LA RIFLESSIONE/ Blue Sea Land occasione unica per la Sicilia che guarda al futuro nel Mediterraneo

A QUALCHE SETTIMANA DALLA CHIUSURA DELLA MANIFESTAZIONE QUALCHE SPUNTO SUI TEMI DI GRANDE ATTUALITA’ SOLLEVATI NEL SILENZIO GENERALE: DAL TONNO ROSSO ALL’INTEGRAZIONE FINO A UNA NUOVA IDEA DI TURISMO

A qualche settimana dal Blue Sea Land – manifestazione andata in scena tra Mazara del Vallo, Palermo e Gibellina – proviamo a illustrare qualche considerazione sugli scenari mediterraneo, con riferimento alla Sicilia.

Intanto segnaliamo l’importanza di questa manifestazione che forse avrebbe meritato di essere ‘raccontata’ in modo meno tradizionale per la gran mole di sputo culturali, sociali ed economici che ha offerto.

Sul fronte economico, ad esempio, è passato in secondo piano un aspetto che pure, la la nostra Isola, dovrebbe essere molto importante e che, invece, viene sottovalutato dalla politica siciliana: la Pesca.

Se già la politica siciliana – soprattutto negli ultimi sei anni – ha praticamente abbandonato l’economia, si può dire che la pesca, in questo desolante clima di abbandono, sta dietro a tutti.

Le Marinerie siciliane sono in crisi, piegate dal caro-carburante, da un mare sempre meno pescoso perché sfruttato irrazionalmente, da regolamenti comunitari cervellotici e, spesso, legati a interessi delle grandi multinazionali (alle quali l’Unione europea non è estranea: anzi!) e dalla totale assenza di politiche sulla pesca (si pensi all’arretratezza della zootecnia marina nella nostra Isola, che pure potrebbe essere la chiave di volta per rilanciare questo settore).

Eppure, in uno scenario di crisi, nel silenzio generale, Blue Sea Land, ad esempio, ha aperto una finestra sulla pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo, che per la Sicilia potrebbe essere occasione di rilancio delle Marinerie.

Come ha raccontato Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto della Pesca di Mazara del Vallo e animatore di questa manifestazione internazionale, esiste la possibilità, in questo momento, di catturare più tonni di quanto prevede il regolamento dettato dall’Iccat (l’organismo internazionale che presiede alla pesca dei grandi pesci pelagici).

Questo perché nel Mediterraneo è cresciuta la presenza di Tonno Rosso del Mediterraneo rispetto al passato. L’Italia, e in particolar modo la Sicilia, devono rivendicare in Europa più quote tonno.

Per la cronaca, va detto che l’Iccat, ogni anno, assegna ad ogni Paese una quota di Tonno Rosso da poter pescare. Il dubbio è che anche l’Iccat – con i tempi che corrono – possa non essere più ‘terzo’ rispetto ai grandi interessi internazionali che ruotano attorno al Tonno Rosso del Mediterraneo, considerato tra i migliori al mondo e molto richiesto dal mercato giapponese.

Visto che parliamo di economia, ricordiamo che il Giappone ha un deficit pubblico doppio rispetto a quello dell’Italia. Ma siccome non è governato da una banca privata come la Bce (Banca centrale europea), ma da persone che perseguono l’interesse del proprio Paese, ha un economia florida, del debito pubblico se ne frega e paga il Tonno Rosso del Mediterraneo a un prezzo di gran lunga superiore ai prezzi di tutti i mercati europei.

Ovviamente, l’Italia – che ormai è nelle mani dell’Unione europea controllata dalla Germania e dalla Bce – non conta nulla nemmeno nella pesca del Tonno Rosso del Mediterraneo.

Così assistiamo alle grandi multinazionali che, con proprie imbarcazioni, catturano gli esemplari di Tonno Rosso del Mediterraneo (ricorrendo a reti di circuizione e avvistando i branchi di Tonno Rosso con gli aerei). Mentre all’Italia vengono assegnate quote striminzite, con le stesse forze dell’ordine italiane che – su indiretto input di chi oggi comanda in Europa – appioppa multe salatissime ai nostri pescatori se catturano qualche esemplare in più!

