anche un attento cinefilo. Un film che lascia l’amaro in bocca allo spettatore che, volente o nolente, si troverà a dubitare sulle qualità di Carlo Virzì.


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