Ventitré anni e una passione per una delle materie naturali più diffuse, antiche e umili della Sicilia. Teresa Ficara, giovane di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) si è laureata, a novembre 2020, in Progettazione artistica dell’impresa all’Accademia di Belle arti di Siracusa discutendo una tesi sulla tecnica dell’intreccio delle palme siciliane. «L’ho scritta in modo che tutti possano imparare questa arte, anche senza avere una guida – spiega a MeridioNews la neolaureata – Io ho avuto la fortuna di apprendere quest’arte antica da un mentore». Pino Silvestre, 70enne canicattinese che questa tradizione la coltiva da quando era un adolescente.
La giovane ha le idee chiare sulla ricchezza del territorio siciliano, dove cresce spontaneamente la Chamaerops humilis, questa specie di palma tipica della macchia mediterranea. «Partendo dal tema Scarsity the happiness of autonomy, ovvero la crisi come simbolo di creatività – spiega Ficara – ho scelto di presentare un lavoro per impiegando la palma provando, però, a riqualificarla con creatività». Tecniche antiche che si intrecciano con idee innovative, pratiche che hanno radici nelle tradizioni povere contadine che si trasformano in oggetti di design. «Per arrivare all’evoluzione, però – racconta la giovane – è necessario tornare all’arte antica e io ho avuto la possibilità di apprendere le tecniche dell’intreccio da Pino».
Lui le palme le intreccia da quando aveva 13 anni ed era uno scout curioso e amante della natura. «C’era il papà di uno dei miei più cari amici di allora, che lo è anche oggi, che utilizzava i curini (nome in dialetto dei filamenti di palma, ndr) per realizzare attrezzi utili alla vita di campagna». Appresa la tecnica, il signor Silvestre l’ha portata avanti con passione «e con un po’ di fantasia. Ho cominciato a creare oggetti di decoro, le palme che ancora oggi si usano in occasione della domenica delle Palme, suppellettili, borse e anche gioielli». Sempre e solo per hobby. «Tramandare questa arte a Teresa – racconta Silvestre – è stata per me una gioia straordinaria perché in lei rivedo una passione che somiglia molto a quella che avevo io quando ho cominciato e che, forse, la supera pure».
Un’arte che si tramanda e che, adesso, Teresa con la sua tesi ha messo a disposizione di chiunque abbia voglia di impararla «senza la fortuna che ho avuto io di incontrare un maestro paziente. La mia tesi – spiega – è composta da due libri: il primo ripercorre sulla storia e le caratteristiche della palma, l’altro è una guida pratica alla realizzazione dei tre intrecci, che sono alla base di tutti gli altri, fatto di fotografie, scritte (anche in inglese) e illustrazioni. Io per prima – continua la 23enne – mi sono cimentata a utilizzare quel testo come guida». Un progetto che non ha solo l’obiettivo di tramandare, ma anche «l’ambizione di ripensare un uso più contemporaneo della palma, in modo da creare nuovi prodotti nella speranza che la tradizione contadina incontri quella industriale». Il primo lavoro di Teresa è stato un grande arazzo. «Una delle cose che mi ha colpito di più – conclude la giovane – e che stata anche la connessione linguistica tra questa pianta e il palmo della mano, che è lo strumento principale con cui la si lavora».
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