Le frizioni tra Cappello e Laudani per un bar in corso Italia Intervento di Buda per frenare estorsione da Mascalucia

«Piano piano ed educatamente», senza bisogno di alzare la voce. Calatosi nei panni del Mr Wolf di immaginario tarantiniano, Orazio Buda avrebbe scelto la strada delle buone maniere per fare sì che il clan Laudani togliesse gli occhi da un locale da lui controllato. Il 57enne, finito a marzo in carcere con la pesante accusa di essere uno degli elementi apicali del clan Cappello, avrebbe avuto sotto il proprio controllo diverse attività commerciali tra cui quelle ufficialmente condotte da Pietro Fisichella e Irena Businskiene. I due sono ritenuti dei prestanome di Buda e per questo destinatari del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa. A loro era formalmente intestata la 9 Cereali srl, una delle società sequestrate dagli uomini del Gico della finanza, che gestiva una pizzeria di fatto riconducibile proprio a Buda. Nelle intercettazioni raccolte dagli investigatori, infatti, si sente il 57enne intervenire nelle fasi di individuazione dell’immobile in cui allestire l’esercizio, ma anche quando in ballo c’erano questioni di minore entità, dal concordare un appuntamento con l’idraulico alla ricerca di un cuoco. «La spesa la faccio io – replica Buda alla donna che si era fatta avanti – Mi dice tutto quello che vi manca, la faccio la mattina e poi vado via. Ho gli amici miei in pescheria».

Il rapporto tra i tre avrebbe riguardato anche una vicenda legata a un’altra società: la See You srl. Proprietaria per anni di un bar in corso Italia, a Catania, il nome dell’impresa nei mesi scorsi è comparso in un’altra inchiesta della guardia di finanza etnea. Quella che ha portato al blitz Report. In quel caso a finire sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia erano stati i Laudani attivi particolarmente nel territorio di Mascalucia, dove tra i principali riferimenti dei mussi ri ficudinia ci sarebbe stato Girolamo Lucio Brancato. L’uomo, il cui nome si è incrociato con quello del deputato regionale Luca Sammartino per un presunto scambio di voti, tra fine 2017 e inizio 2018 sarebbe stato protagonista di una serie di minacce ai danni proprio di Fisichella e Businskiene. Brancato si sarebbe presentato più volte nel bar di corso Italia insieme a un altro uomo, intimando alla coppia di rientrare dai debiti contratti con un imprenditore edile, autore di lavori di ristrutturazione che non erano mai stati pagati. Un conto di 20mila euro che Fisichella e Businskiene non poteva pensare di non saldare. «Non ti do una tumpulata soltanto perché sei femmina», è la frase che sarebbe stata rivolta alla donna.

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la disponibilità di Brancato di farsi carico delle istanze dell’imprenditore sarebbe stata legata a un motivo ben preciso: il creditore aveva effettuato dei lavori anche nel bar di Massannunziata riconducibile all’esponente dei Laudani e pure in quell’occasione i pagamenti non sarebbero stati puntuali. Il servizio di recupero crediti verso terzi, dunque, sarebbe potuto servire, secondo Brancato, per cancellare qualsiasi pretesa dell’imprenditore nei propri confronti. Ma è qui che entra in scena Buda. A raccontare come è andata è la stessa Businskiene. Sentita dagli investigatori, la donna di origini lituane ammette di avere chiesto l’intervento del 57enne dopo avere tentato invano di ottenere una rateizzazione del debito. «Una mattina del mese di marzo 2018, mentre la mia attività di ristorazione si era trasferita a Catania in piazza Università mi veniva a trovare presso la nuova attività un mio amico, Orazio Buda». Dopo avergli raccontato cosa era accaduto, a partire dalle ripetute visite dei soggetti presentatisi per conto dell’imprenditore, la donna assiste a una telefonata. «Buda pertanto provvedeva a chiamare (l’imprenditore, ndr) e piano piano ed educatamente trovava un accordo in merito alle modalità del saldo. In particolare riferiva che avremmo saldato in modo dilazionato secondo la disponibilità economica che avremmo avuto». La capacità persuasiva di Buda viene confermata anche da ciò che accade, o meglio non accade più, in seguito a quella telefonata. Da quel momento in poi, gli esponenti dei Laudani non si sono più fatti vivi nel bar.


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