L’assessora Fassiolo e l’ansia dell’indagine «Dobbiamo sperare che non trovano nulla»

Il 17 febbraio del 2017 è il giorno di una telefonata tra
Candida Fassiolo, assessore a Motta Sant’Anastasia e vicepresidente dellassociazione cattolica Cultura e Ambiente, e Fabiola Raciti, altro volto chiave della comunità fondata da padre Stefano Cavalli. La prima estranea alle accuse, la seconda arrestata nell’ambito dell’operazione 12 apostoli. Cioè l’indagine che sta proiettando l’ombra delle violenze sessuali sulla decennale storia di questa congregazione dove sembrano mischiarsi dinamiche da comunità di lavoro e preghiera ad un ambiguo settarismo in salsa mistica. La conversazione, «di grande rilievo investigativo» secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, viene intercettata dagli inquirenti che già da mesi scavano in cerca di prove. 

«Se scoppia una cosa di questa… 
tutti i maschi della comunità… o tre quarti… se non tutti… avanti un quarto voglio salvare… non recuperiamo più nessuno…», dice Fassiolo, cui ribatte una Raciti, secondo il gip Francesca Cercone, «evidentemente consapevole»: «… e lo so… perché sono cose un po’ particolari… quindi figurati… ovviamente è vero che qualcosa a lui si deve dire, perché praticamente lui si deve dare una regolata… perché così non va bene Candida… perché lo sai se succede qualche cosa la colpa sarà nostra». Il lui in questione sarebbe Pietro Capuana, il 73enne oggi in cella con l’accusa di aver abusato di minorenni. L’uomo cui centinaia di persone associano un alone di santità tale da innalzarlo a indiscussa guida spirituale della comunità con sede ad Aci Bonaccorsi ed estese diramazioni nel resto della provincia di Catania. 

Le due donne intercettate non sanno ancora se le forze dell’ordine hanno imboccato la pista giusta, ma sanno comunque – grazie 
alle confidenze di padre Orazio Caputo e dell’ex onorevole Mimmo Rotella – dell’investigazione in corso. E così, secondo la Procura, l’assessore avrebbe finito per manifestare «grande preoccupazione per le conseguenze che l’azione penale potrebbe avere sulla Comunità». 

Candida Fassiolo però, raggiunta a Motta Sant’Anastasia da
MeridioNews, nega ogni addebito lasciando intendere che siano stati dei semplici riferimenti alle «locuzioni» di preghiera imbastite da Capuana a portare fuori strada gli investigatori. Secondo i magistrati, tuttavia, al telefono l’assessore avrebbe dato indicazioni «sulle cautele da adottare»: «Al cenacolo non fare entrare più nessuno… fare entrare solo i vecchie a casa sua non far venire più nessuno… solo così… cioè non è che ci sono altri mezzi». Cenacolo viene chiamata la struttura di Aci Bonaccorsi che ospita le sessioni comunitarie della congrega. Fassiolo, infine, affida altre riflessioni all’amica Raciti: «Dobbiamo sperare che loro pur indagando non trovano nulla e quindi la fermano lì… ma per non trovare nulla noi dobbiamo essere nelle condizioni di non farci trovare nulla… questo è… alla fine per le cose passate, va be’, vallo a dimostrare. Poi la gente una volta che se ne va, passano anni, che si mette con queste cose? Se lo vuole fare, lo fa subito. Però se poi procurano le foto, le cose, vengono a sapere che entra… e là che gli dici? Neghi di fronte l’evidenza? Non lo puoi fare quindi…». Fabiola Raciti, per i magistrati, sarebbe stata una delle donne incaricate di convincere le minorenni a «provare quella esperienza mistica». Ovvero i presunti abusi sessuali e atti di servitù nei confronti di Pietro «l’arcangelo» Capuana. 

Candida Fassiolo è solo l’ultima delle personalità che, nel corso degli anni, hanno lasciato che all’operato dell’associazione paraecclesiastica oggi nella bufera 
si intrecciasse una fitta serie di incarichi politici. Connessioni non causali, si sussurra in paese. La congrega da cinquemila aderenti per qualcuno è il bacino di voti cui avrebbero naturalmente attinto non solo i Capuana, ma prima ancora Mimmo Rotella. Nipote acquisito del fondatore don Cavalli in forza del matrimonio con Rosaria Giuffrida, tesoriera dell’associazione, ai domiciliari per le stesse ipotesi in capo a Raciti e Katia Scarpignato. Nel 2014, Fassiolo intanto entrava in Consiglio comunale da eletta nella lista Motta nel cuore. Lista che supportava lo sconfitto Daniele Capuana, figlio di Pietro e del tutto fuori dall’inchiesta. L’ex assessore provinciale, dopo una campagna elettorale che mandò in pezzi il Pd, perde per soli sette voti contro Anastasio Carrà che poi, fin dalle prime fasi di governo, accoglie in maggioranza proprio Fassiolo, nominata anche in giunta. 


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