L'esame delle due mozioni di censura agli assessori scilabra e vancheri e' stata rinviato di una settimana. Rimangono i problemi sociali, economici e finanziari di una regione allo sbando, tra comuni sull'orlo del dissesto, province abbandonate, intere categorie lasciate senza risorse. E i soldi che debbono arrivare da roma? non se ne occupa nessuno
La Sicilia affonda. Ma il problema del Governo Crocetta è salvare Nelli e Linda
L’ESAME DELLE DUE MOZIONI DI CENSURA AGLI ASSESSORI SCILABRA E VANCHERI E’ STATA RINVIATO DI UNA SETTIMANA. RIMANGONO I PROBLEMI SOCIALI, ECONOMICI E FINANZIARI DI UNA REGIONE ALLO SBANDO, TRA COMUNI SULL’ORLO DEL DISSESTO, PROVINCE ABBANDONATE, INTERE CATEGORIE LASCIATE SENZA RISORSE. E I SOLDI CHE DEBBONO ARRIVARE DA ROMA? NON SE NE OCCUPA NESSUNO
Alla fine qualche cosa se la sono inventata. Non sono stati molto originali, ma in ogni caso sono riusciti a rinviare di una settimana l’esame delle due mozioni di censura – con richiesta di dimissioni – per gli assessori regionali Nelli Scilabra (Formazione professionale) e Linda Vancheri (Attività produttive).
Così ha deciso ieri – come raccontiamo in altra parte del giornale – la conferenza dei capigruppo dell’Assemblea regionale siciliana. Una decisione presa a maggioranza, con l’appoggio di un paio di parlamentari di centrodestra (Partito dei Siciliani-Mpa e Lista Musumeci) che hanno votato insieme con i parlamentari vicini al Governo di Rosario Crocetta.
La scusa per ottenere il rinvio, è noto, è stata la mancata proclamazione degli eletti alla mini-tornata elettorale nel collegio di Siracusa.
In questo passaggio politico e parlamentare sofferto ci sono due elementi che meritano di essere esaminati.
Il primo riguarda il fatto ‘tecnico’. La sostituzione dei parlamentari durante la legislatura – alla Camera, al Senato e anche a Sala d’Ercole – è, da sempre, un fatto normale. La particolarità, questa volta, sta nel fatto che il Consiglio di giustizia amministrativa (che in Sicilia – Regione autonoma – è l’equivalente del Consiglio di Stato), ha disposto la celebrazione di una mini-tornata elettorale in nove sezioni della provincia di Siracusa.
In altre parole, non c’è stata una sostituzione di uno più deputati in forza di una o più sentenze, ma la celebrazione di nuove elezioni nei nove seggi elettorali nei quali sono andare ‘smarrite’ le schede votate.
Il fatto è di per sé insolito, anche sotto il profilo giuridico. Tant’è vero che, correttamente, la presidenza dell’Ars ha sollevato davanti la Corte di Cassazione il difetto di giurisdizione. L’Ars, attraverso l’Avvocatura dello Stato, chiede se è corretto che il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) imponga la ripetizione delle elezioni in nove sezioni.
Non sappiamo quando la Cassazione si pronuncerà (se dovesse dare ragione all’Ars la mini-tornata elettorale potrebbe essere annullata).
Intanto, però, è stato applicato il volere del Cga. Con una politica siciliana che, forse, ha ‘drammatizzato’ un po’ troppo questo passaggio, per strumentalizzazione politica.
E’ noto che un deputato – Pippo Gianni – verrà sostituito da Pippo Gennuso. Ieri la Commissione elettorale di Siracusa – che è presieduta da un magistrato – non ha formalizzato l’avvenuta elezione di Gennuso (proclamazione).
Questo ritardo non cambia nulla. Anche perché – lo ribadiamo – il cambio dei parlamentari è sempre stato presente al Parlamento nazionale e siciliano.
Si è obiettato che la mancanza del plenum avrebbe reso nulla la seduta di Sala d’Ercole. Tesi esagerata. In ogni caso, per evitare confusione, sarebbe bene effettuare in tempi rapidi la proclamazione degli eletti in provincia di Siracusa (il riferimento è anche agli altri cinque deputati di questa provincia che, tecnicamente’, sono stati ‘rieletti’).
Come ha osservato giustamente ieri il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, oggi Sala d’Ercole avrebbe potuto avviare la discussione generale sulla mozione di sfiducia all’assessore Scilabra, rinviando di una settimana il voto finale.
Detto questo, alla fine, il rinvio di una settimana ci può anche stare. Ma questo non fa venire meno i problemi di un Governo che all’Ars è privo di maggioranza.
