Dopo la lettera in cui si dicevano «deluse da un governo che non ci tutela più», il gruppo è stato ricevuto nella sede del governo. Un incontro freddo, secondo le dirette interessate. «Perché non ci manifesta pubblicamente vicinanza?», avrebbero chiesto. «Non tutti possono sapere tutto», sarebbe stata la replica
Le mamme No Muos scrivono a Mattarella Convocate in prefettura, ma restano distanze
Avevano scritto il mese scorso direttamente al presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella. Le mamme No Muos di Caltagirone, attive dal 2013 nella lotta contro l’installazione delle parabole satellitari statunitensi a Niscemi, si erano dette «deluse da un governo che non le tutela più». E a trenta giorni di distanza sono state convocate dalla prefettura di Caltanissetta, per quello che sarebbe dovuto essere un incontro chiarificatore.
Hanno a lungo discusso con Elisa Borbone, capo di gabinetto della prefetta Maria Teresa Cucinotta. Secondo quanto raccontano le dirette interessate, le distanze sono rimaste. «Mi dispiace non essere riuscita a trasmettere la vicinanza del presidente Mattarella», così si sarebbe rammaricata Borbone al termine del colloquio avvenuto il 10 novembre. «Perché non ci manifesta pubblicamente la propria vicinanza?», avrebbero chiesto Samanta Cinnirella e Monia La Iacona, portavoci del gruppo. «Non tutti possono sapere tutto», sarebbe stata la replica.
Il tentativo di confronto tra la massima istituzione che rappresenta il governo e le attiviste si sarebbe chiuso così. «La dottoressa Borbone ci ha comunicato di averci chiamate perché, a suo dire, non facciamo parte della frangia violenta del movimento No Muos – racconta Marianna Garofalo, presente all’incontro -. Solo che pure noi veniamo trattate come se lo fossimo, basta guardare le denunce che ci siamo beccate. E poi ha aggiunto: voi lottate per la salute e non per la smilitarizzazione. Invece si sbaglia, noi ci battiamo per l’uno e per l’altro».
Già dopo la pronuncia del Consiglio di giustizia amministrativa, che aveva in parte ribaltato la sentenza del Tar alla quale è seguito il sequestro del cantiere, tuttora in corso, le mamme avevano scritto alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin. «Il suo dicastero – si legge nella lettera – raccomanda di non fare usare il telefonino ai bambini, di non esagerare con le radiografie, o che forse sarebbe il caso di non esporsi al wi-fi più di tanto (tutti mezzi che comunque lei può sempre scegliere di usare, a differenza di quelli che, invece, ci vengono imposti)». Da Lorenzin non è arrivata nessuna risposta.