Lungi dall'affrontare i problemi reali - per esempio migliaia di persone lasciate senza risorse finanziarie - l'ars va avanti con la soppressione delle province e con l'istituzioni di citta' metropolitane e 'liberi' consorzi di comuni. Intanto i drammi sociali incalzano, a cominciare dalla crisi idrica ormai prossima in centinaia di comuni
Le due Sicilie: la politica che si avvita su se stessa e la realtà che la politica non rappresenta più
LUNGI DALL’AFFRONTARE I PROBLEMI REALI – PER ESEMPIO MIGLIAIA DI PERSONE LASCIATE SENZA RISORSE FINANZIARIE – L’ARS VA AVANTI CON LA SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE E CON L’ISTITUZIONI DI CITTA’ METROPOLITANE E ‘LIBERI’ CONSORZI DI COMUNI. INTANTO I DRAMMI SOCIALI INCALZANO, A COMINCIARE DALLA CRISI IDRICA ORMAI PROSSIMA IN CENTINAIA DI COMUNI
Ormai è assodato: viviamo in una doppia realtà. Da una parte c’è la politica siciliana, tutta intenta a perseguire i propri ‘giochi’. Dall’altra parte c’è la realtà, che la politica non rappresenta più, se non per danneggiare ulteriormente i cittadini. Queste due Sicilie in netta contrapposizione sono visibili e palpabili.
Prendiamo la politica. Prima ha approvato una Finanziaria fuori legge e inutile. Ne ha preso atto e, invece di correre ai ripari, da tre settimane si cimenta in un’altra legge inutile che, con molta probabilità, verrà ridimensionata dall’Ufficio del Commissario dello Stato, visto che affronta temi di competenza dello Stato e, soprattutto, punta a introdurre novità incompatibili con la gestione della cosa pubblica da parte dello stesso Stato.
Ma il punto non sta nell’inutile legge sulla soppressione delle Province e sull’istituzione di improbabili città metropolitane e di altrettanti improbabili ‘liberi’ Consorzi di Comuni. La vera questione è l’assenza della politica rispetto ai problemi veri della Sicilia. Ovvero verso quella Sicilia reale che la politica siciliana ignora.
Sala d’Ercole tornerà a riunirsi martedì prossimo. Sempre per parlare di Province, città metropolitane e ‘liberi’ Consorzi di Comuni. Nel frattempo circa 40 Comuni ai quali fino ad oggi l’Eas – Ente acquedotti siciliani – ha fornito l’acqua rischiano di restare a secco. Ide per 52 Comuni del Palermitano e per i Comuni della provincia di Siracusa.
Parliamo di acqua che potrebbe non scorrere dai rubinetti di migliaia e migliaia di di abitazioni. parliamo dei dipendenti di un ente – l’Eas – e di due società (quella che fornisce l’acqua nei 52 Comuni della provincia di Palermo e la società che fornisce l’acqua nel Siracusano) che dovrebbero lavorare senza essere pagati.
Questi lavoratori, fino ad oggi, hanno continuato a prestare servizio perché non vogliono perdere il posto di lavoro. E perché sanno che interrompendo la propria attività arrecherebbero un danno enorme a migliaia e migliaia di famiglie. Ma lavorano senza la certezza della retribuzione. E, soprattutto, senza certezza per il futuro.
Il Governo regionale di Rosario Crocetta, fino ad oggi, a parte le promesse, non ha dato nulla. Né soldi, né certezze sul futuro lavorativo. Il Governo regionale pensa che tutta questa gente lavorerà gratis? Noi abbiamo qualche dubbio.
La stessa cosa avviene per interi settori dell’Amministrazione regionale. E’ stato calcolato che circa 30 mila persone tra Teatri lirici e di prosa, consorzi di bonifica, Arpa, Ersu, Consorzi universitari, parchi e Riserve naturali e via continuando sono senza soldi. Ma tutto tace.
