Achille Sidoti interpreta se stesso in Divinazioni, che è già nelle sale cinematografiche. «Raccontiamo quello che rimane di un personaggio che ha vissuto al limite per tutta la vita», dice a MeridioNews il regista agrigentino Leandro Picarella
La storia del mago Atanus diventa film con lui protagonista Regista: «Scelto perché reduce di un mondo che non c’è più»
Perché siamo così? Da dove veniamo? Perché il siciliano ha determinate caratteristiche? Sono queste le
domande da cui è partito il regista agrigentino Leandro Picarella che, tra un saggio dell’antropologo Enrico De Martino e un film di Vittorio De Seta, ha partorito le idee per
mettere su una trilogia film-documentaristica sul mondo del magico e del sacro in Sicilia. Dopo Triokala, dal 26 ottobre è arrivato nelle sale Divinazioni, il secondo capitolo con Achille Sidoti, in arte il mago Atanus, nel ruolo di se stesso.
«Mi interessava scoprire – spiega a MeridioNews il regista – cosa ancora permanesse di tutto ciò che fa
parte della nostra cultura antica per comprendere il nostro presente».
Prodotto da Qoomoon e Rai Cinema in co-produzione con Les Films d’Ici Méditerranée. Finalista ai
Nastri d’argento Doc 2021, dopo essere stato selezionato in prestigiosi festival nazionali e internazionali
tra cui Festival dei Popoli 2020, Idfa Documentary Film Festival Amsterdam 2020 e Trieste Film Festival
2021, risultando vincitore del premio Tënk Europe, il film è arrivato nelle sale italiane co-distribuito dalla
casa di distribuzione indipendente Reading Bloom e da PostModernissimo di Perugia.
«Ho vissuto tanti anni fuori – racconta Picarella – sono tornato in Sicilia per il Centro sperimentale di cinematografia e ho cercato di fare coincidere gli anni di studio con la scoperta della mia terra. Essendo la
filosofia e l’umanità gli argomenti basilari della mia ricerca, mi sembrava interessante lavorare su ciò che
rimane di una storia millenaria».
Il regista agrigentino spiega la genesi del suo lavoro: «Si parla tanto della Grecia, degli arabi, della nostra
cultura, dei Normanni, dei nostri siti archeologici, di tutto questo grande incredibile patrimonio che
abbiamo. Restava da scoprire quanto, di tutto ciò che fa parte della sua storia, fosse ancora vivo,
resistesse». Dopo il film del 2015, un documentario ambientato a Caltabellotta – un piccolo paesino di montagna che
conserva una ritualità legata ai cicli della natura -è arrivata l’idea di coinvolgere il mago Atanus in persona per un
film ibrido tra documentario e finzione che esplora ciò che della ritualità magica rimane in un contesto
cittadino.
«Divinazioni non è un docufilm né una docu-fiction – ci tende a precisare Picarella – Parte da una forte
aderenza al reale per arrivare, seguendo un percorso ascendente nel corso del film, alla finzione pura».
Simbolico, in tal senso, il monologo tratto da alcuni passi di Empedocle, letto fuori campo da Mimmo
Cuticchio. «Il filosofo greco – spiega il regista – afferma che non c’è nascita né morte alcuna, ma solo
unione e cambiamento, mescolanza di elementi. Quindi l’idea che realtà e finzione, tutto quello che
possiamo immaginare e che vediamo, in realtà, proviene da una mescolanza di
elementi».
Anche nel corso del film, realtà e finzione tendono a mescolarsi fino a esplorare luoghi evocativi,
intrisi di finzione estrema. «Il film – spiega il regista – comincia dal carcere di Rebibbia, il luogo da dove il nostro
protagonista, Achille Sidoti, esce dopo un lungo periodo di detenzione, senza specificarne i motivi, e
finisce nel cuore dell’Etna dove si dice risieda da sempre l’essenza esoterica della Sicilia».
Due i protagonisti: Achille, il celebre e televisivo mago Atanus di ritorno, dopo un lungo periodo di
detenzione, alla società; e Moka, un collaboratore del mago, deputato alla costruzione di talismani in
rame, con una sua spiritualità diversa e particolare. Ma perché proprio la scelta del mago Atanus per rappresentare una certa ritualità popolare? «All’indomani
della menzione speciale di Triokala a Visions du Réel, il Festival Internazionale di Cinema di Nyon – racconta Picarella – mi sono imbattuto in vecchie immagini televisive di cartomanti su internet». Da qui
l’idea di realizzare il capitolo due della trilogia, partendo dalla storia di un mago. «Sono stato alla ricerca
di maghi e cartomanti ancora attivi, ne ho incontrato diversi – ammette – poi, però, quando ho incontrato
Achille Sidoti è stato amore a prima vista: era lui! Ha nel suo modo di fare e di parlare quella postura che
mi interessava: quella del reduce, di chi ritorna dopo tanti anni alla vita civile e, nonostante le ferite del
passato, si sforza a sopravvivere».
Divinazioni non è un film sul mago Atanus, né sulla sua storia e trascende da ogni giudizio sul
personaggio. «È un film che ha come protagonista Achille Sidoti – ci tiene a
precisare il regista – diverso cioè tutto da ciò che è stato. Noi non raccontiamo il mago Atanus degli anni ’80 o ’90,
raccontiamo quello che rimane di un personaggio che ha vissuto al limite per tutta la vita e che oggi è, in
qualche modo, una sorta di reduce di quel mondo lì: del mondo delle tv locali, delle tv private, ma anche
di una certa faciloneria, di una certa umanità che si è sempre rivolta a personaggi del genere pur
considerandoli poco credibili. Lo scopo di questo lavoro – conclude – è analizzare e documentare questo mondo, interrogandosi sul desiderio di sacralità insito nell’essere umano».