L’angelo (armato) del focolare

Cosa ci faceva una donna dell’epoca preistorica con una lancia lunga due metri ? “Il girarrosto”. È questa una delle tante discutibili spiegazioni date da storici ed archeologi di fronte ad alcuni dei reperti trovati all’interno delle sepolture dell’antichità.

A dircelo è l’antropologa Michela Zucca, nell’incontro da lei tenuto domenica mattina, all’auditorium dei Benedettini, “La lunga notte della donna. Pratiche di resistenza femminile al patriarcato”, e svoltosi nell’ambito della manifestazione “Il risveglio delle I-dee”.

“Di fronte ad alcune sepolture imbarazzanti, – ha rincalzato l’antropologa –  sono state date delle spiegazioni completamente folli nel tentativo di fornire appunto una identificazione d’uso dell’oggetto che fosse tutto fuorché quello per cui questo oggetto effettivamente veniva utilizzato. Facendo sì che la cultura patriarcale possa, a tutt’oggi, escludere totalmente l’idea che le donne combattessero”.

L’antropologa Zucca racconta così della sua esperienza nello studio delle sepolture preistoriche, che ha preso spunto dalla faciloneria con la quale è stato attribuito il sesso delle salme, basandosi unicamente sulla natura degli oggetti ritrovati.

Il tutto basandosi sull’assunto che le donne si occupassero di cucina e gli uomini della guerra, ha dato così modo di commettere tanti errori. Ma c’è di più: anche quando alcuni corpi attribuiti a donne venivano trovati in possesso di armi, come coltelli ed asce, queste sono state classificate come attrezzi da cucina.

“Il patriarcato”, secondo l’antropologa Zucca, avrebbe così in tutti i modi cercato di nascondere la scomoda verità dell’esistenza di tante donne in armi, e del ruolo più attivo che esse avrebbero avuto nel corso della storia, di cui l’esempio più lampante rimane il popolo delle Amazzoni. A prova della volontà di voler occultare questa verità, racconta così delle tante acrobazie interpretative sui reperti trovati, così come della misteriosa sparizione circa vent’anni orsono, delle ossa del famigerato “uomo d’oro di Kiev”, proprio alla vigilia di un importante esame scientifico che avrebbe potuto rivelare che quel corpo minuto appartenente sicuramente ad un grande dominatore, apparteneva invece ad una donna.

Massimo Cubeda

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