Anzi abbiamo assistito a un indecoroso balletto sul servizio 118, sempre all’insegna del ‘risparmio’. Un tizio che si chiama Giulio Guadagnino – sodale dell’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi – infilato non abbiamo capito sulla base di quali meriti nella plancia di comando del servizio sanitario di emergenza e urgenza, a un certo punto, ha proposto di ridurre l’orario di lavoro ai dipendenti del 118. Una follia.
E’ evidente che anche chi amministra i Servizi pubblici della Sicilia conosce poco la realtà. E la realtà – al di là del personale – è che in Sicilia il servizio delle ambulanze è carente. Ci sono poche ambulanze. Soprattutto a fronte di un’organizzazione del Servizio sanitario totalmente irrazionale.
Citiamo un solo esempio. Per ‘risparmiare’ in molti ospedali pubblici della Sicilia, sede di Pronto Soccorsi, sono stati sbaraccati reparti essenziali. Ci sono Pronto Soccorsi privi dei reparti di ortopedia, di psichiatria, di gastroenterologia. Cosicché quando arriva un paziente che ha bisogno di assistenza che dovrebbe essere fornita da un reparto che non c’è, non resta che prendere il paziente, caricarlo sull’ambulanza e spedirlo in un altro ospedale pubblico.
Tutto questo riduce la disponibilità di ambulanze. Né si può affermare che – nel caso di trasporto da un ospedale pubblico da un altro ospedale pubblico – non si tratti di emergenza. E’ sempre un’emergenza creata dalla sballata gestione della sanità pubblica siciliana, che lascia i Pronto Soccorsi sguarniti di reparti essenziali.
Ora, la scelta di sbaraccare interi reparti di ospedali pubblici deve insistono Pronto Soccorsi non è dei manager: sono scelte dettate dalla politica ottusa, che invece di risparmiare – ad esempio – sulle forniture e sulla spesa farmaceutica, risparmia sulla pelle dei cittadini.
Che sarebbe successo se fosse passata la tesi del signor Guadagnino? Semplice: che oltre alla carenza di ambulanze, il 118 avrebbe accusato anche carenza di personale. Altri ‘risparmi’ sulla pelle dei cittadini!
Il problema, lo ripetiamo è sempre uno: la politica siciliana che, ormai, non sa più ‘leggere’ la realtà siciliana.
In un altro Paese – naturalmente civile – davanti a interi settori dell’Amministrazione rimasti senza soldi la politica sarebbe corsa subito ai ripari. Per approntare una manovra in grado di affrontare l’emergenza.
In Sicilia l’emergenza sono le Province da sopprimere, non migliaia di famiglie che a febbraio, per il secondo mese consecutivo, non percepiranno un euro.
Sapete quale sarà la seconda emergenza della politica siciliana una volta chiusa, in un modo o nell’altro, la pagina delle Province, delle città metropolitane e dei ‘liberi’ Consorzi di Comuni? Il mutuo ‘ascaro’ da un miliardo di euro da far contrarre alla Regione non per pagare i siciliani, ma per pagare le imprese del Nord Italia!
Questo è il motivo per il quale l’assessore all’Economia – il romano Bianchi – non se ne va: perché deve concludere la sua ‘missione’: far indebitare la Regione di un altro miliardo di euro per incasinarla definitivamente. poi se ne tornerà a Roma.
A proposito: e Roma? Letta se ne sta andando. Al suo posto arriva Renzi. Letta non ha dato nulla alla Sicilia. Semmai ha tolto. E la stessa cosa farà Renzi.
La Regione siciliana è ‘arrivata’, ma non ci faranno fallire. Al massimo, tra qualche mese, il Governo di Rosario Crocetta potrà ‘raschiare’ un po’ di fondi di riserva dal bilancio per le emergenze. Ma chi è rimasto senza soldi oggi non avrà nulla. Molti ancora non l’hanno capito. Forse gli unici ad aver intuito qualcosa sono i dipendenti dell’Eas.
Gli altri, tutti gli altri, aspettano. Godot…