Nella giornata della memoria, l'associazione Daf-Teatro dell'esatta fantasia presenterà a Montecitorio lo spettacolo L'ultima madre. Realizzato in sinergia con il Vittorio Emanuele di Messina e basato sull'omonimo romanzo di Giovanni Greco, parla di una delle pagine più oscure dell'Argentina. Due siciliane nel cast
Le storie dei desaparecidos arrivano alla Camera «Bisogna ricordare tutte le vittime delle dittature»
«Domani sarà la nostra giornata della memoria. Sono migliaia e migliaia le vittime dell’olocausto. Migliaia e migliaia quelle delle foibe. Ci sono poi i desaparecidos, di cui quasi nessuno conosce la storia». A spiegarlo è Giuseppe Ministeri, presidente dell’associazione teatrale Daf-Teatro dell’esatta fantasia che, per raccontare questa parte di storia dell’Argentina, ha deciso di realizzare lo spettacolo L’ultima madre, tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Greco, vincitore del premio Calvino nel 2011. L’opera, realizzata in sinergia con il Teatro Vittorio Emanuele di Messina in collaborazione con l’Accademia Silvio D’Amico di Roma, sarà presentata oggi alla camera dei deputati nel giorno della memoria. «Si ricorda la fine del genocidio ebraico con la liberazione delle vittime del campo di concentramento di Auschwitz – prosegue Ministeri – ma per noi è l’occasione per ricordare tutti coloro che sono scomparsi in tempi e luoghi diversi per motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa, perché oppositori di dittatori sanguinari, di carnefici di ogni sorta».
Nel cast ci sono anche due siciliane, Ilenia D’Avenia, messinese e Vittoria Faro, agrigentina. «Immedesimarmi nei personaggi del libro di Greco è stato straziante ma allo stesso meraviglioso – spiega D’Avenia -. Siamo all’oscuro di tante cose, e quanto è accaduto in Argentina tra il ’76 e l’83 è una di queste. Solo grazie ai superstiti oggi è possibile ricostruire quello che è successo in quegli anni». Un po’ come è successo anche per l’olocausto. Il racconto di quanti sono sopravvissuti ai campi di sterminio ha permesso di far conoscere gli orrori che hanno subito e le atrocità a cui sono stati sottoposti i prigionieri.
I numeri tatuati sulle loro braccia e le loro testimonianza hanno inchiodato il regime nazista che negava l’esistenza stessa dei campi di concentramento. «Il parallelismo con la Shoa nasce perché giornate come quella di domani sono fatte per ricordare le vittime – continua l’attrice – ma soprattutto per ricordare a tutti i motivi disumani che ci sono dietro queste tristissime pagine della nostra storia. Nello spettacolo interpreto più personaggi – racconta D’Avenia – uno in particolare è un giudice, Antonia. Lei è una dei desaparecidos che viene rapita quando era ancora ragazzina e rinchiusa in una cella insieme ad un’altra donna che è incinta. Sarà Antonia ad aiutare la compagna di carcere a partorire i suoi gemelli. Poco dopo il parto i bambini vengono sottratti alla madre che viene uccisa. Una volta adulta Antonia – conclude – riuscirà a raccontare quanto vissuto alla nonna dei gemelli».
«Conoscevo le madri di plaza de Mayo – dichiara Faro -. Mi sono appassionata con rabbia e ammirazione alle loro rivendicazioni, come persona, come figlia e come donna. L’occasione di interpretare Maria, la madre coraggio che si contrappone a Mercedes, la donna alla quale la dittatura ha regalato i bambini strappati a suo figlio desaparecido, mi entusiasma e spaventa». Fare teatro significa in un certo modo rivivere le storie di altri: «Interpretare un personaggio significa pensare, immaginare e vivere come lui avrebbe fatto il personaggio» conclude l’attrice agrigentina.
Insieme a Giuseppe Ministeri sarà a Montecitorio anche il direttore artistico del teatro Vittorio Emanuele, l’attore Ninni Bruschetta. «Porteremo lo spettacolo in Argentina grazie ai fondi previsti nella finanziaria 2016 per le attività culturali all’estero – conclude Ministeri – a Buenos Aires c’è la più grande comunità siciliana al mondo».