La storia di Ilary Rey: «La malattia mi ha donato leggerezza»

«La malattia e il lockdown mi hanno insegnato a essere più centrata sugli obiettivi vivendoli però con leggerezza, che non è superficialità». Ilary Rey ha 34 anni e gli ultimi dieci li ha passati alla scrivania di Bacco, l’azienda artigianale di prodotti tipici siciliani che si occupa di produzione e trasformazione del pistacchio di Bronte, dove è la direttrice marketing. «La mia vita era organizzata e programmata in maniera rigorosa con i tempi dettati dalle scadenze lavorative – racconta Ilary a MeridioNews – Vivevo sempre di fretta e con la valigia pronta, correvo troppo e non mi soffermavo su nulla. Poi qualcosa è cambiato». 

È il 4 dicembre scorso quando, di rientro da un viaggio di lavoro a Montecarlo, Ilary scopre di avere una malattia: un carcinoma papillare alla tiroide. «Già da mesi non mi sentivo bene, ero sempre stanca, avevo la vista annebbiata e, in qualche occasione, ero anche svenuta». Ciononostante, la 34enne continua a lavorare agli stessi ritmi di sempre. «Un viaggio ogni due settimane: da Tokio a Dubai e da Abu Dhabi all’America. Fino a quando ho dovuto ascoltare i segnali che mi mandava il mio corpo – ricorda – E ho cominciato anche a preoccuparmi, tanto che non volevo più spostarmi da sola perché avevo paura di svenire all’improvviso». Inizia così una trafila di controlli: analisi, esami e visite specialistiche. «Dagli esiti non veniva fuori nulla e i medici dicevano che era tutta colpa dello stress. Io però – confida – sentivo dentro qualcosa di profondo che non andava bene». 

A cambiare le cose è un incontro fortuito al ristorante. «Stavo cenando – dice – quando, a un tavolo accanto al mio, ho visto un’amica di vecchia data che è endocrinologa. A lei ho raccontato come mi sentivo». È l’amica dottoressa a suggerire a Ilary di fare una ecografia. «Avuto l’esito, scopro di avere un nodulo alla tiroide». Dopo altri controlli, arriva «un risultato spiazzante» e, poco dopo, viene programmata l’operazione. «Non ho mai avuto paura per me – racconta Rey – quanto più per le persone che mi stanno accanto, mio marito e i miei familiari. E ho cercato di affrontare la situazione con coraggio e determinazione. Il modo per non sentire troppo il peso era raccontare della mia malattia come fosse un raffreddore e dall’agenda non avevo cancellato nemmeno un impegno lavorativo». Operata il 17 gennaio, la direttrice marketing torna a lavoro due settimane dopo e, a distanza di un mese, parte pure per una manifestazione fieristica a Dubai. 

«Sentivo che era cambiato tutto e non era cambiato niente: il mio corpo non era più lo stesso ma – analizza – l’approccio alla vita lavorativa era rimasto quello di sempre. Solo che faticavo a parlare e avevo un tono di voce basso, non era più semplice rimanere in piedi un’intera giornata e non accettavo di perdere i capelli». Due mesi dopo il primo intervento arrivano i risultati dell’esame istologico: è un carcinoma. Ilary viene ricoverata per una terapia radiometabolica con iodio radioattivo l’11 marzo, quattro giorni dopo l’inizio del lockdown. «Sono rimasta tre giorni in isolamento in ospedale e a casa». È da lì che Ilary ha continuato a lavorare, ma non più come prima. «Ho capito che di quel momento negativo potevo approfittare ritagliando degli spazi e del tempo per me e, così, ho deciso di dedicare due ore al giorno alla mia crescita personale». Il modo per farlo sono dei corsi di formazione sul marketing. Adesso, la direttrice è tornata alla sua scrivania in azienda. «Sono meno puntigliosa, mi soffermo a guardare i dettagli, non miro a raggiungere solo gli obiettivi a breve termine e, soprattutto – conclude – punto molto di più sulla condivisione e sul lavoro di squadra». Dal veleno, la medicina. 

Marta Silvestre

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