La vita e il tempo di Michael K

Non pensava a se stesso come a qualcosa di pesante che lasciava segni dietro di sé, ma casomai come a un granello sulla superficie di una terra sprofondata in un sonno troppo profondo per notare il graffito di una zampa di formica, lo stridere dei denti di una fafalla, il cadere della polvere.

Chi era Michael K? Se solo una persona fosse riuscita a chiederglielo, la risposta probabilmente sarebbe stata inesistente…Nemmeno lui sapeva chi era e se l’avesse saputo, non sarebbe stato in grado di esprimerlo.

Un libro dalle descrizioni spettacolari, che scorre lento ma ci svela il paesaggio di un paese del tutto sconosciuto alla maggior parte degli europei, ma a noi vicinissimo per cultura, il Sud Africa… Un paese scosso da una misteriosa guerra, la cui utilità è messa in dubbio durante tutto il romanzo.

Michael K è ritardato e con una malformazione al labbro (leporino), non riesce a parlare né ad avere contatti umani; l’unica persona con cui scambia qualche parola è la madre malata, che morirà presto in un ospedale sulla via di Prince Albert (città dove era nata, e dove i 2 si stavano recando per sfuggire a quella guerra).

Michael vive svariate disavventure, come lo stare per un anno interrato in un cunicolo da lui scavato, coltivando zucche e mangiando una volta al mese, smettendo presto di sentire l’istinto della fame. Quando lo prendono per l’ennesima volta per portarlo in un campo di riabilitazione, viene fatto sforzare più del dovuto, considerato il suo stato “denutrizionale” (pesava solo 35 chili e non aveva alcuna intenzione di mangiare). Colto da svariati malori, si ritrova spesso in infermeria, dove un uomo, la cui identità non verrà mai svelata, capisce la vera indole di Michael… Il suo corpo rifiuta il cibo dei campi di riabilitazione, rifiuta ogni tipo di elemosina, perché la vede come una privazione di libertà… Il primo caso di corpo che sopraffà la volontà. Michael, nella sua stupidità, nasconde il segreto di una vita passata in solitudine, per sfuggire ai giochi della vita, una vita che non gli ha mai sorriso. Povero fin dalla nascita, il ragazzo veniva preso in giro per via della sua malformazione; per queste ragioni, ha evitato ogni contatto umano. Privo di amici, la sua vita sembrava aver trovato un senso tra le montagne e in perfetta solitudine e armonia con il paesaggio circostante

Concludo la descrizione di questo romanzo, dalle forti descrizioni che spesso possono annoiare, con una frase che l’autore sudafricano J.M. Coetzee, mette nella mente di Michael K: Non è difficile vivere una vita fatta solo del tempo che passa. Io sono uno dei fortunati che sfuggono al richiamo.

Carmelo Greco

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