La strada della violenza

Autore: Mauro Marcialis
Editore: Colorado Noir
Pagine: 369
Prezzo: € 15,00

Reggio Emilia è una città ordinata, tranquilla, civile. Reggio Emilia è un esempio, un modello. Reggio Emilia nasconde i suoi segreti: appalti truccati, speculazioni, droga, riciclaggio di denaro, prostituzione, vizio. Reggio Emilia ospita un mostro: due bambine sono state rapite, stuprate e uccise. Due uomini vengono coinvolti nelle indagini: Maurizio Ferri, un agente del SISDE che lavora sotto copertura, e Lorenzo Rollei, un maresciallo della Guardia di Finanza corrotto e devastato come la sua città. Ferri è in bilico, ha paura di non saper più distinguere il bene dal male, ha paura di perdere se stesso. Rollei ha già perso tutto. Due uomini lanciati in una corsa ossessiva alla ricerca della verità, una discesa all’inferno, nell’anima oscura di un intero paese.

Pagina trecentosessantanove: il lettore riemerge a fatica da uno struggente stato d’apnea. Stremato a cerca di calmarsi succhiando avidamente ossigeno inquinato. I suoi abiti, intrisi di nero, hanno ripulito di bianco fogli macchiati di brutalità, violenza, morte. Ma è inchiostro simpatico difettoso che scompare solo momentaneamente per poi ricomparire ancora più denso, ancora più forte, ancora più indomabile. Dimenticare è impossibile. Il marcio è entrato in casa, nonostante la tripla mandata, e non si è neppure pulito le scarpe sullo zerbino. Mauro Marcialis, trentaquattrenne maresciallo capo della Guardia di Finanza, descrive il lerciume della provincia italiana come pochi finora avevano fatto, mettendo da parte i virtuosismi della macchina da scrivere a favore di una cronaca (nera) vera ottenuta dalla leggera pressione sul tasto REC di una telecamera a raggi infrarossi puntata direttamente sul nascondiglio della memoria dei due protagonisti: l’agente SISDE Maurizio Ferri e il maresciallo corrotto Lorenzo Rollei. Le loro coscienze sono a più riprese scosse da dosi di panico, di follia, di rabbia, di paura. La catena che legava alla corteccia cerebrale quelli che una volta erano semplicemente dei “pensieri”, non c’è più. Una volta sciolti come schegge si conficcano sul parquet della bottega delle falsità, dove le fondine ascellari servono solo a rovinare il tessuto interno di giacche firmate e a rendere sempre più pesante un’anima abituata a sorreggere tutto eccetto la decenza.

La strada della violenza è il romanzo che qualsiasi losangelino con aspirazioni letterarie avrebbe voluto scrivere, vuoi perché gli editori statunitensi tendono a valorizzare di più i talenti di casa, vuoi perché il pubblico europeo ed in particolar modo quello italiano, è così poco incline a credere che dietro la finestra ci siano “mostri” che parlano la sua stessa lingua. Si rassegni quindi caro maresciallo Marcialis se il suo non è un caso letterario –  che nulla ha a che vedere con gli orrendi titoli che campeggiano in tale categoria –  da portare a spasso nei salotti “televisiferi”, sempre più noiosi, del Bel Paese. Si limiti, se vuole, ad ascoltare in cuffia e rigorosamente a basso volume, gli applausi di chi dopo averla letta ha definito “La strada della violenza” uno dei migliori noir degli ultimi dieci anni e smanioso attente il suo secondo vagito. Ritorni pure a strappare biglietti dinanzi all’ingresso del suo nascondino truccato a far finta di niente ogniqualvolta che da lontano sentirà gridare “libera”, perché sa perfettamente che una volta entrati nella bottega delle illusioni si è fregati per sempre.

 

Mauro Marcialis  è nato a Roma nel 1972. E’ maresciallo capo della Guardia di Finanza e vive a Reggio Emilia. LA STRADA DELLA VIOLENZA è il suo primo romanzo.


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