Il centro di prima accoglienza di Lampedusa è stracolmo. Nell’hotspot ci sono circa 230 persone, a fronte di una capienza massima di 96. Una situazione figlia degli ultimi cinque giorni, durante i quali si è registrato un aumento degli sbarchi autonomi: soltanto ieri 171 migranti sono approdati sull’isola e sono stati trasferiti tutti nel centro di contrada Imbriacola dove già si trovavano 90 persone.
«I trasferimenti a Porto Empedocle non si sono mai fermati negli ultimi tre giorni – spiega Alberto Mallardo, del Forum Lampedusa solidale – ma nonostante questo l’hotspot rimane ben oltre la capienza massima prevista. Questo comporta una serie di problemi, a cominciare dai letti che non ci sono». Molti migranti hanno passato la notte nel piazzale del centro, su materassini di gommapiuma. Ma anche il personale che dovrebbe garantire l’assistenza sanitaria, psicologica e legale è fortemente sotto pressione.
A Lampedusa i cosiddetti sbarchi fantasma non sono una novità. Tutt’altro, durante l’intera estate se ne sono susseguiti a decine, a volte anche quotidianamente. Ma negli ultimi giorni si è registrato un picco di arrivi (600 in due settimane), di cui circa la metà tunisini, ma ci sono anche molti migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana (Costa d’Avorio, Camerun, Guinea). «Parlando con gli ultimi arrivati e chiedendo loro i motivi che li hanno spinti in Italia – spiega Mallardo – alle tradizionali ragioni se ne aggiunge una nuova: l’incertezza e i timori legati alle elezioni presidenziali in corso in Tunisia». Dopo il primo turno, si prepara il ballottaggio tra il candidato salafita e ultraconservatore Kais Saied e l’imprenditore televisivo Nabil Kaoui, ribattezzato il Berlusconi tunisino.
Ieri sera una trentina di giovanissimi tunisini ha iniziato un sit-in, che è tuttora in corso, davanti al sagrato della chiesa di Lampedusa. Protestano pacificamente chiedendo di potere rimanere in Italia e di non essere rimpatriati. «Vogliamo vivere solo con dignità, siamo essere umani», «Vogliamo solo lavorare», «Aiutaci a non ritornare in Tunisia»: sono le frasi che hanno scritto su pezzi di cartone. Nessuna tensione con la popolazione, ma sull’Isola auspicano una soluzione in tempi rapidi, visto che la stagione turistica non è ancora finita.
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