Mickey Mouse compie 80 anni. Per celebrarlo, un nostro redattore (che da vent'anni non se ne perde un numero) ci svela come si possa imparare tanto sulla società che ci circonda sfogliando le pagine del fumetto della Walt Disney che porta il suo nome...
Le confessioni di un lettore di Topolino
Chi non ha mai letto una copia di Topolino semplicemente non può capire. Mi dispiace. Non può capire la gioia che si prova da bambini a leggere le avventure dei tuoi personaggi di fantasia che vedi nelle vhs (pardon, dvd adesso) materializzarsi in quelle pagine colorate di fronte a te. E per una volta sei tu il regista. Torni indietro di qualche pagina, scorri avanti velocemente, ti soffermi su una parola, un pensiero, una battuta che ti ha fatto morire dal ridere.
Sì lo ammetto, a me Topolino fa morire dal ridere. Ancora oggi, dopo circa 20 anni dal giorno in cui ho tenuto in mano la prima copia, non posso fare a meno di sbellicarmi come un matto leggendo della stupidità di Paperoga, la tragicomica sfortuna di Paperino o l’incredibile tirchieria di Zio Paperone. Fanno ridere perché sono personaggi paradossali, il cui carattere è esagerato all’ennesima potenza, ma a pensarci bene, neanche troppo. Ho sempre visto Topolino come una sorta di Comédie Humaine in miniatura, nel quale i difetti di ognuno vengono elevati e parodiati, ma questo perché, anche se forse non ce ne accorgiamo, il più delle volte noi non siamo affatto diversi.
Non c’avevate mai pensato? Vi posso assicurare che ho imparato ad analizzare i comportamenti altrui più da Topolino che dai miei manualoni di sociologia all’università. È uno spaccato sociale estremamente vivido. Chi di noi non ha mai raccontato bugie alla persona che ama, cercato di trovare un espediente per non pagare un conto al ristorante, o provato a realizzare idee strampalate considerandole geniali? Certo, magari non eravate a Paperopoli o Topolinia, ma poco cambia, no?
E non sapete quanto si può imparare da qualche semplice striscia di fumetti.
Un’altra cosa che ho notato negli anni è quanto la lettura di questo fumetto abbia contribuito all’ampliamento del mio vocabolario. Davvero incredibile a pensarci. Credo proprio non avrei mai imparato parole come “tanghero”, “grassatore”, “autoctono” o “filibustiere” se non le avessi ripetutamente lette nelle storie di Topolino. E vi assicuro che se non le avesse pronunciate Zio Paperone, difficilmente mi sarebbe venuta la curiosità di prendere il vocabolario di casa e sapere cosa diamine dicesse uno dei miei personaggi preferiti.
Spero che un giorno i miei figli avranno la stessa passione che avevo io nell’andare ogni mercoledì in edicola e trovarsi tra le mani il loro fumetto preferito. Io a volte riesco ad emozionarmi, nonostante siano passati tanti anni e sia molto più disilluso di un tempo. Ma riesco sempre ad isolarmi dal mondo circostante per quei 15-20 minuti in cui prendo il mio Topolino tra le mani.
Andy Warhol prevedeva che ognuno di noi avrebbe avuto i suoi 15 minuti di celebrità su questa terra. Io mi accontento di quei 15 minuti a settimana in cui leggo il mio Topolino.