L'eurodeputato del Movimento 5 Stelle eletto in Sicilia sottolinea i «profili di illegittimità». E precisa che il protocollo fa man bassa delle leggi e dei regolamenti pensati per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini. A guadagnare, in questa storia, sono solo le aziende petrolifere, che si faranno i cavoli propri
«L’accordo green su Gela? L’ennesimo accordo farlocco» Interrogazione di Corrao (M5S) alla Commissione europea
«Chissà se la Commissione Europea confermerà la fattibilità o stanerà l’inganno dell’ennesimo protocollo farlocco siglato per allentare la tensione in vista delle prossime elezioni amministrative?».
L’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao, Capo delegazione del Movimento 5 Stelle, come anticipato i giorni scorsi, mette nero su bianco le perplessità sulla reale portata dell’accordo di riconversione green della raffineria di Gela, interrogando l’esecutivo di Bruxelles sul recente protocollo siglato tra l’Eni, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) e la Regione Siciliana per l’area gelese.
«Il protocollo – si legge nell’atto parlamentare – presenta diversi profili di illegittimità in quanto, ad esempio, impegna l’Assemblea regionale siciliana, unico organo legislativo, a non modificare la normativa vigente in tema di royalties e a garantire alle società petrolifere un contesto normativo stabile. Il protocollo è tutto orientato a semplificare la vita delle aziende petrolifere, concedendo deroghe e allentamenti normativi e amministrativi pensati per tutelare l’ambiente, la salute dei cittadini e l’adeguato utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche».
«Il dubbio – spiega ancora l’eurodeputato M5S – è che tali protocolli, di fatto siglati ogni due anni, avvengano ad orologeria per agevolare l’Eni e sedare l’agitazione sociale, anche in vista delle tornate elettorali, con il ricatto occupazionale. Nel protocollo ci sono poi dei passaggi esilaranti – sottolinea Corrao -. Ad esempio l’art. 4.4 del protocollo afferma che il MISE si impegna a verificare con la Commissione Europea l’esenzione dall’applicazione degli obblighi imposti dalle stesse direttive UE. Può quindi la Commissione Europea consentire che uno Stato membro possa chiedere l’aggiramento della normativa europea?»
«Ovviamente conclude l’eurodeputato siciliano – useremo i mezzi che il Parlamento Europeo ci mette a disposizione per denunciare e porre fine ad un sistema di interessi che va a discapito delle migliaia di padri di famiglia e che devono silenziosamente sottostare ai ricattati del lobbista di turno pur di portare il pane a casa».