La Troika ha gettato gli occhi sui mille 456 miliardi di euro dei fondi comuni degli italiani

DOPO AVER COLPITO I REDDITI E I CONSUMI, LE “STREGHE DEL MACBETH” DELL’ECONOMIA – FMI, BCE E COMMISSIONE EUROPEA – PENSANO A UN’IMPOSTA PATRIMONIALE CHE COLPIREBBE PESANTEMENTE I RISPARMIATORI DEL NOSTRO PAESE. QUESTO SPIEGA PERCHE’ DRAGHI HA CHIESTO ALL’ITALIA DI CEDERE ALTRA SOVRANITA’. E SPIEGHA PERCHE’ RENZI GLI HA DETTO DI NO. E SPIEGA, SOPRATTUTTO, PERCHE’ GRILLO E’ TORNATO A RIPROPORRE L’USCITA DALL’EURO

di Economicus 

Il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, è tornato a chiedere l’uscita dell’Italia dall’euro. Ufficialmente, lo spunto gliel’ha fornito un articolo del Telegraph di qualche giorno fa, che consiglia all’Italia di abbandonare la moneta unica europea. In realtà, il tema è un po’ più complesso. E affonda le radici in una richiesta che arriva dalla cosiddetta Troika, sigla che sta ad indicare Fondo monetario internazionale (Fmi), la Banca centrale europea (Bce) e la Commissione europea.

Cosa chiede la Troika all’Italia? Come accaduto altre volte, una manovrapesante sui conti pubblici.

Che tipo di manovra? Da escludere a priori una nuova ‘tosatura’ dei redditi degli italiani. Ciò significherebbe fare perdere la faccia a Renzi, che ha imposto alle Regioni sacrifici enormi per pagare i ‘famigerati’ 80 euro al mese ai cittadini con redditi inferiori a mille e 500 euro al mese. Tra l’altro, una manovra sui redditi colpirebbe i consumi, già bassi, facendo schizzare all’insù la disoccupazione. 

Da escludere che la manovra sollecitata dalla Troika possa riguardare una riduzione dei consumi che, come già detto, in Italia sono già bassi. Insomma, con l’Iva al 22 per cento i consumi sono già serviti. Per non parlare, poi, del fatto che una manovra per ridurre a domanda avrebbe effetti negativi sui Paesi che importano beni in Italia: cosa, questa, che interessa molto alla Germania.

Siamo arrivati al punto nevralgico del nostro ragionamento: tolti i redditi e i consumi che cosa si può togliere ancora agli italiani? La risposta è piuttosto semplice: il patrimonio. E infatti quello che la Troika avrebbe chiesto ai governanti del nostro Paese – richiesta che la politica non ha il coraggio di far sapere agli italiani – è una bella imposta patrimoniale.

Come tutti stiamo imparando a nostre spese, Fmi, Bce e Commissione europea sono come le Streghe del Macbeth: così come le Streghe del Macbeth inverano tutto quello che pensano, i tre soggetti che compongono la Troika inverano tutto quello che vogliono.

E cosa vogliono, dall’Italia, anzi, dagli italiani, le tre ‘Streghe’ dell’economia mondiale? Risposta altrettanto semplice: vogliono mettere le mani sui fondi comuni d’investimento sottoscritti dai cittadini del nostro Paese.     

I conti sono presto fatti. Gli italiani, nonostante i disastri combinati dai loro governanti, hanno sottoscritto circa mille e 456 miliardi di euro. Una cifra che equivale, più o meno, al Pil (Prodotto interno lordo) del nostro Paese. Fmi, Bce e Commissione europea lo sanno. E vogliono a tutti i costi mettere le mani su questo ‘tesoro’.

Come mi è capitato di scrivere spesso su questo giornale, Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione europea danno già per scontato che gli italiani, una volta entrati a far parte dell’euro, abbiano già accettato la tesi che il debito pubblico deve essere trasformato subito in debito delle famiglie e delle imprese italiane.

