Dall'ex sindaco di racalmuto
La Sicilia, lacqua e il sonno della Giustizia
dall’ex Sindaco di Racalmuto
Salvatore Petrotto
riceviamo e volentieri pubblichiamo
A proposito della privatizzazione dellacqua in Sicilia, regalata ad alcuni prenditori privati (altro che imprenditori!), assieme a tutti gli impianti e le infrastrutture del valore di diversi miliardi di euro, Riccardo Gueci, su Link Sicilia, ha colto nel segno.
E stato posto in liquidazione lEas (lEnte acquedotti siciliani), un ente pubblico che, però, continua ad operare, fornendo lacqua a 45 Comuni dellIsola, ma non potendo difendere i propri conti, se è vero che è costretto ad acquistare lacqua e a rivenderla a un prezzo più basso. Naturalmente accumulando perdite. Non sarebbe stato più logico lasciare le infrastrutture allEas invece di regalarle per 40 anni a Sicilacque che ora rivende allEas lacqua che è già dei siciliani?
In questi mesi ne abbiamo dette di cotte e di crude, in materia di acqua, sul ruolo della Regione siciliana retta da Raffaele Lombardo e dai suoi seguaci, quali lavvoccato Gaetano Armao, allorquando soffiarono la gestione delle risorse idriche nellAgrigentino agli enti pubblici.
Ciò avvenne attraverso una società catanese, lAcost, nelle mani, del Presidente Lombardo e di suo fratello Angelo, per garantire la cessione degli impianti e del servizio per trentanni a Marco Campione, lattuale amministratore delegato e azionista di maggioranza, con il suo 51%, della società Girgenti Acque.
Per raggiungere tali risultati fu necessario lapporto fattivo di dieci Comuni che erano, contemporaneamente, soci di Campione e membri del consiglio di amministrazione e dellAssemblea dellAto idrico.
In altri termini, come detto più volte, quei Comuni, con Agrigento in testa, in pieno conflitto dinteresse, si auto aggiudicarono il servizio idrico per trentanni, asserviti comerano al regime delle privatizzazioni selvagge.
Venti Sindaci – ed io tra questi – si opposero con tanto di ricorsi e di denunce penali, contro unaggiudicazione avvenuta, previo parere dellavvocato Gaetano Armao.
A nostro avviso furono violate una serie di norme di legge, in materia di procedure di gara, di illegittima diminuzione del capitale sociale dellunica società partecipante, oltre che del già citato conflitto di interesse, in cui versavano i dieci Comuni genuflessi al cospetto di Girgenti Acque e dei suoi onnipotenti rappresentanti che facevano capo al Presidente Lombardo.
Lamministratore delegato di Girgenti Acque dellepoca, il catanese e lombardiano Giuseppe Giffrida, riuscì a mettere tutti quanti nel sacco, promettendo a destra ed manca posti di lavoro, incarichi e servizi e persino soldi, come mi consta personalmente!
Annegò unintera provincia inondandola di promesse clientelari, riuscendo ad ottenere la stipula di uno scellerato contratto, firmato dallallora Presidente della Provincia Regionale di Agrigento, lattuale deputato nazionale, lalfaniano Vincenzo Fontana.
Non ci stancheremo mai di ricordare queste vicende, anche perché abbiamo sperimentato a nostre spese che cosa significa mettere in evidenza queste nefandezze.
Io ho avuto lardire di presentare, infatti, una dettagliata denuncia alla Procura della Repubblica di Agrigento su queste spericolate scorribande societarie Agrigentine e Catanesi.
Recentemente, di queste cose ne ha parlato pure il Maggiore dei Carabinieri Arcidiacono, nel corso dellultima udienza del processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo.
E fu proprio Angelo che era amministratore della società di gestione dei servizi idrici catanesi, lAcoset, che cedette il suo posto nel consiglio di amministrazione allorquando fu eletto deputato nazionale, a Giuseppe Giuffrida, uomo, ovviamente, vicino ai fratelli Lombardo.
Il lombardiano Giuffrida, da navigato faccendiere qual è, riuscì a realizzare una tortuosa combine societaria, assieme a Marco Campione di Agrigento, già condannato in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione e sotto processo per la vicenda dellutilizzo del calcestruzzo depotenziato, usato per costruire lOspedale di Agrigento e per tanto altro ancora.
