L’Atalanta ha imposto la legge del più forte Ma il Palermo deve recitare il mea culpa

Se la vittoria con il Crotone aveva illuso qualcuno, la gara contro l’Atalanta è servita a far tornare tutti con i piedi per terra e a riprendere contatto con il dato di realtà: il Palermo può dettare legge contro squadre di pari livello ma nel momento in cui affronta avversari nettamente superiori non riesce a reggere il confronto. Troppo ampio il divario tecnico tra i rosanero e i bergamaschi e il verdetto del campo ha premiato giustamente la squadra più forte. Il 3-1 maturato al Barbera incorona un’ottima Atalanta, una formazione brillante plasmata ad immagine e somiglianza di Gasperini, tecnico abilissimo a rendere efficace un progetto impostato sulla valorizzazione dei giovani. Ed è curioso il fatto che l’exploit degli orobici in questo campionato sia partito all’andata dopo il match vinto per 1-0 dal Palermo (allora allenato da De Zerbi) allo stadio Atleti Azzurri d’Italia. Gasperini, che in quella circostanza rischiò l’esonero, tornò subito in carreggiata e con gradualità creò i presupposti per un campionato di ottimo livello e all’insegna della continuità.

Un girone dopo, gli scenari sono cambiati. I rosanero, con l’acqua alla gola nei bassifondi della classifica, hanno affrontato ieri un’Atalanta in fiducia e con tutte le carte in regola per centrare la qualificazione in Europa League. Obiettivo alla portata della quarta forza del torneo. Una squadra che esprime un calcio lineare. Un collettivo con meccanismi collaudati e valorizzato dalla presenza di individualità di spicco come El Papu Gomez, giocatore che fa la differenza e che probabilmente è anche migliorato rispetto al funambolo ammirato qualche anno fa a Catania. Gli spunti e le accelerazioni dell’argentino hanno mandato in tilt i meccanismi della vulnerabile difesa rosanero e hanno indirizzato la gara dalla parte degli ospiti. Molte volte, però, è sottile la linea di confine tra i meriti di una squadra e le debolezze dell’altra. Giù il cappello davanti alle geometrie di un’Atalanta ambiziosa e competitiva ma il blitz vincente di ieri è stato propiziato dalla «complicità» dei rosanero che hanno agevolato il compito dell’avversario con delle ingenuità clamorose. La sbavatura di Jajalo da cui è nata l’azione culminata con il provvisorio 2-0 di Gomez o il taglio in verticale dello stesso numero 10 nerazzurro in occasione del terzo gol realizzato nel secondo tempo dall’ex rosa Cristante sono situazioni di gioco di cui l’undici di Gasperini non aveva bisogno e che non può permettersi una formazione pericolante come quella rosanero. L’Atalanta è già forte, se poi il Palermo ci mette del suo spianandole la strada è chiaro che diventa tutto più difficile.

La consapevolezza di avere affrontato una potenziale big non cancella il rammarico per l’andamento di una partita che avrebbe potuto prendere una piega diversa se i padroni di casa avessero mostrato maggiore concentrazione nei momenti clou. Il Palermo, che ha rimediato ieri la decima sconfitta interna stagionale, ha dimostrato ancora una volta di essere vivo ma ancora una volta è rimasto prigioniero dei propri errori e dei propri limiti strutturali. Nestorovski, protagonista di una prova maiuscola per spirito di sacrificio e capacità di sostenere da solo il peso dell’attacco, spesso predica nel deserto e non riceve un adeguato supporto da parte dei compagni. La squadra, inoltre, tira in porta con il contagocce e fatica ad entrare in area avversaria. Eppure, nonostante il risultato negativo, non mancano i segnali incoraggianti nell’ambito di un turno di campionato in cui, oltretutto, è rimasto tutto invariato in zona retrocessione. La reazione mostrata dopo il doppio svantaggio (e supportata dall’1-2 siglato da Chochev) e la capacità di tenere in bilico il punteggio fino al gol del definitivo 3-1 sono aspetti positivi da cui Lopez può ripartire e che consolidano la base costruita in occasione delle precedenti gare contro Napoli e Crotone.


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