E’ per questo che vogliono mettere le mani sui mille e 456 miliardi di euro di fondi comuni. Per la Troika è ‘normale’ che famiglie e imprese italiane paghino il debito pubblico dello Stato italiano con i propri patrimoni. A cominciare, per l’appunto, da un prelievo forzoso sui fondi comuni d’investimento.

Ricorderete che, appena una settimana fa, ci sono state due dichiarazioni un po’ strane. La prima di Mario Draghi, presidente della Bce, che ha detto a chiare lettere che l’Italia deve cedere altra sovranità nazionale all’Unione europea. Qualche giorno dopo è arrivata la dichiarazione del capo del Governo del nostro Paese, Matteo Renzi, che ha detto che l’Italia non prende ordini dalla Troika.

Anche se i giornali italiani non lo dicono, in queste ore lo scontro tra l’Italia e le “Streghe” dell’economia mondiale è sulla patrimoniale. E’ per questo che, proprio in queste ore, uno degli uomini più vicini a Renzi, Graziano Del Rio, ha ribadito che l’Italia, in autunno, non ha bisogno di un’altra manovra aggiuntiva.

Non è quello che pensano Fmi, Bce e Commissione europea che, invece, guardano ‘oltre’. Cioè ‘oltre’ i fondi comuni d’investimento sottoscritti dai cittadini del nostro Paese. E cioè a tutto il patrimonio degli italiani, che sfiorerebbe i 9-10 mila miliardi di euro.

E proprio a questo, al patrimonio degli italiani, che la Troika oggi guarda con ‘grande interesse’.

Rimangono due domande: a quanto dovrebbe ammontare la manovra sui fondi comuni d’investimento (che potrebbe essere accompagnata da un prelievo, per ora ‘leggero’, sui conti correnti)? E che cosa ci aspetterebbe dopo questa manovra?

Alla prima domanda è impossibile rispondere. Anche se non è esagerato affermare che il prelievo sui fondi comuni potrebbe essere ‘pesante’.

La seconda domanda non è certo meno difficile della prima. Ricordiamo che, nel 2011, il Governo Berlusconi è stato mandato a casa con un’operazione fatta a tavolino sullo spread, portato a quota 500 punti.

Allora il Presidente della Repubblica del nostro Paese, Napolitano, in coppia con Mario Monti – nominato in frett’e furia Presidente del Consiglio dei Ministri – al grido di “L’Europa lo vuole” hanno imposto agli italiani enormi sacrifici, a cominciare dall‘Imu (introiti poi utilizzati in  buona parte per finanziare un ‘prestito’ al Monte dei Paschi di Siena di cui non si sa più nulla…).

Dopo il Governo Monti è arrivato il Governo Letta che ha riempito gli italiani di nuove tasse, in buona parte occulte, ma sempre tasse. 

Siamo quindi arrivati ai nostri giorni con il Governo Renzi, che ha addirittura moltiplicato le tasse occulte del Governo Letta.

Con questi tre Governi il tenore di vita degli italiani si è ridotto. I servizi pubblici sono peggiorati, a cominciare dalla sanità. Le Province sono state abolite. I Comuni sono pieni di debiti non perché sono spendaccioni, come cercano di farci credere, ma perché lo Stato, nel nome dell’austerità, gli ha tagliato un sacco di soldi.

Insomma, gli italiani, dal 2011 ad oggi, hanno fatto enormi sacrifici. La povertà è in spaventoso aumento. I consumi sono precipitati. La disoccupazione è alle stelle. I servizi pubblici sono ridotti al lumicino. Stiamo già cominciando a vendere i ‘gioielli’ di famiglia (abbiamo iniziato con Alitalia e si continuerà con altre aziende dello Stato).

Però, stranamente, siamo ancora in ‘crisi’. Il debito pubblico, dal 2011 ad oggi, è aumentato di 250 miliardi di euro. Mentre il Pil si è ridotto di 80 miliardi di euro. Com’è possibile che gli italiani sono sempre più poveri mentre il debito pubblico aumenta?

