Le due Sicilie di Raffaele Lombardo

Si va a casa – se si va a casa (ancora Raffaele Lombardo non si è dimesso) – in un clima di grande confusione. Il Governo regionale esce di scena abbandonando al proprio destino i precari degli enti locali – 22 mila persone – che, a partire dal prossimo 1 ottobre, non verranno più pagate. Niente soldi per l’Ast, l’Azienda trasporti siciliana. Forse saltano anche i fondi per isole minori. Ustica, le Eolie, Pantelleria senza trasporti per i rifiuti e le merci pericolose in piena estate. E con alcune isole a rischio di restare senz’acqua. Niente interventi per il trasporto locale e per l’Ast.  Pane e acqua per tutti.

La rabbia paranoica di un Governo regionale senza bussola – che forse non ha mai avuto la bussola, a parte le clientele e le poltrone – esplode verso un‘Assemblea regionale siciliana che ritrova la dignità di dire “no” al Governo Monti che, utilizzando il Governo Lombardo, avrebbe voluto il prepensionamento, o forse, il licenziamento di oltre 4 mila dipendenti regionali.

Uno scontro durissimo, quello che si sta consumando in questo momento in Aula. Tra un Governo – il Governo Lombardo – che nel 2008 ha ereditato una Sicilia in ginocchio, dopo la condanna dell’allora presidente della Regione, Totò Cuffaro. Una Sicilia che il Governo Lombardo ha ridotto in ‘mutande’, tra fondi europei non spesi, demagogia e spreco di denaro pubblico.

Da quando personaggio governa ci sono sempre state due Sicilie. L’Isola vista da Lombardo e da alcuni suoi assessori: una Sicilia con la sanità che funziona bene, con i conti a posto, senza sprechi, virtuosa, senza mafia (anzi con il Codice antimafia da diffondere a destra e a manca), con il boom dei lavori pubblici, con i cantieri aperti, con l’ambiente protetto, con la raccolta differenziata dei rifiuti, con l’acqua gestita dalla mano pubblica.

Accanto a questa, la Sicilia vera, con la sanità allo sfascio, con il bilancio con i ‘buchi’, con i lavori pubblici bloccati, con la formazione professionale azzerata, con l’acqua nelle salde mani dei privati, con la disoccupazione a ruota libera, con i Comuni ridotti al dissesto finanziario, con i fondi europei non spesi, con l’ambiente preso d’assalto dagli speculatori, con i rifiuti in mezzo le strade e con i debiti degli Ato-rifiuti scaricati sui Comuni e sulle famiglie. E con un presidente inquisito per mafia.

Lombardo, insomma, ha sempre presentato e rappresentato una visione parallela alla realtà siciliana. E lo ha fatto in buona fede, con ‘coscienza’: perché lui, nelle riforme che dice di avere fatto, ci crede per davvero: lui pensa veramente di avere – ad esempio – riformato in meglio la sanità siciliana, contro il parere di medici, sindacati e, in generale, degli operatori del settore. Idem per l’acqua, per i rifiuti e per tutto il resto.

Ora dovrebbe uscire di scena. Qualche giorno fa rideva. Era allegro. Diceva di non avere rimpianti. Il potere che ha gestito da quattro anni a questa parte lo sta abbandonando. Perché non è lui che sta abbandonando il potere: è il potere che si è stancato di lui.

 


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