La protesta di Pioletti

E’ polemica sulla ripartizione dell’organico docente e del personale (e delle relative risorse) per il prossimo triennio deliberata dal Senato Accademico il 29 marzo, dando seguito alla richiesta del Ministero che esigeva la programmazione entro la fine del mese, due giorni dopo. Una decisione che ha visto un solo voto contrario, quello del preside di Lingue Antonio Pioletti e l’astensione degli studenti senatori accademici.

 

Pioletti, infatti, venerdì scorso ha reso pubblica la sua posizione. Il preside di Lingue ha fatto circolare per l’Ateneo, via e-mail, i motivi della sua contrarietà alla decisione. I toni non sono per niente morbidi, anche perché secondo Pioletti si penalizzano le Facoltà che soffrono uno squilibrio nel rapporto docenti-studenti.

 

Con scelte come quella adoperata dal Senato accademico, secondo Pioletti, non si lavora nella direzione dello sviluppo dell’Ateneo, che secondo quanto riferisce il preside di Lingue ha perso peso (da 3% a 2,56%) nella ripartizione dei fondi aggiuntivi del Ministero. E quindi avrebbe perso anche una quota di finanziamento.

 

Per il preside di Lingue non si è fatta una programmazione che tenga conto di “una griglia di criteri, fra i quali certamente anche i pensionamenti, ma fra i quali non poteva mancare nella dovuta proporzione quello del rapporto docenti-studenti”, scrive Pioletti. Nessuna “istruttoria documentata e collegiale”, nessuna “consultazione delle Organizzazioni Sindacali”. Invece, afferma il preside, «si delibera proprio a ridosso della scadenza del 31 marzo, si enuncia un criterio (quello della previsione dei pensionamenti con qualche aggiustamento), si comunicano i numeri per le Facoltà, senza esibire alcuna “carta”, senza portare i dati di quanto le Facoltà abbiano realmente investito del budget precedentemente assegnato per valutazioni comparative». Dal Rettorato nessuna replica, almeno per adesso.

 

Nella sua esternazione Pioletti chiede che si ridiscuta il tutto, pur precisando di non parlare per interesse personale – Lingue sarebbe una delle facoltà più penalizzate dalla programmazione. «Una Programmazione così delicata avrebbe dovuto richiedere il mettere decisamente al primo posto l’interesse generale dell’Ateneo – sostiene il preside di Lingue – avrebbe dovuto richiedere una griglia di criteri, fra i quali certamente anche i pensionamenti, ma fra i quali non poteva mancare nella dovuta proporzione quello del rapporto docenti-studenti. Più d’una Facoltà del nostro Ateneo risente, rispetto a siffatto rapporto, di uno squilibrio che la colloca al di sotto della media nazionale. Questo dato dovrebbe essere al centro dell’attenzione non solo delle Facoltà interessate, ma dell’intero Ateneo. Non si possono, infatti, ignorare il nuovo modello per la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (si veda Nota del Miur del 21 marzo) e i criteri adottati dal Ministero nella distribuzione dei fondi aggiuntivi (Finanziaria 2004 per 29milioni di euro e Finanziaria 2005 per 280milioni di euro), che ha visto l’Ateneo passare dal 3% ca. al 2,56% del sistema universitario. Il diminuito peso dell’Ateneo nasce proprio da alcuni parametri relativi alla “domanda di formazione” e ai “risultati dei processi formativi” che non sono stati oggetto di un’analisi seria che avrebbe portato, se effettuata, a scelte e correttivi più meditati rispetto al parametro utilizzato per la Programmazione approvata. Un Preside, di per sé, ha il diritto-dovere di prestare attenzione alle esigenze della propria Facoltà. In questo caso, si aggiunge ed è preminente l’interesse di tutto l’Ateneo. Si tratta di un interesse che riguarda anche quelle Facoltà per le quali, nella Programmazione approvata, non si è tenuto conto del fatto che il loro organico docente non può essere fotografato alla fase antecedente all’istituzione del numero chiuso (il riferimento sembra essere indirizzato a Medicina, ndr). Allorché, infatti, l’Ateneo, sulla base dei nuovi criteri di finanziamento, viene penalizzato, la penalizzazione riguarda tutti. Non si può eludere questo dato con politiche e con prese di posizione riduttive». A chiudere la nota di Pioletti, l’invito a evitare «guerre tra poveri» quanto, piuttosto, a una «meditata logica solidale tra le facoltà e che sia fondata su parametri discussi e condivisi in modo collegiale, può portare al rilancio e allo sviluppo dell’Ateneo».


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