Intanto c’è una disinformazione di base. A parte il dibattito in rete, nessuno spiega che il sistema creato dal 2011 ad oggi ha accentuato un problema che inizia con l’adesione dell’Italia all’euro: ovvero una moneta troppo forte che impedisce alle piccole e medie imprese italiane – che sono da sempre la spina dorsale dell’economia italiana – di esportare e quindi sopravvivere.

Gli economisti ci spiegano che in Italia c’è poca innovazione di processo: questo sarà anche vero, ma questo vale, al massimo, per i grandi gruppi e non per le piccole e medie imprese italiane che, invece, sono state intrappolate da banche che non erogano più prestiti e da un sistema che ne limita le esportazioni.

 

L’economia italiana – fatta, lo ribadiamo, da piccole e medie imprese – è viva e vegeta, ma viene frenata dalla mancanza di credito, dalla difficoltà ad esportare con una moneta troppo forte e da un’economia interna bloccata.

Le piccole e medie imprese italiane potrebbero sempre vendere al mercato interno. Ma l’Unione europea ha provveduto a chiudere anche questa strada con la deflazione e con il ‘Patto di stabilità’. In Italia è stata ridotta la moneta in circolazione (deflazione) e quella che c’è viene in parte bloccata dal ‘Patto di stabilità’ che ha un duplice effetto: riduce ulteriormente il quantitativo di moneta in circolazione e, contemporaneamente, riduce la velocità di circolazione della stessa moneta.

Il risultato è sotto i nostri occhi: consumi in picchiata, famiglie sempre più povere, imprese che chiudono perché non possono esportare perché l’euro è una moneta troppo ‘apprezzata’ e non possono vendere i propri prodotti nel mercato interno perché le famiglie sono sempre più povere.

In questo scenario stanno per arrivare la Tasi e la Tari, che daranno un ulteriore colpo alle famiglie. Tasse comunali spaventose che, di fatto, serviranno ai Comuni in parte per fornire ai cittadini servizi sempre più scadenti e, in buona parte, dovranno sostituire i soldi che lo Stato non dà più agli enti locali.

Basterebbe fare quattro conti per scoprire che tutti i soldi drenati dal 2011 ad oggi agli italiani sono andati in minima parte ai servizi per gli stessi italiani e, in massima parte, al sistema bancario (una banca, in particolare) e all’Unione europea.

Invece di raccontare questo, si continua a dire agli italiani che spendono troppo, quando invece mezza Italia e forse più è ormai impoverita. Si continua a polemizzare sulle spese dei parlamentari e dei burocrati di Camera e Senato (con le speculazioni idiote contro le Regioni Italiane autonome, Sicilia in testa), quando invece i veri problemi sono l’Unione europea sempre più costosa e un euro sempre più insostenibile.

Con gli italiani ormai allo stremo, la Troika ha pensato alla seconda fase: l’assalto ai patrimoni.

Si dovrebbe iniziare dal prelievo forzoso sui fondi comuni d’investimento. Per poi continuare con il resto del patrimonio degli italiani.

Chi scrive, da oltre un anno e mezzo, sulle colonne di questo giornale, teorizza l’uscita dell’Italia dall’euro come unica via per sfuggire a un’Unione europea rapace e corrotta che non ha nulla dell’europeismo di Altiero Spinelli a Gaetano Martino e che oggi, invece, ha il volto delle banche, delle finanza speculativa e della Troika.

Oggi ci sono premi Nobel dell’economia che sostengono che l’Italia deve uscire dall’euro. Da tempo lo dice la Lega Nord. Adesso anche Grillo sembra essersi convinto che è l’unica via per sfuggire a chi si vuole impossessare del patrimonio dei cittadini del nostro Paese. Lo stesso Renzi, a giudicare da quello che abbiamo capito, non sembra in linea con le “Streghe del Macbeth” dell’economia.

Siamo proprio curiosi di sapere con quali parole gli ‘europeisti’ italiani – ammesso che ce ne siano ancora –  proveranno a giustificare un eventuale scippo sui fondi comuni sottoscritti dagli italiani.

 

 

 


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