I lavoratori della società di Motta Sant’Anastasia - confiscata al clan Santapaola-Ercolcolano nel 1997 - hanno incontrato la presidenza dell'ente nazionale. Insieme ai rappresentanti di Cgil e Fiom Catania hanno chiesto un aiuto economico per portare avanti le commesse già aggiudicate, vedendosi però rinviare ogni decisione
LaRa, incontro con l’Agenzia nazionale beni confiscati «Lo Stato aiuti le sue aziende sottratte alla mafia»
«Non si può fare chiudere un’azienda come la nostra che ha già delle commesse per lavori in atto». A parlare è Massimiliano Fichera, 42 anni, operaio de La.Ra. srl, azienda di manutenzioni edilizie e idrauliche e impiantistica confiscata al clan Santapaola-Ercolcolano 18 anni fa. Il lavoratore, insieme ai 23 colleghi, non percepisce lo stipendio da settembre e, nonostante ciò, continua a credere che ci possa essere un futuro per la società. «Se solo ci dessero un sostegno economico, potremmo portare avanti i lavori e iniziare a puntare su nuove progettualità», spiega il dipendente. Ed è stato proprio l’anticipo di liquidità all’azienda il nodo dell’incontro che si è svolto questa mattina presso la prefettura del capoluogo etneo. A partecipare, oltre a una delegazione di lavoratori, anche il segretario generale della Camera del lavoro Giacomo Rota, la segretaria confederale e responsabile del dipartimento legalità della Cgil Pina Palella e il segretario generale della Fiom Cgil etnea Stefano Materia. Insieme a loro, i delegati degli assessori regionali al Lavoro e alle Attività produttive e il sindaco di Motta Sant’Anastasia, Comune dove ha sede la La.Ra.
«Abbiamo chiesto l’incontro lo scorso anno e siamo felici di averlo finalmente ottenuto. Noi della Cgil stiamo combattendo per salvare il lavoro degli operai e il futuro dell’azienda perché ci sono delle potenzialità, nonostante adesso La.Ra. si trovi costretta a chiudere», spiega Palella. Che aggiunge: «Per evitare questo dramma si potrebbe dare accesso al Fondo unico di Giustizia con due obiettivi: saldare gli stipendi dei lavoratori e rilanciare la società». La richiesta va all’indirizzo di Umberto Postiglione, presidente dell’Agenzia nazionale per la destinazione e l’amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata.
A spiegare l’esito dell’incontro è il responsabile amministrativo della società passata sotto il controllo dello Stato, Innocenzo Mascali. «Durante la riunione ci sono state solo mezze verità», dice il ragioniere. Che precisa: «Ci hanno chiesto di esplicitare la marginalità di guadagno degli appalti in atto fornendo dei dati chiari, ma non c’è molto tempo perché, se non si fanno interventi nell’immediato, gli appalti di cui parlano potrebbero andare perduti – prosegue -. Lo Stato deve prendere atto che le aziende sequestrate alla criminalità sono sue e in quanto tali devono essere supportate». Dello stesso avviso anche Palella che, con tono più conciliante, afferma: «Hanno rinviato ogni decisione a un prossimo incontro, dicono di avere bisogno di dati e proiezioni e questo mi sembra giusto. Soprattutto considerando che – conclude – se l’Agenzia verifica equilibrio tra la liquidità richiesta e le commesse, potrebbe anticipare le somme utili ad aprire alcuni cantieri».