Limmigrazione vista attraverso gli occhi dei giovani. Unoccasione per parlare di cinema e scambiare opinioni su metodi e difficoltà di un genere difficile come il documentario
La Storia che viviamo, le storie che raccontiamo
Il tema dell’immigrazione a Catania visto dai giovani. Questo l’argomento del documentario La Storia che viviamo, le Storie che raccontiamo presentato ieri al Liceo Cutelli e realizzato da un gruppo di alunni con la collaborazione del Centro Zo. Eyal Sivan, regista del film Route 181, la giornalista Maria Nadotti e Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea presso la facoltà di Lingue, hanno avuto per un giorno il ruolo di critici e consiglieri per i ragazzi.
L’idea di realizzare questo documentario è nata dopo la visione del road movie Route 181 dei registi Sivan e Michel Kleifi, come ha spiegato Ivano Mistretta, che con Giuseppe Galiani ha coordinato gli studenti. “Il nostro lavoro non voleva essere una copia di Route 181, ma avremmo voluto adottarne lo sguardo”. Uno sguardo del tutto peculiare quello del road movie, che si svolge lungo la linea con la quale la risoluzione dell’Onu del 1947 ha diviso in due parti la Palestina “storica”, in un percorso sud-nord sul quale hanno incontrato e ascoltato la gente comune. Palestinesi cristiani, ebrei d’origine europea, cinesi, persone come tante che hanno semplicemente parlato. Creare situazioni nelle quali fossero gli altri a esprimersi liberamente. Cosa che secondo i tre esperti mancava nel lavoro dei giovani. Il loro parere concorde è che nel documentario sarebbe stata preferibile una minore presenza dei ragazzi e una maggiore di gente comune. La mancanza di spontaneità è il difetto maggiore da loro trovato.
Dopo una prima critica un po’ più aspra è seguita la replica dei realizzatori. “Lo scopo era principalmente far parlare i ragazzi con gente che non avrebbero, forse mai, nemmeno visto”. Dopo questo chiarimento è apparso chiaro quanto sia difficile fare un film del genere osserva Luciano Granozzi. “La lezione di Route 181 è quella di non parlare ‘di’ oppure ‘su’, ma semplicemente di far parlare gli altri” come spiega Maria Nadotti. “Il cinema permette di ascoltare con gli occhi” per questo motivo le difficoltà linguistiche che sia Sivan e Kleifi che i giovani del Cutelli hanno trovato possono essere superate con la forza delle immagini. Gli ostacoli linguistici e culturali non sembrano influenzare il film Road 181, mentre invece caratterizzano il documentario. Sivan conclude esortando i ragazzi ad osservare il mondo con occhio critico. Il lavoro artistico, intellettuale, cinematografico non è quello di dare risposte, ma porre domande.
Ovviamente, trattandosi della loro prima esperienza del genere, questi liceali avranno il tempo e il modo di migliorarsi. E questo incontro, nel quale sono stati messi a nudo i difetti della loro opera, servirà per la loro crescita professionale e umana.