Lampedusa, le reazioni dopo la morte dei 29 migranti «Salvare vite umane non è la priorità dell’Europa»

«Il viaggio è durato tre giorni», ma «quasi subito, dopo la partenza, l’acqua ha iniziato ad entrare nel gommone perché il mare era in tempesta». I migranti scampati all’ultima tragedia del mare nella quale hanno perso la vita 29 persone hanno trascorso la loro prima giornata sulla terra ferma dopo la traversata affrontata con onde alte fino a sette metri. Settantacinque di loro sono stati condotti nel centro di accoglienza di Lampedusa, riaperto per questo sbarco inatteso. Cinque sono stati ricoverati nel poliambulatorio, uno è stato portato in elisoccorso a Trapani perché le sue condizioni di salute sono parse molto gravi. I sopravvissuti – tra i quali tre minori – stanno compilando un elenco con i loro nomi e di quelli che si trovavano sulla stessa imbarcazione. Intanto un mercantile italiano ha messo in salvo altri nove migranti che si trovavano a bordo di due gommoni; sono in corso indagini per capire se anche loro facevano parte dello stesso gruppo.   

I corpi delle 29 vittime sono stati composi nel vecchio scalo dell’isola, in attesa dell’ispezione del medico legale. La causa della loro morte, molto probabilmente, è l’ipotermia. Sulla vicenda la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta. I reati ipotizzati sono omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Si tratta di veri e propri omicidi far mettere in viaggio queste persone, con il mare in tempesta e con questo freddo», afferma il responsabile dell’ufficio relazioni esterne del comando generale della Guardia costiera, il capitano di vascello Filippo Marini

«Le condizioni in Libia sono drammatiche. Se questi migranti hanno sfidato le onde alte sette metri e mare forza 8, non appena il maltempo si placa si rischia una nuova invasione», affermano i soccorritori. A tenere banco il giorno dopo la tragedia, infatti, sono le polemiche per la poca efficacia di Triton, operazione che sostituisce Mare nostrum. «Ancora morti in mare, morti per il freddo. Quanti ancora ne dovremo contare perché l’Europa si faccia realmente carico di questa tragedia continua?», chiede Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce rossa italiana e vice presidente della federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa. «L’operazione Mare Nostrum – prosegue – andava implementata invece che chiusa. Triton, la missione gestita da Frontex, non serve ad evitare altre morti. È praticamente inutile e non dispone delle capacità adeguate, in termini di uomini e mezzi, per svolgere attività di soccorso in mare. Questi nuovi morti pesano sulle coscienze di tutti, nessuno escluso».

Se questi migranti hanno sfidato le onde alte sette metri e mare forza 8, non appena il maltempo si placa si rischia una nuova invasione

«Salvare vite umane, evidentemente, non è la priorità dell’Europa», è l’affermazione netta di Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia. Duro anche il commento di Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa: «Triton non serve a niente. Questo dispositivo deve essere sostituito. È soltanto uno spreco insopportabile di risorse economiche che non serve a difendere l’Europa, né tanto meno, come dimostrato, a salvare le vite umane». Secondo Nicolini è «urgente fare una riflessione a partire da quello che è accaduto per trovare soluzioni vere. Soluzioni da mettere in pratica per la prossima primavera e l’estate, in modo che non ci siano ulteriori vittime e che Lampedusa non venga ulteriormente sacrificata». Alle parole della sindaca fanno eco quelle di Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati. «Solo nel mese di gennaio 2015 sono sbarcati in Italia 3.518 migranti, 1.400 persone in più di quelle arrivate nello stesso periodo dello scorso anno. Inoltre sempre più difficili e precarie sembrano le condizioni in cui i migranti sono costretti a viaggiare».

I prossimi mesi si preannunciano molto intensi anche secondo Mario Morcone, capo dipartimento del servizio Immigrazione del ministero dell’Interno. «Vanno tenute presenti le crisi regionali che non si sono ridotte (Corno d’Africa, Medio Oriente) e la situazione drammatica in Libia, territorio a noi più vicino», ha spiegato durante l’audizione alla commissione Diritti umani. «La tristissima vicenda di ieri ci pone di fronte l’angoscia di una situazione che ci vedrà pesantemente impegnati anche nel corso di quest’anno, dopo che nel 2014 si è registrato un aumento del 400 per cento negli sbarchi rispetto al 2013». Morcone lancia delle accuse pesanti ai presidenti delle Regioni settentrionali – Piemonte, Lombardia e Veneto, in particolare – giudicati restii a occuparsi di accoglienza: «Hanno resistito e continuano a resistere e a tirare calci». E prosegue: «Il mio dovere è di far dormire e mangiare i migranti, quel che pensano i presidenti di Regione è del tutto indifferente rispetto al mio dovere». Secondo il capo dipartimento la via da seguire è quella degli sprar, con una primissima accoglienza nei porti di sbarco, degli hub regionali dove dividere i migranti economici dai richiedenti asilo e infine tante piccole strutture inserite nel sistema sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). 

Intanto la preoccupazione più urgente è dare degna sepoltura alle ultime 29 vittime e trovare una sistemazione per quanti sono sbarcati ieri sera. «Le 29 salme verranno imbarcate sul traghetto di linea domattina – assicura il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede – Saranno distribuite nei cimiteri dei 20 Comuni della provincia di Agrigento che, con molta attenzione e sensibilità, si sono detti disponibili ad accogliere i corpi. I sopravvissuti partiranno quasi certamente, alla volta di Porto Empedocle, giovedì mattina».


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