Dal 22 maggio Galati Mamertino, piccolo Comune del Messinese, ospita giovani sbarcati ad Augusta. Il primo cittadino Antonino Baglio sostiene di avere ricevuto una pec soltanto poche ore prima del trasferimento. Comunicazione che però l'ufficio territoriale del governo definisce semplice «cortesia istituzionale»
L’arrivo di 50 minori migranti nel paesino sui Nebrodi Sindaco: «Presi alla sprovvista». Prefettura smentisce
«Il nostro non è un no ai migranti, ma un no a questa forma di accoglienza che viene calata dall’alto senza nemmeno parlare con l’amministrazione comunale». A dirlo è il sindaco di Galati Mamertino Antonino Baglio, piccolo centro dei Nebrodi in cui nelle scorse settimane sono arrivati 50 minori migranti, provenienti dal centro di accoglienza di Augusta. Giovani arrivati in Italia dopo essere partiti dalla Libia e prima ancora da Senegal, Sudan, Guinea, Costa D’Avorio, Ciad, Bangladesh. Dal 22 maggio vivono in un’ex struttura turistica riconvertita in centro di ospitalità.
Il trasferimento, a detta del primo cittadino, sarebbe avvenuto a poche ore di distanza dall’annuncio ufficiale. «Al dipartimento Servizi sociali è arrivata alle 13 di giorno 22 una pec che annunciava l’arrivo di 50 minori che sarebbero stati accolti presso una struttura privata che si trova a tre chilometri dal centro», afferma Baglio. Arrivo che si è concretizzato la sera stessa, senza però che nessuno si fosse messo in precedenza in contatto con il sindaco o con l’amministrazione comunale di Galati Mamertino. E questo nonostante in un avviso la prefettura avrebbe indicato che l’affidamento sarebbe stato disposto «in accordo con il Comune nel cui territorio è ubicata la struttura ricettiva».
A sottolineare che non ci sia stata alcuna interlocuzione è anche il vicesindaco Vincenzo Amadore che ha scritto una lettera aperta alla cittadinanza, esprimendo la propria opinione sull’arrivo dei migranti nel centro galatese. «È veramente paradossale e inconcepibile che il Comune non sia stato coinvolto per affrontare tale problematica né dalla prefettura, né dai privati, né dalla cooperativa che dovrà gestire il tutto se non indirettamente e per aspetti meramente burocratici. È assolutamente assurdo – continua Amadore – che un privato possa prendere una tale decisione e attivarsi senza coinvolgere minimamente l’ente locale».
Anche perché, fa presente Baglio, l’amministrazione comunale ha aderito alla rete degli Sprar. «Non deve assolutamente passare il messaggio che il paese o l’amministrazione è contro l’accoglienza – ribadisce il sindaco – ma l’accoglienza deve essere pianificata, organizzata e controllata con lo scopo di creare confronto di culture e non solo». Per farlo secondo Amadore «l’unica strada percorribile e condivisibile è quella di attuare il sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio nazionale». Il riferimento in tal senso a quella proporzione – 2,5 migranti ogni mille abitanti – che nel caso di Galati sarebbe stata abbondantemente sforata, con il piccolo centro che conta poco più di 2600 abitanti.
Contattata da MeridioNews, la prefettura di Messina specifica di non avere avuto alcun ruolo nel trasferimento. «Quando si parla di minori ospitati in strutture accreditate dalla Regione i contatti avvengono tra i gestori di queste ultime e il Comune in cui i giovani sbarcano – fanno sapere dall’ufficio territoriale del governo -. Se abbiamo inviato una comunicazione tramite posta elettronica è stato soltanto per cortesia istituzionale. Tra l’altro – prosegue la prefettura – l’accordo promosso da Anci sulla proporzione tra residenti e migranti non riguarda i minori».
A intervenire è nella vicenda è anche la sindaca di Augusta Cettina Di Pietro, che ribadisce come pure nel caso del Comune del Siracusano non c’era obbligo di interloquire con l’amministrazione di Galati Mamertino. «Il motivo sta nella normativa che prevede che, nel momento in cui su un territorio esiste una struttura accreditata, il Comune in cui i migranti sono sbarcati chieda soltanto se ci sono posti disponibili. D’altra parte – conclude Di Pietro – il sindaco non avrebbe potuto opporsi all’accoglienza».