Tutto ci aspettavamo, ieri sera, recandoci al teatro massimo per assistere alla rappresentazione della traviata di giuseppe verdi, tranne che prendere amaramente atto che la crisi in cui è piombata la nostra città - palermo - ha colpito anche una delle più importanti istituzioni culturali della nostra comunità. Si badi, non parliamo della crisi economica, ma della crisi provocata dalla cattiva amministrazione della nostra città. Che, per appunto, non ha risparmiato il nostro teatro.
La Traviata va bene, il Teatro Massimo no
Tutto ci aspettavamo, ieri sera, recandoci al Teatro Massimo per assistere alla rappresentazione della Traviata di Giuseppe Verdi, tranne che prendere amaramente atto che la crisi in cui è piombata la nostra città – Palermo – ha colpito anche una delle più importanti istituzioni culturali della nostra comunità. Si badi, non parliamo della crisi economica, ma della crisi provocata dalla cattiva amministrazione della nostra città. Che, per appunto, non ha risparmiato il nostro Teatro.
La rappresentazione di ieri è cominciata leggermente in ritardo ed è stata preceduta da un comunicato letto da una rappresentanza dei maestri dorchestra e degli artisti. Un modo – che chi scrive condivide in pieno – per rendere partecipe il pubblico presente in teatro delle condizioni in cui si sono comunque impegnati a far andare in scena la rappresentazione.
In sintesi, questo è quello che hanno detto gli artisti del Teatro Massimo: Lavoriamo in condizioni difficili, con riduzione di ore e personale, non possiamo fare alcunaltra attività, neppure per beneficenza, tranne questa relativa allorchestra a causa della legge Bondi, mentre il direttore artistico, Lorenzo Maraini, si permette di praticare unenorme attività libero professionale. I cartelloni e la qualità delle rappresentazioni sono andati sempre più scadendo, rendendo il Teatro Massimo uno dei meno nominati per la qualità delle produzioni, pur essendo uno dei più grandi dEuropa. Per tutti questi motivi hanno formalizzato la richiesta al direttore artistico, affinché presenti le proprie dimissioni dal ruolo che riveste.
I rappresentanti dellorchestra hanno deciso di parlare direttamente con il pubblico presente in teatro perché ritengono che i mezzi di comunicazione e di informazione non hanno dato risonanza alle loro proteste. I maestri si sono presentati davanti al pubblico senza abito scuro, sempre per protestare contro i vertici del Teatro.
Pur essendoci recati Teatro da un lato per assistere allopera di Verdi e, dallaltro lato, per raccontare a lettori di Link Sicilia le emozioni di questa edizione, ci è sembrato giusto dare voce a questi professionisti, che chiedono di lavorare, bene, non mortificati nelle loro professionalità.
Tutto questo ha fatto da contrappunto a ciò che abbiamo sentito in Piazza Verdi, entrando in Teatro, dove vi erano i rappresentanti del corpo di ballo del Teatro Massimo, che lamentavano come, nellarco di una stagione operistica, vi siano appena due rappresentazioni di balletto e non vi siano spazi per luso del corpo di ballo nelle opere liriche. Troppo poco, dovendo garantire delle performances sempre di alto livello e, quindi, dovendo allenarsi per ore ed ore ogni giorno, anche solo per uno scarso numero di apparizioni sul palcoscenico.
Non crediamo che questo sia il clima adatto per far lavorare dei professionisti che hanno investito nellarte e nella cultura la loro vita. Del resto, in una città già scaduta molto in basso, cosa ci dovremmo attendere? In una città in cui i fondi per i disabili e per le infrastrutture sono fagocitate nel pozzo senza fondo (e senza scopo) del precariato, ci dovremmo forse aspettare che si capisca limportanza della cultura?
Chissà come mai nel fregio della facciata del nostro Teatro Massimo, sotto il timpano, stanno scritte queste profetiche parole: LArte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene il diletto ove non miri a preparar lavvenire. Parole più che giustificate nella capitale europea del Liberty, dove il Teatro Massimo è nato, ma quasi più senza senso in una città con un presente ben miserevole e dal futuro incerto. All’orchestra e, in generale, agli artisti del nostro Teatro va la solidarietà di chi scrive.
