Un’intera generazione di palermitani non ne conosce neppure l’esistenza, nonostante si trovino a pochi minuti di strada dal capoluogo, ai piedi di Monte Pellegrino e in una delle zone di mare più frequentate della provincia: si tratta delle grotte dell’Addaura, delle cavità naturali ospitate sulla falesia settentrionale del promontorio di Palermo, simbolo della città. Negate per decenni a causa dell’elevato rischio crollo delle pareti sovrastanti, le grotte custodiscono un tesoro inestimabile.
La scoperta dei graffiti fu del tutto casuale: era il 1943 quando, durante la seconda guerra mondiale, una detonazione accidentale fece crollare una porzione della parete della cavità, utilizzata dagli alleati come deposito per armi e munizioni. Fu allora che gli splendidi graffiti vennero alla luce. Si tratta di incisioni rupestri risalenti al Paleolitico Superiore e scavate nella roccia da cacciatori che abitavano le grotte tra i 20 mila e i 14 mila anni fa. Il rinvenimento dei graffiti, raffiguranti scene collettive con animali e figure umane, ebbe una rilevanza scientifica internazionale nel panorama dell’arte parietale preistorica, sia a livello archeologico che antropologico: si tratta, infatti, della prima testimonianza di rappresentazione di scene collettive nella preistoria e quindi dell’esistenza dell’identità di gruppo.
Questo patrimonio, che meriterebbe un posto d’onore tra i più importanti siti archeologici europei, però, è chiuso da diversi anni. A causa, infatti, della pericolosa instabilità del costone roccioso di Monte Pellegrino, dal 1997 tutta l’area nei pressi delle grotte è stata preclusa al turismo in attesa dei lavori di messa in sicurezza che, però, non sono mai stati eseguiti. Inoltre, a causa dell’incuria e dell’abbandono a cui il sito è stato lasciato e dell’assoluta mancanza di controlli, numerosi sono stati gli atti vandalici che hanno profanato le grotte, tra cui l’abbandono di rifiuti e perfino diverse scritte con bombolette spray.
La fine di luglio, però, potrebbe finalmente segnare la chiusura di un triste capitolo per la storia delle grotte. È stato recentemente annunciato, infatti, dal presidente della Regione Nello Musumeci, l’imminente intervento di messa in sicurezza delle pareti rocciose sovrastanti le aree urbane di Vergine Maria e dell’Addaura. Il bando di gara per la progettazione degli interventi scadrà il 30 luglio, termine dopo il quale, l’azienda aggiudicatrice dell’appalto, avrà a disposizione sessanta giorni per il progetto definitivo e trenta per quello esecutivo. I lavori, finanziati all’interno del Patto per lo sviluppo della Città di Palermo, prevedono oltre 30,5 milioni di euro che si sommano ai 230 milioni di euro spesi per altri interventi già realizzati.
«Il finanziamento delle progettazioni – spiega Musumeci – rientra all’interno del finanziamento per interventi di sicurezza del suolo e delle acque, con l’obiettivo di accelerare i progetti relativi alle opere di tutela del territorio». Entusiasti anche il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Emilio Arcuri che affermano «Un quadro di progetti ed opere che contribuiscono e ancor di più contribuiranno a migliorare la qualità della vita a Palermo, la sicurezza dei cittadini, l’offerta di servizi».
Questa serie di interventi, finalmente, consentirà la riapertura del sito rendendo accessibili i preziosissimi graffiti. Un evento di importanza storica e che ben si colloca nel programma di progetti e opere previsti dalla biennale d’arte Manifesta 12 che vede Palermo capitale della cultura a livello internazionale. In Europa esistono esempi di ritrovamenti simili: due fra tutti le grotte di Altamira in Spagna e le grotte di Lascaux nella Francia meridionale che conservano resti di arte parietale rupestre paragonabili a quelli dell’Addaura. Entrambi i siti appartengono alla World Heritage List del Patrimonio Unesco e, inutile dirlo, attraggono ogni anno enormi flussi di visitatori.
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