Le aggressioni nei Pronto soccorso? Carenza di personale: presentate due interrogazioni

Lo sfacelo in cui versano gli ospedali della nostra regione è ormai sotto gli occhi di tutti. Tagli scriteriati e strategie ‘ragionieristiche” hanno dato il colpo di grazia alla sanità pubblica siciliana. A pagare, ovviamente, sono i cittadini che non trovano ciò di cui avrebbero bisogno. Ma non solo. Ci sono anche i medici, gli infermieri, e il resto del personale, costretti a lavorare in condizioni ‘estreme’, con turni estenuanti per le carenze di organico e alle prese con gente ‘imbufalita’ dalle lunghe attese.

Qualche tempo fa, abbiamo pubblicato una lettera di un dirigente medico che resta quanto mai attuale. Il quale, esasperato dallo stato in cui versano le strutture sanitarie, ha fatto una proposta straordinaria: “Perché non puntellare i vari Pronto Soccorso e le sale di attesa di reparti e ambulatori con manifesti che ritraggono volti e nomi degli amministratori e governanti del sistema? Perché non mettere un bel poster dell’assessore regionale alla sanità all’ingresso del Pronto Soccorso dell’Ospedale?”. 

Una provocazione? Non proprio. Piuttosto un modo per indicare ai cittadini i veri responsabili di questo stato di cose. Basterebbe ad evitare che sia sempre lo staff medico a fare da capro espiatorio dinnanzi all’esasperazione dei cittadini? Probabile.

Al momento, però, le cose non stanno così. E a pagare sono loro. Medici e infermieri in primis, vittime anche di aggressioni nei Pronto soccorso.

Lo scorso 1 agosto, ad esempio, un’infermiera è stata aggredita al pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania e sempre nello stesso ospedale un medico volontario è stato picchiato e minacciato dai parenti di un degente. Il 5 agosto a Palermo all’ospedale “Villa Sofia” i familiari di un uomo a cui era stato assegnato un “codice verde” hanno preso a pugni due infermieri.

Una situazione insostenibile in merito alla quale il Coordinamento Nazionale Infermieri aderente alla Federazione Sindacati Indipendenti vuole trovare al più presto una soluzione:

“Contro le aggressioni e la carenza degli infermieri negli ospedali siciliani, sono state presentate due interrogazioni parlamentari proposte dal sindacato Fsi-Cni: una al Ministro degli Interni e una al Ministro della Salute”.

Nei due atti si sottolinea come in Sicilia ci siano circa 38 Infermieri ogni 10 mila abitanti, ma basta spostarsi verso il Nord per rendersi conto della sproporzione, in Friuli Venezia Giulia sono 72 Infermieri ogni 10 mila abitanti.

“E’ ormai da tre anni che ci battiamo – spiega Calogero Coniglio, segretario regionale del Cni-Fsi e delegato regionale della Fsi – Abbiamo portato avanti lotte e denunce contro le aggressioni, segnalazioni ad aziende e regione sulla carenza infermieristica e sulle sottodimensionate dotazioni organiche. Ma non abbiamo ancora ottenuto risposte. Abbiamo così accolto con piacere la disponibilità del senatore Scavone: è un’ occasione utile per portare le problematiche della categoria in Parlamento dando così una rilevanza a livello nazionale”.

“Abbiamo avanzato una richiesta di incontro al questore di Catania – aggiunge Coniglio – finalizzata alla reintroduzione delle postazioni di polizia in seno alle strutture di pronto soccorso dei presidi ospedalieri “Garibaldi”, “Vittorio Emanuele” e “Cannizzaro” di Catania che risultano da tempo in perenne sovraffollamento e privi di vigilanza. Ma nulla”.

Per quanto riguarda la carenza degli infermieri negli ospedali, il sindacato precisa che “ormai da tre anni denuncia continuamente a direzioni e stampa con fatti e numeri, la vergognosa situazione. Basta confrontare gli standard del personale infermieristico con le regioni del nord e chiedere ai cittadini siciliani. E’ sufficiente fare solo un esempio, in Sicilia siamo circa 38 Infermieri ogni 10 mila abitanti, ma basta spostarsi verso il Nord per rendersi conto della sproporzione, in Friuli Venezia Giulia sono 72 Infermieri ogni 10 mila abitanti.

Continuiamo ad assistere a tagli nelle strutture e nelle corsie, non parte l’assistenza territoriale e le persone non riescono a farsi curare perché i ticket sono troppo alti e le liste d’attesa sono troppo lunghe. E’ necessario cambiare subito registro convocando le organizzazioni sindacali per discutere in merito alla riorganizzazione della rete ospedaliera. Altrimenti, si rischia lo sfascio della sanità siciliana”.

“Adesso – conclude Coniglio –chiediamo al Ministro dell’interno di attivarsi per la reintroduzione delle postazioni di polizia negli ospedali siciliani e al Ministro della Salute la soluzione per colmare la carenza infermieristica della regione rideterminando le sottodimensionate dotazioni organiche. Chiediamo di monitorare la situazione di emergenza nella quale, da tempo, giacciono le strutture ospedaliere dell’isola per riportare così gli ospedali ad essere quei luoghi sicuri dove garantire tranquillità ai pazienti ed ai professionisti che vi operano”


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