Tutto questo mentre a qualche miglia marina di distanza le imbarcazioni delle multinazionali si fanno i classici ‘bagni’ con le navi-fattorie, vendendo gli esemplari di Tonno Rosso al Giappone e incassando – è prorpio il caso di dirlo – barche di soldi.

Oggi, in Italia, l’unico luogo dove queste cose sono emerse è stato  al Blue Sea Land, durante l’expo dei distretti agroalimentari del Mediterraneo, dell’Africa e del Medio Oriente allargato. Sul Tonno Rosso del Mediterraneo Tumbiolo è stato chiarissimo, chiedendo a chiare lettere la rivisitazione di una normativa che oggi penalizza l’Italia e, soprattutto, le Marinerie siciliane: “Basti pensare – ha detto Tumbiolo – che in Puglia hanno le quote tonno, ma a loro non interessano. Il nostro mare è soffrente per la presenza massiccia di tonni che sta intaccando l’ecosistema marino”.

Però c’è chi ci sta guadagnando un sacco di soldi. E tra questi non ci sono i pescatori siciliani. Ci vorrebbe un Governo regionale per occuparsi di questi problemi. Ma un Governo regionale serio, oggi, in Sicilia, non c’è.

Al Blue Sea Land hanno partecipato 22 delegazioni straniere. Non è poco in una Sicilia nella quale le manifestazioni internazionali che affrontano problemi economici si contano sulla punta delle dita.

Nell’ambito della manifestazione è stato assegnato il premio Idrissi: premio istituito nel 2011 e intitolato alla memoria del geografo arabo del XII secolo. Il premio – che non ha più il patrocinio di una sempre più scalcagnata Regione siciliana – è stato organizzato da “Hub Sicilia internazionale” in collaborazione con il Comitato dei rettori delle università siciliane. Il comitato internazionale, presieduto dal tunisino Nadir Haziza, ha premiato per la Riva nord, il professore Leonardo Urbani; per il Maghreb, Wided Bouchamaoui, presidente dell’Utica, l’Unione degli imprenditori tunisini.

In un contesto da veri “Stati generali”, Blue Sea Land ha stretto in un unico abbraccio spunti economici, culturali e spirituali di tutto un mondo in evoluzione: un mondo che guarda al Mediterraneo come orgoglio e speranza del patrimonio umano. E che, oltre a mettere a frutto le “energie per la vita” dei Popoli per “nutrire il Pianeta” ha anticipato di ben sei anni l’Expo di Dubai 2020, provando a “connettere le menti per creare il Futuro”.

Il focus illuminatosi sull’economia “Blue”, evoluzione di quella “green”, è culminato nella centralità del tema della dieta mediterranea quale stile di vita olistico. E anche nell’esempio di integrazione tra popoli diversi: e in questo la Sicilia è esempio di storia e di vita.

Una moderna e competitiva visione del nuovo concetto di turismo è stata posta come “driver” di performante trasversalità degli elementi di punta da fondere insieme. Con l’obiettivo di valorizzare funzionalmente l’inestimabile tesoro di identità della storia e della consistenza di territori e popoli della Sicilia. Un tesoro di storia, cultura e tradizioni posto come linfa vitale e cuore pulsante di ogni sviluppo concretamente prospettabile, a partire dalla condizione attuale e dalle forze in campo all’insegna della “Strategia generale Sicilia Halal”.

Interessante il panel a chiusura della manifestazione coordinato da Giada Lupo (Delegata Sicilia Federturismo nazionale per Expo 2015-Pres. EBIT Sicilia), ha dato spunto e traccia operativa, nel dialogo con Carlina Albanese (Università Roma- La Sapienza), Tina Eriksson (Gambero Rosso International), Shakeela Maryam (già Ministro della Salute delle Maldive), Antonio Barreca (Dir. Federturismo nazionale), Marcella Pedroni (Fiere di Parma), Mario Mancuso (Monte dei Paschi di Siena- div. Corporate), Antonio Falcone (Pres. assoc. Mediterraneo Unito), Caterina Di Chiara (Pres.Inner Wheel Palermo- Pres. Imprenditoria femminile CCIA Palermo).


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