Dal signor t
L’Amia di Palermo è irredimibile?
dal signor T
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Per dirla con Leonardo Sciascia, l’Amia appare “irredimibile”. Nonostante i commissari, nonostante i rischi di fallimento, la maggioranza dei suoi dipendenti resta lontano dal suo luogo di lavoro e dal compito per il quale è pagato.
L’emergenza di questi giorni è emblematica dell’incapagità dell’attuale dirigenza, non solo commissariale ma anche aziendale, di affrontare eventi imprevisti e drammatici come l’incendio, (appiccato?) della discarica di Bellolampo.
Invece di fare marcire l’immondizia per le strade si poteva benissimo continuare a raccoglierla e a stoccarla temporaneamente su un’area periferica. Si potevano collocare cassonetti supplementari. Nulla di tutto questo è stato fatto. Ripetendo un copione, per Palermo molto noto, (come si può dimenticare lo sciopero preventivo di una settimana, a Marzo, che rese la città una pattumiera?) l’incendio della discarica di Bellolampo si è trasformato in motivo per diminuire i turni di lavoro.
Servizi come lo spazzamento manuale o lo svuotameto dei cestini, che nulla hanno a che fare con il fuoco di Bellolampo, hanno subito una drastica dimunizione delle prestazioni
Il Comune fa bene a invocare il Ministro dell’Economia, Corrado Passera, affinché rimuova gli inefficienti commissari dell’Amia. Ma deve andare oltre.
Come azionista unico della società sta subendo un gravissimo danno patrimoniale e di immagine da questa palese e perdurante inefficienza. Allora chieda i danni ai commissari. Usi la giustizia civile per rivalersi del grave nocumento che questa disgraziata gestione sta provocando.
E infine chieda al Ministro Passera di nominare il generale Jucci come commissario Amia. Dopo la buona prova in Sicilia e nel consorzio per il risanamento del fiume Sarno, chiediamo all’ottuagenario generale di prendere le redini di questa sfasciata realtà.
Forse sapere che un generale dei carabinieri, pur in pensione, è il loro capo spingerà le maestranze Amia a comportarsi diversamente.