Lampedusa: primi rimpatri, tunisini in rivolta

Altri sbarchi stanotte a Lampedusa. In contemporanea la Guardia costiera ha scortato al porto due barconi. Il primo, con 147 tunisini a bordo tra cui due donne e due bambini di dieci anni, è stato fatto attraccare al porto nuovo dell’isola. Invece il secondo proveniente dalla Libia, su cui viaggiavano 229 migranti subsahariani, ha attraccato al porto vecchio. Su quest’ultimo, insieme ai genitori, c’erano anche quattro neonati. Uno di loro è stato portato al poliambulatorio per controlli. E con lui anche una donna incinta. Gli altri sono stati visitati a gruppi di due e tre all’interno della tendopoli della Croce Rossa. Stamane sono stati arrestati due scafisti, due libici e un egiziano, arrivati sul secondo barcone.

Oggi, alle 13, circa 30 tunisini sono stati rimpatriati. Arrivati su un bus, sono stati sottoposti a meticolosi controlli all’aeroporto. Diversa sorte per gli stranieri partiti dalla Libia. Al momento infatti rimarranno all’ex base Loran, centro che ospita i richiedenti asilo. «Ci sono già 243 persone alla Loran per una capienza di 189. Con questo arrivo la situazione diventa complicata» ci spiega Viviana Valastro, volontaria di Save The Children. E nel frattempo nel centro di accoglienza dell’isola, dopo il rimpatrio dei primi trenta tunisini, è scoppiata la protesta. Uno dei ragazzi rimpatriati stamattina ha chiamato al cellulare un amico rimasto al centro, spiegandogli che era di nuovo a casa: la voce si è sparsa la voce in pochi minuti tra i connazionali. Uno di loro ha poi appiccato un incendio come segno di protesta. E ancora adesso il centro accoglienza è in rivolta. Molti di loro in cerchio urlano «Sicilia, Sicilia» invadendo gli spazi riservati ai minori, mentre i volontari presenti cercano di garantire protezione ai bambini.

Nelly Gennuso

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