Dopo una girandola di compravendite di azioni societarie, di fatto più che di diritto, come denunciato, acqua, immobili, infrastrutture ed impianti, anche ad Agrigento e provincia, sono transitati, in maniera del tutto gratuita, dal pubblico ad un privato dal cognome che a tanti ha fatto ben sperare.
Si chiama infatti Campione e tale è stato anche nel distribuire incarichi, servizi e lavori in maniera del tutto sganciata dalle regole della pubblica amministrazione. Sta usufruendo di un immenso patrimonio a lui regalato dalla premiata ditta Fratelli Lombardo e company, come si evince anche dalle dichiarazione del Maggiore dei Carabinieri Arcidiacono.
La ditta Campione, adesso, si appresta a ricevere anche, quale ulteriore bonus, preziosissimo benefit, centinaia di miliardi di euro di finanziamenti pubblici europei, che potrà utilizzare, spendere e spandere, direttamente, senza alcuna gara pubblica!
Un capolavoro di ingegneria societaria reso possibile dagli autonomisti di Sicilia che, anche in questo caso, hanno regalato immobili, impianti e patrimonio, così come è avvenuto con lEas, costretto a cedere tutto in cambio di una montagna di debiti, a Sicilacque spa.
E la storia di sempre, gli utili, i guadagni ed i patrimoni se li sono fregati i privati e le perdite sono state scaricate sulla Regione, ossia su noi cittadini contribuenti!
Bravi no!
A Catania, od a Caltanissetta con Caltacque, ad Agrigento con Girgenti Acque, ed in tutta la Sicilia hanno vergognosamente regalato, come giustamente ricordava Riccardo Gueci, 55 anni di lavori, di creazione di infrastrutture, dighe, condotte ed i patrimoni di una miriade di consorzi pubblici siciliani costati a noi cittadini di questa Isola decine di miliardi di euro!
Sapete come è andata a finire a chi, come me, quando ero sindaco di Racalmuto, e mi sono opposto con denunce in sede civile, amministrativa, penale e con campagne di stampa a questi scandali miliardari riguardanti anche le illegalità commesse nellaltro maleodorante settore, quello dei rifiuti?
Per ritorsione,sono stato massacrato, attraverso decine di calunniose denunce penali. Lo scorso anno mi sono dimesso da sindaco. Il mio Comune è stato sciolto per delle presunte infiltrazioni mafiose e, addirittura, hanno chiesto al Tribunale Civile di Agrigento la mia incandidabilità.
Il tutto per stoppare larrembante azione di protesta morale e civile che ho portato avanti attraverso internet, Link Sicilia e qualche emittente televisiva agrigentina.
Lasciatemi concludere queste mie considerazioni evocando Ignazio Silone ed il suo capolavoro letterario, Fontamara.
E Dio sa quanto storicamente amara è stata da sempre al Sud la storia di noi cafoni, quando osiamo sfidare i poteri deviati dello Stato e delle sue articolazioni periferiche.
I guardiani del regime vengono sguinzagliati per accanirsi e scatenarsi contro chi, come me, professa da sempre quel pensiero eretico proprio di chi crede nella gestione pubblica dei servizi, quali acqua, rifiuti ed energia.
Ma i soliti poteri feudali, ammantati di falsa democrazia, da un regime politico-affaristico allaltro si riciclano sempre!
Sono così scoraggiato che ancora una volta sono costretto a dare ragione al mio più illustre concittadino, Leonardo Sciascia, quando sosteneva che la nostra Terra è Irredimibile!
Come sempre vengono asservite intere popolazioni, alla stregua di ciò che avviene in Africa. Ieri i nobili Gattopardi ed i gabelloti, oggi le iene e gli sciacalli, quali taluni professionisti dellantimafia degli affari, come ha avuto modo di sostenere il vicedirettore del Foglio di Giuliano Ferrara, Giuseppe Sottile, su Live Sicilia, riferendosi al senatore Giuseppe Lumia. Si tratta dello stesso Lumia o forse no, visto che ha cambiato molte idee sulla gestione della cosa pubblica che per lui adesso deve diventare cosa privata?
Lumia, chi era costui, ruminava fra se Don Eh sì, è lui! Lex Presidente della Commissione Nazionale Antimafia, il massimo garante in Sicilia della gestione dei rifiuti, dellacqua, dellenergia, della sanità, dei porti, della formazione professionale e di quantaltro è stato sfasciato dal Governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo, per regalare tutto ad alcuni predatori privati.
