La squadra mobile di Agrigento ricostruisce quanto successo la notte tra martedì e mercoledì all'interno dell'hotspot dell'isola. Un gruppetto di tunisini avrebbe prima minacciato altri ospiti, per poi appiccare l'incendio in più punti del padiglione
Lampedusa, l’incendio nel centro di identificazione Fermati sette migranti, accusati di tentata strage
Sette uomini di nazionalità tunisina sono stati fermati per l’incendio di ieri all’interno dell’hotspot di Lampedusa, il centro di identificazione dove al momento si trovano circa 500 migranti. Sono indagati per incendio, tentata strage, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
Accuse pesanti che nascono dagli accertamenti svolti nella giornata di ieri dalle forze dell’ordine. Secondo la ricostruzione della squadra mobile di Agrigento, due sere fa i fermati prima se la sarebbero presa con altri migranti sub-sahariani, minacciandoli con bottiglie di vetro rotte. Subito dopo avrebbero appiccato l’incendio in due diversi punti della struttura, pur sapendo – stando a quanto ricostruito dalla polizia – che all’interno del padiglione si trovavano altre persone. I fermati, infine, avrebbero provato a reagire alle forze dell’ordine. I sette sono stati trasferiti prima a Porto Empedocle e poi nel carcere di Agrigento, a disposizione della locale Procura della Repubblica.
Nelle settimane e nei mesi scorsi centinaia di migranti del centro di Lampedusa hanno manifestato pacificamente per le vie dell’Isola e davanti al municipio, perché si rifiutano a lasciare le impronte digitali. L’identificazione, per molti di loro, comporterebbe infatti l’obbligo di restare nel paese di primo approdo, cioè l’Italia.