La Sicilia alle urne senza passione

Leggendo Czeslaw Milosz, l’Abbecedario, mi imbatto in una bella pagina sul “pregiudizio”. Il pregiudizio è utile, indispensabile anche, poiché ci aiuta nelle scelte eliminando a priori il superfluo. Ci fa risparmiare energie. Riduce il campo dei nostri interessi limitandoli così allo stretto necessario. Economia di pensiero.

Sobrietà. Esso non nasce, come erroneamente si pensa, da luoghi comuni, ma è il frutto dell’esperienza fatta sul campo da chi ci ha preceduti. Suggerisce, in sostanza, quello che si può fare e quello che non si deve fare, si fonda sulla fiducia. Ovviamente, per chi ha deciso di dare un corso preciso alla propria vita.

Personalmente coltivo molti pregiudizi, cioè, lo faccio alla lettera, perché per essere sempre efficace il pregiudizio va alimentato, nutrito, coccolato. Mai abbassare la guardia. E l’oggetto dei miei pregiudizi, in genere, non si fa pregare: sempre pronto a darmi ragione, cocciutamente disponibile alla conferma di sé.

Nutro così (e non posso dire altrimenti) pregiudizi di ogni genere, nei campi più diversi, in poesia e in società, nel lavoro e addirittura in cucina, e, naturalmente, per mia fortuna anche in materia politica. Mi sento un privilegiato: traggo da quello che per molti è un tabù, la mia linfa energetica. Economizzo. Taglio. Porto all’osso. Sublimando.

Dal pregiudizio al classismo, infatti, il passo è breve, e ancora di più dal classismo all’anarchia. L’anarchico, secondo voi, non è il classista per eccellenza? Non vive della lungimiranza del pregiudizio? Non sono le sue ricchezze queste? Odia le sub-specie: razza di idioti, razza di imbecilli, razza di schiavi del sistema, razza di politici, razza di corrotti, razza di ignoranti. E, forte di questa energia, coltiva l’idea dell’attentato. Agisce in solitudine. Evita gli aggregati. E non sempre usa le bombe.

Per esempio, ha esercitato il suo sacrosanto odio in questo modo: ha annullato la scheda elettorale. Solo, nell’urna, ha emesso una sentenza storica, la sua. Quello che però non sapeva è che migliaia e migliaia di fratelli lo stavano imitando.

 

 


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