Adesso torniamo ad argomenti più ameni. Cominciando col dire che la prima rappresentazione de La Traviata risale al 6 marzo del 1853. Fu, comè noto a tutti, un fiasco clamoroso. Vuoi per il tema spregiudicato, affrontato con unottica eccessivamente moderna per la mentalità borghese del tempo, vuoi per gli interpreti, non proprio tagliati per i ruoli ed anche, si dice, perché poco preparati. Comunque, come per tutti i più grandi capolavori, gli è stata resa giustizia e ben presto è diventata non solo una delle opere liriche più rappresentate al mondo, ma anche una delle più conosciute, perfino al popolo dei non melomani.
Ieri abbiamo assistito ad uno spettacolo complessivamente bello, con delle scenografie essenziali nella costruzione, ma estremamente efficaci nellimmagine dellopera trasmessa al pubblico. Per citare le parole dello stesso scenografo, Josef Svoboda, la scenografia è uno degli strumenti della grande orchestra formata dai diversi mezzi di espressione che sono propri del teatro. Essa può a volte suonare un assolo, a volte fondersi nellinsieme strumentale, a volte smettere di suonare. Qui si è fusa perfettamente con tutti gli altri strumenti espressivi.
Tutto di ottimo livello, dai costumi alla direzione dorchestra; ricordiamo di questultima, uno per tutto, il commovente e delicato preludio del terzo atto. Ricordiamo, altresì, il corpo di ballo, nei due balletti del secondo atto, e il coro del Teatro Massimo con il Maestro Andrea Faidutti, capace di trascinare tutto il pubblico nello sdegno nei confronti di Alfredo, dopo linsulto ignominioso a Violetta.
Molto bravi i cantanti. Mariella Devia, che non abbiamo mai dimenticato nella Lucia di Lammermoor del 1983 e che è sempre una gioia ascoltare. In questo caso particolare ha saputo rendere appieno il personaggio di Violetta, vera eroina nella capacità di amare e di soffrire per una altrui maggiore felicità, ma anche vera donna dellOttocento, che può solo intimisticamente soffrire, visto che siamo ben lontani dai concetti di riscatto e di emancipazione sociale .
Simone Piazzola, perfetto per la vocalità dei baritoni verdiani e bravissimo Giorgio Germont. Stefan Pop, ben calato nella parte, così tenorile, di Alfredo.
Alfredo, Alfredo
ma che combini?…Viene quasi voglia di dirgli. Ma tutti conosciamo i difetti e i pregi (ve ne sono?) di questa figura, ed è quindi inutile che li commentiamo ulteriormente.
E passata anche questa ennesima rappresentazione de La Traviata, e già andiamo al nostro lettore per riascoltarla. Speriamo che le future amministrazioni di questa città ce ne riservino ancora di queste belle serate. Forse se si appassionassero un po più allarte ne uscirebbero rinnovate. Chissà?…..
La ‘liberalizzazioni’ del ‘Maestro’ Berlusconi
A latere ci sentiamo quasi in dovere di commentare un passo delle considerazioni dei maestri dellorchestra. Là dove hanno spiegato che, in forza di una legge voluta dal governo liberale del Cavaliere Silvio Berlusconi – ministro dei Beni culturali Sandro Bondi – non posssono svolgere altra attività oltre a quella esercitata in Teatro. Neppure a scopo di beneficienza.
Non conosciamo a fondo questa legge.Ma, commentando le loro parole, ci permettiamo anche noi qualche considerazione, visto che – con il governo Monti – si parla di liberalizzare le attività professionali. Finché in Italia esisteranno delle leggi-pastoia sulle attività lavorative dei professionisti non si farà altro che bloccare la crescita del nostro Paese, disincentivando la volontà di investimento nello studio, nellapprofondimento e, quindi, nelle qualità del prodotto finale.
A nostro modesto avviso, l’impedire ai maestri dellorchestra del Teatro Massimo di esercitare, nel rispetto delle normative fiscali, la propria attività artistica si traduce soltanto in un impoverimento complessivo della diffusione della cultura, in questo caso musicale.
All’orchestra e a tutti gli artisti del Teatro Massimo va la solidarietà della redazione di Link Sicilia.