"quando la forza con la ragion contrasta, vince la forza e la ragion non basta"
La ‘Sinistra’, il mutuo e i grandi dirigenti diversamente ‘ascari’ dell’Ars
“QUANDO LA FORZA CON LA RAGION CONTRASTA, VINCE LA FORZA E LA RAGION NON BASTA”
Chissà se il dottore Salvatore Di Gregorio, che tra i grandi dirigenti dell’Assemblea regionale siciliana è sicuramente quello che, per primo, già dieci anni fa, vaticinava l’ombra del dissesto finanziario della Regione, intravede, in queste ore, lo spettro di una sua personale nemesi storica. Quasi una curva pirandelliana, un po’ diversa e, perché no?, più beffarda della curva di Phillips.
Correvano i favolosi primi anni del 2000. Il dottore Di Gregorio – grande conoscitore di tematiche legate alla finanza locale – dal suo osservatorio di dirigente della Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, vedeva passare le manovre-manovrate dell’allora nume tutelare dell’allora assessorato al Bilancio (oggi si chiama assessorato all’Economia), Enzo Emanuele.
Brio, inventiva, fantasia araba, Emanuele confezionava Bilanci e Finanziarie per una politica allora votata alla spesa pubblica improduttiva. Con le società regionali che nascevano come funghi per luculliane mega-assunzioni per chiamata diretta in salsa consociativa. E, naturalmente, precari a tignitè.
In quegli anni, ogni anno, Enzo Emanuele e Salvatore Di Gregorio sembravano ‘I duellanti’ di Conrad: sempre pronti a darsele di santa ragione sui numeri. Sulla carta vinceva sempre Di Gregorio. Le sue puntuali relazioni affondavano le considerazioni dei ‘tecnici’ dell’assessorato al Bilancio. Nei fatti Emanuele, alla fine, aveva sempre la meglio: non per suoi particolari meriti, ma perché, per la politica siciliana dell’epoca, incarnava il sogno – che diventava realtà – di una finanza pubblica allegra al servizio delle clientele più fantasiose.
E oggi? Enzo Emanuele si è dileguato, lasciando tutto nelle mani di personaggi che sembrano più confusi che persuasi (la finanza pubblica è una scienza: si deve conoscere, impossibile improvvisare). ‘Aggiuccato’ alla direzione generale dell’Irfis, Emanuele osserva.
Mentre Salvatore Di Gregorio è sempre all’Ars. E sempre in prima fila. Con un ruolo diverso. Nessuno meglio di lui sa che la stabilizzazione dei precari siciliani è un’aporia finanziaria. Nessuno meglio di lui sa che il mutuo di quasi un miliardo che l’assessore Luca Bianchi vuole fare contrarre alla Regione, nelle condizioni critiche in cui si trova la Sicilia, è una follia.
Ma il dottore Di Gregorio, anche per il ruolo che oggi occupa – e anche per fenomeni di ‘rifrazione’ politica – non può parlare. Come in fisica, infatti, anche nella morale politica la velocità di propagazione della verità cambia quando passa da un mezzo (politico) ad un altro mezzo (politico).
Insomma, fare le pulci al Governo di Totò Cuffaro era giusto e sacrosanto: era l’onda da cavalcare come i surfisti dell’oceano. Ma fare le pulci, oggi, all’assessore Luca Bianchi che, per conto della grande ‘Sinistra’ italiana, vuole fare ancora più grande – e soprattutto più ‘leggera’ – la Sicilia, no, questo giammai!
Da qui la ‘rifrazione’ della verità: il ‘mezzo politico’ è cambiato: e la ‘verità’ pure. Non resta – per dirla sempre con Pirandello – che la ‘corda civile’, quella corda che salva le apparenze…
Ben venga, allora, il mutuo da quasi un miliardo di euro per pagare non si sa quali debiti. Ben vengano, per i siciliani, Irpef e Irap ai massimi livelli. Diciamolo pure: la ‘Sinistra’, anche se un po’ ‘truffalda’, val bene un indebitamento! Via, per la ‘Sinistra’, anche occupando ruoli importanti nella pubblica amministrazione, si può diventare diversamente ‘ascari’. Anche difendendo ciò che dieci anni fa si denunciava. Anzi, soprattutto difendendo ciò che prima si denunciava…
E la verità che sta dentro noi stessi, la verità che arde dentro i nostri pensieri, la verità che brucia in cuor nostro anche se non siamo credenti?
Tutto a posto, dottore Di Gregorio, Pirandello è sempre lì per salvarci: “Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la (corda) civile; per cui sta qua, in mezzo alla fronte ?. Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati ?. Non si può. Non si può… E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile e gli vado innanzi con cera sorridente, la mano protesa: ? «Oh quanto m’è grato vedervi, caro il mio signor Fifì!». Che in questo caso potrebbe essere l’assessore Bianchi…
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