Colloqui con i familiari interrotti, così come i momenti all'esterno delle celle. La doppia reclusione nelle carceri durante la pandemia è stata raccontata in un video musicale. «Un messaggio di speranza e di coinvolgimento», afferma Daniela Ursino a MeridioNews
Lo spot dei detenuti a sostegno della campagna vaccinale «Dimostra come la rieducazione possa essere realizzata»
Hanno vissuto una reclusione nella reclusione durante il primo lockdown. Alle già rigide restrizioni a cui devono sottostare per la detenzione in carcere, si sono unite quelle previste dalle norme per contenere la diffusione del contagio da Covid. Questo ha comportato anche la chiusura degli spazi esterni del carcere, interrompendo anche le attività trattamentali e i colloqui con i familiari. Quando è stata data loro la possibilità di contribuire in qualche modo a promuovere un messaggio importante, non ci hanno pensato due volte. È nata in questo modo l’idea di chiedere ai detenuti di due carceri siciliane di partecipare attivamente alla realizzazione di due spot per incentivare la vaccinazione anticovid. «L’idea dello spot è nata da una condivisione con l’assessorato alla Sanità della Regione siciliana nel momento in cui si parlava della situazione generale delle carceri» spiega Daniela Ursino, presidente dell’associazione D’aRteventi che da anni porta avanti all’interno della casa circondariale Gazzi di Messina un laboratorio teatrale. Così, proprio i detenuti che fanno parte del progetto, chiamato Il teatro per sognare, coinvolti da tanto entusiasmo hanno partecipato a tutte le fasi di elaborazione dello spot.
Il progetto si chiama Un piccolo grande gesto per te e per gli altri ed è stato promosso dall’assessorato regionale alla Salute in collaborazione con l’amministrazione penitenziaria e con la partecipazione di due associazioni impegnate in specifici laboratori di rieducazione. Oltre a D’aRteventi si è messa in gioco anche Rock10elode, attiva nell’Istituto penale per minorenni di Palermo con un percorso di scrittura di canzoni. «È stata un’esperienza che ha consentito ai protagonisti di dare un contributo attivo nella battaglia contro la pandemia e di sentirsi parte della società in un momento drammatico, che ha accomunato la popolazione mondiale in uno stato di isolamento diffuso – spiega Angela Sciavicco, direttore della casa circondariale di Messina-. L’esperienza recitativa consente a chi la sperimenta di interpretare ruoli di vite senza errori e senza intoppi nelle quali, spesso, è contemplato il lieto fine. Un messaggio di speranza per chi vuole trovare ispirazioni positive. È questo il senso che si vuole attribuire a tutte le attività che vengono svolte in carcere. Si può sempre cambiare abito e può essere inebriante indossare panni diversi dai soliti».
Le due associazioni in circa due settimane hanno messo nero su bianco le sensazioni e le suggestioni vissute dai detenuti durante il primo lockdown. Tante esperienze che sono state sintetizzate e veicolate in un video, con due giorni di riprese per raccontare la loro vita in un momento in cui la quotidianità di tutto il mondo è stata messa alla prova. La voce dello spot racconta come le attività hanno subito un’interruzione, l’impossibilità di incontrare i propri cari: momenti bui che si aggiungevano alle altre restrizioni con cui si è stati costretti a fare i conti in questi anni. Così come non può passare in secondo piano il non aver potuto godere della boccata di ossigeno, sempre per via delle restrizioni. In questo contesto, la protezione del vaccino diventa una speranza per potersi ricongiungere con i genitori e gli spazi esterni della struttura. «Voi che siete fuori potete abbracciare questa libertà vaccinandovi» è questo il messaggio che i detenuti del carcere di Messina. L’immagine simbolo dello spot è stata quella delle mani che non si potevano toccare durante il colloquio, se non attraverso una barriera di plexiglass.
Dodici i detenuti che hanno preso parte allo spot, che ha visto anche la collaborazione e la partecipazione anche della polizia penitenziaria. «Siamo contenti di averli accompagnati anche in questo percorso – prosegue Ursino – Perché questo spot è un esempio di come la rieducazione possa essere pienamente realizzata quando il detenuto è coinvolto in un’attività che lo vede protagonista. Dalla scrittura del testo alla recitazione fino alle riprese, sono stati protagonisti attenti e consapevoli del tema importante che rappresenta la campagna vaccinale. Si sono sentiti coinvolti nel contributo da offrire alla società esterna». Ursino non manca di menzionare Sciavicco, per il sostegno offerto dalla Casa circondariale, fino a Caterina Pacileo, comandante della polizia penitenzaria e dell’area trattamentale. « Una partecipazione corale – conclude Ursino – con cui si è riusciti a trarre da una difficoltà oggettiva la conferma che le energie impegnate e il percorso intrapreso continuano a portare buoni frutti».