Ieri l’annuncio da parte dei sindaci delle Madonie dell’occupazione a oltranza delle sedi comunali finché il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha disposto la chiusura del punto nascita di Petralia Sottana, non verrà in Sicilia a «verificare con i suoi occhi la situazione di disagio per i cittadini» e una lettera inviata al ministro stesso in cui hanno spiegato il loro “no” a questa decisione. Oggi è arrivata la risposta da Roma: «Cari sindaci – scrive Lorenzin – ho letto con attenzione il vostro appello e la mia sensibilità di ministro, donna e madre mi impone di rispondervi immediatamente, in modo molto chiaro, franco e diretto, facendomi io portavoce delle istanze delle donne dei vostri comuni. Faccio io un appello a voi e alla Regione Siciliana, così come a tutte quelle che ancora non hanno le carte in regola sulla rete delle nascite, di creare le condizioni perchè le donne di Petralia, Alimena, Blufi, Bompietro, Castellana Sicula, Ganci, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Polizzi Generosa vivano con gioia e in sicurezza il momento più bello della loro vita. Lo faccio apertamente – continua – con il dolore che provo per quelle famiglie che in queste ore stanno piangendo figlie, mogli e bimbi per tragedie avvenute in grandi ospedali che pur avevano i requisiti standard di sicurezza. Ricordando a me stessa e a tutti voi che di parto si muore ancora e si può morire».
Poi il disappunto per la condizione in cui versano quei paesi, «Non è accettabile che un’intera zona del territorio italiano oggi viva il disagio di avere un punto nascita privo della garanzia della presenza in guardia attiva h24 di ginecologi, pediatri/neonatologi ed ostetriche. È stata la stessa Asp di Palermo – prosegue il ministro – nell’analisi presentata al tavolo del Comitato Percorso Nascita Nazionale a sottolineare l’inadeguatezza in termini di sicurezza del punto nascita di Petralia. La Regione Siciliana ci ha fornito un documento i cui dati dicono in modo inequivocabile che le famiglie hanno già scelto ospedali più sicuri, non quello più vicino, dove fare nascere i loro bambini. Era il 16 dicembre del 2010 quando nell’Accordo Stato-Regioni anche la Sicilia firmava i requisiti operativi, tecnologici e di sicurezza in cui ogni punto nascita doveva operare. Tra proteste e proroghe sono trascorsi oltre 5 anni, senza che nulla cambiasse. Le donne, sono sicura, non vogliono promesse e passerelle».
Il vicesindaco di Castellana Sicula Vincenzo Lapunzina rilancia «Quello del ministro – dice a MeridioNwes – è un j’accuse alla Regione chiaro e netto, ma che non può certo ricadere sui cittadini. Non possiamo subire le conseguenze dell’immobilismo di chi ha guidato l’assessorato in questi anni. Apprezzo la chiarezza ed il modo con cui ha indicato le precise responsabilità e incapacità e credo che questo sia un messaggio esplicito. Spero che Ie partorienti e tutto il popolo delle Madonie facciano valere i loro diritti chiedendo e pretendendo che nelle prossime ore si metta in sicurezza, secondo le indicazioni indicate dal Ministro nella lettera». Poi Lapunzina susserisce una psibile soluzione, escludendo in partenza l’espletamento di concorsi «Passerebbe troppo tempo – conclude – . Una soluzione potrebbe essere individuata nel fare virtù dell’accorpamento delle ostetricie di Termini e Petralia. Ma subito dopo i responsabili devono lasciare le poltrone».
La risposta del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla . Ne è convinto
Secondo il sindaco di Petralia Sottana, Santo Inguaggiato, la lettera dei sindaci delle Madonie è «un gioco a scaricabarile» sulla Regione siciliana e sull’Azienda sanitaria provinciale di Palermo. «Il ministro non affronta la questione vera: la disparità di trattamento tra il punto nascita di Petralia e quelli di Bronte e Licata» ai quali è stata concessa la deroga «in ossequio a vecchie logiche feudali che nulla hanno a che vedere con la sicurezza». Da qui l’appello a Palazzo d’Orleans e all’Asp a predisporre «subito, con la disponibilità manifestata dal ministro, gli interventi necessari, di adeguamento delle strutture e organizzativi per la riapertura immediata del punto nascita».
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