Ieri, nell'aula magna della facoltà di giurisprudenza dell'ateneo palermitano è stata letta la relazione orale per l'udienza di parificazione sul rendiconto generale della regione siciliana per l'esercizio 2012. La relazione è stata predisposta dalle sezioni riunite della corte dei conti quale organo magistratuale chiamato ad offrire all'assemblea regionale siciliana ed al governo dellisola le proprie indicazioni e le proprie riflessioni allo scopo di contribuire al miglior modo di gestire le finanze pubbliche.
La Sicilia affonda. Crocetta non guida la Regione, ma il Titanic…
Ieri, nell’aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo palermitano è stata letta la Relazione orale per l’udienza di parificazione sul Rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio 2012. La relazione è stata predisposta dalle Sezioni riunite della Corte dei Conti quale organo magistratuale chiamato ad offrire all’Assemblea regionale siciliana ed al Governo dellIsola le proprie indicazioni e le proprie riflessioni allo scopo di contribuire al miglior modo di gestire le finanze pubbliche.
Funzione di grande rilievo sottolineato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale, numero 60 del 2013, in forza dell’articolo 2, comma 1, della legge costituzionale n.1 del 2012. La cosiddetta legge del ‘pareggio di bilancio’, che richiama il complesso delle pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione Europea, ad assicurare l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.
Allo scopo di esercitare al meglio lo spirito di ausiliarietà, la relazione delle Sezioni riunite della Corte dei Conti auspica la riattivazione della collaborazione con l’organo legislativo regionale al fine di poter offrire la propria esperienza in fase di discussione parlamentare del bilancio regionale piuttosto che ex post, cioè a cose fatte.
Nel merito dell’analisi del rendiconto finanziario per l’esercizio 2012, i risultati conseguiti dalla Sicilia nell’anno trascorso evidenziano uno scenario particolarmente preoccupante sia dell’andamento economico che all’evoluzione della finanza pubblica, relativamente all’andamento economico generale il 2012 che ha fatto registrare un ulteriore riduzione del Prodotto interno lordo del 2,7 per cento (fonte Banca d’Italia per la Sicilia).
Questo calo ha prodotto automaticamente la contrazione delle entrate tributarie per la quota spettante alla Regione siciliana con immediate refluenze sulla previsione delle entrate del bilancio regionale. Queste riduzioni sono calcolabili, rispetto alle previsioni, di 1128 milioni di euro per le entrate correnti e di 1223 milioni di euro per quelle in conto capitale. Tale calo è la risultante degli effetti negativi fatti segnare da tutti i settori produttivi, in particolare dal settore industriale e dall’edilizia. Due ambiti manifatturieri che hanno di conseguenza provocato l’incremento del tasso di disoccupazione, in totale al 18,6 per cento ed addirittura al 51,3 per cento per i giovani. In pratica un siciliano su sei non lavora e tra i giovai uno su due è disoccupato.
Gli effetti complessivi della gestione di competenza del bilancio regionale fanno registrare un saldo netto da finanziare ed il conseguente ricorso al mercato rispettivamente di 2944 e 3155 milioni di euro. Il saldo, poi, tra entrate e spese correnti presenta un valore negativo di 1.099 milioni di euro, superiore al già rilevante -1075 milioni dell’esercizio precedente.
Sul versante della gestione di cassa i saldi sono positivi per la ragione che non si fa fronte al pagamento degli impegni di spesa. Un solo dato: sulle somme impegnate per un valore di 18.536 milioni di euro ne sono stati pagati 11.627 milioni, ottenendo un risparmio di 6.909 milioni di euro, cioè il 38,8 per cento
La relazione della Corte dei Conti dall’esame dei dati di bilancio rileva quattro punti di non poco interesse. Il primo riguarda la decurtazione, da parte dello Stato, di 914 milioni di euro detratte dalle entrate tributarie quale concorso della Regione al perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica nazionale, spending revieu; il secondo fa riferimento al fatto che la spesa corrente regionale continua ad essere alta (15.447 milioni di euro nel 2012 e 15.584 nel 2011), dimostrando che su questo versante la gestione non abbia inciso minimamente; il terzo riguarda l’indebitamento della Regione che, a fine 2012, si è attestato a 5.385 milioni di euro, una soglia preoccupante sia per il continuo aumento degli oneri e sia per l’indicatore del debito pro capite che ha raggiunto il valore di 1.077 euro; il quarto attiene all’avanzo di bilancio che nel 2012 ammonta a 6.332 milioni di euro con una forte riduzione rispetto all’anno precedente del 23 per cento (8.189 milioni).
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