La sensazione – che forse è più di una sensazione – è che il Governo di Rosario Crocetta non solo non ha i numeri per difendere i propri assessori in Aula, ma non sembra avere i ‘numeri’ politici per governare la Sicilia.
Desta molta impressione l’assenza del Governo Crocetta rispetto ai problemi che si prospettano nella nostra Regione. Oggi il tema non è trovare dieci o quindici deputati a Sala d’Ercole in grado di garantire la maggioranza parlamentare al Governo (e questo è già un problema): oggi il vero tema è come l’attuale Governo intende affrontare le emergenza sociali, economiche e finanziarie della nostra Isola che ormai non si contano più.
Stamattina – per la prima volta nella storia della Sicilia dal secondo dopoguerra ad oggi! – scendono in piazza a protestare i titolati degli enti cattolici che si occupano di minori a rischio. E’ semplicemente incredibile che nella terra di Don Pino Puglisi, in un silenzio quasi generale, i sacerdoti e i minori con i loro genitori scendano in piazza per reclamare le risorse negate da una Regione siciliana mezzo fallita.
Noi ci rendiamo conto che ci sono problemi finanziari, anche gravi. Ma non possiamo fare finta di non vedere che mentre il Governo regionale continua a elargire una barca di soldi ai dirigenti delle società e degli enti regionali (alcuni di questi soggetti percepiscono oltre 200 mila euro all’anno e qualcuno di loro arriva anche a 300 mila euro!), ai consulenti e ad altri soggetti, si lasciano invece senza soldi i centri cattolici, diretti per lo più da sacerdoti, che – in tutta la Sicilia – si occupano dei minori a rischio.
Se proprio dobbiamo scendere nei particolari, dobbiamo dire che non si tratta di fondi regionali. Questi enti cattolici avrebbero dovuto e potuto essere pagati con i fondi del cosiddetto Piano Giovani, cioè con i soldi che l’Amministrazione regionale ha erogato – per esempio – a tre società ‘esterne’ alla Regione (Formez, Ett e Italia lavoro).
E’ semplicemente incredibile notare come per la gestione banale legata all’assegnazione di tirocini formativi siano state chiamate queste tre società – peraltro senza evidenza pubblica! – prevedendo una spesa di oltre 10 milioni di euro, mentre non si trovano i soldi per pagare chi si occupa di minori a rischio!
Questo, è chiaro, è solo una delle tante emergenze sociali di una sempre più disastrata Sicilia.
Basti ricordare gli operai della Forestale lasciati senza soldi, gli enti che operano in agricoltura con il personale senza stipendi (Esa, Consorzi di bonifica, Istituto zootecnico e via continuando). A cui si sommano tutte le vertenze aperte, a cominciare dalla formazione professionale.
Poi ci sono le vertenze non gestite direttamente dalla Regione, ma per le quali occorrerebbe la presenza di un Governo regionale in grado di trattare con le aziende che vogliono lasciare la Sicilia.
Lascia di stucco, ad esempio, l’indifferenza verso l’emergenza che si sta creando nel mondo dei call center della Sicilia. Dove migliaia di persone – e sono tutti siciliani, giovani, ma anche quarantenni e cinquantenni – che rischiano di perdere il lavoro.
Poi ci sono l’agricoltura allo sbando, l’artigianato in crisi, i Comuni siciliani sull’orlo della bancarotta, le Province regionali commissariate e lasciate senza soldi e via continuando con le emergenze.
Ebbene, davanti a tutti questi problemi che si aggravano di giorno in giorno, l’unica cosa che l’attuale Governo regionale ha fatto, da quindici giorni a questa parte, è ricercare le soluzioni per salvare le poltrone delle ‘assessore’ Nelli Scilabra e Linda Vancheri.
Tutto questo – l’abbiamo scoperto ieri – mentre il Governo nazionale non ha ancora erogato alla Regione siciliana 550 milioni di euro promessi con solenne impegno lo scorso giugno. Quatto mesi dopo nelle ‘casse’ della Regione non c’è ancora nulla. Ma il problema del presidente Crocetta sono le poltrone della Scilabra e della Vancheri!
Tutto questo mentre il Governo Renzi, a Roma, annuncia una manovra da 30 miliardi di euro, per i due terzi da finanziarie (con nuove tasse, dicono le opposizioni: e non hanno torto), senza aver prima dato alla Sicilia ciò che le spetta.
Ma stranamente, un Governo regionale che faccia notare al signor Renzi questo piccolo ‘particolare’ non c’è.