Dobbiamo continuare ad essere trattati come i soliti schifosi cafoni, schiavi di chi ci ruba le risorse del nostro territorio? Ancora una volta dobbiamo soccombere, essere mortificati nel più profondo della nostra dignità di esseri umani; resi poveri e morti di fame a causa delle truffe miliardarie realizzate con la gestione della nostra acqua pubblica dei rifiuti e dellenergia?
Da qualche decennio a questa parte, per favorire ingiustamente, alcune società private politicizzate che si fa? Si sfasciano le società ed i consorzi pubblici, si fanno fallire i Comuni e poi si predica e si strombazza in lungo ed in largo, attraverso i grandi media e la stampa nazionale che la gestione pubblica non funziona e che bisogna privatizzare tutto compresa lacqua ovviamente e, prossimamente, anche laria che respiriamo!
Dimenticando che il boom economico, in Italia, tra la fine degli anni 50 e gli inizi degli anni 60 cè stato grazie principalmente alle aziende pubbliche, con in testa lENI (Ente Nazionale Idrocarburi) di Enrico Mattei, anchegli vittima del regime delle privatizzazioni ante-litteram, tenuto in piedi dalle multinazionali del petrolio, le famigerate sette sorelle.
Consci di rischiare ancora una volta di zappare allacqua e seminare al vento, ci affidiamo alla pagina letteraria e confidiamo nel potere delle idee, piuttosto che nel potere di ciò che una volta veniva definito lo sterco del diavolo, ossia il vile denaro.
Fateci caso, siamo negli anni Trenta del Novecento, in piena era fascista ed a Fontamara, noi cafoni del Sud, tentavamo anche allora, disperatamente, di lottare per difendere lacqua pubblica, così come avviene ancora oggi nella Sicilia di Raffaele Lombardo
Da: http://library.thinkquest.org/28490/data/italiano/libri/fontamara.htm
La nuova realtà politica colpisce Fontamara in due punti vitali: l’energia elettrica e l’acqua. La prima è stata tolta al paese perché i Fontamaresi da tempo non pagavano i canoni, né avevano di che pagarla.
Del resto essi non hanno molti rimpianti, essendo stati abituati da tempo ad usufruire del chiaro di luna.
Ma, senza l’acqua, quei poveri contadini sono destinati a morire di fame. Ed il punto focale nel romanzo è, appunto, la tragedia che ha origine da un grave sopruso commesso da un influente gerarca fascista, detto “l’Imprenditore”, ai danni dei Fontamaresi. Infatti costui aveva acquistato da qualche tempo le terre di don Carlo Magna, un grosso proprietario terriero ormai ridotto in condizioni economiche assai precarie. L’Impresario, un politico assai intrigante e abile negli affari, intende bonificare quelle povere e sterili terre facendo deviare l’unico corso d’acqua della zona, che era la vita dei Fontamaresi.
Solo per mezzo di quell’acqua i contadini da anni sopravvivevano, coltivando i campi irrigui sottostanti nella valle.
Ma nessuno può fermare l’Imprenditore, uomo senza scrupoli, politicamente sostenuto dai fascisti e dai signori locali; tanto più ora che egli è diventato podestà del capoluogo. I Fontamaresi sono povera gente, ingenua, impotente da sola a far fronte alle mire ambiziose di questo spregiudicato uomo senza scrupoli. Per di più egli ha la connivenza della classe dirigente locale, tra cui don Circostanza, don Abbacchio, il cavalier Pelino, i quali operano in suo favore, cercando di convincere il popolo alla nuova situazione politica.
Dinanzi al furto dell’acqua, tanto preziosa per loro, i contadini reagiscono immediatamente, ma interviene don Circostanza, il quale, d’accordo col notaio, si burla della povera gente dividendo l’acqua in parti “uguali”: tre quarti andranno all’Impresario e gli altri tre quarti ai contadini! Lì per li i contadini non comprendono la beffa, ma ben presto sono costretti alla fame per il furto “legale” della loro acqua. Di qui i torbidi e la rivoluzione.
Nella foto di prima pagina un’immagine della diga di Piana degli Albanesi tratta da polipesca.com
Sopra, un’immagine della diga Olivo ad Enna tratta da polipesca.com
Foto del libro Fontamara trattada silone.it