«La politica? È meglio della satira»

Le colazioni del secondo e terzo giorno del Festival internazionale del giornalismo sono state accompagnate dalla rassegna stampa del blogger Antonio Sofi e del satirico commentatore di Exite e collaboratore della trasmissione “Parla con me” di Serena Dandini, Diego Bianchi, alias Zoro. Esilarante la loro analisi dei giornali italiani pieni di articoli con le caratteristiche di veri e propri testi comici. Abbiamo parlato di questo e del festival con Zoro per i corridoi dell’Hotel Brufani.

Ascoltandoti stamattina sembra proprio che tu non inventi nulla, che tutto ti sia offerto dalla quotidianità. Chi sono i tuoi migliori autori?
«Quando ricevo complimenti per i miei video, per i miei lavori, di solito rispondo che ho degli autori che mi offrono contenuti ora dopo ora. Io ci metto del mio, ma spesso ciò che succede nella politica italiana supera ogni satira, ogni immaginazione. Ad esempio la dichiarazione del senatore del Pd Zanda come sintesi della Direzione nazionale del Pdl, secondo cui “Nel Pdl non c’è dialettica”, fa molto ridere. Ho capito dove vuole arrivare con quella frase, vuole dire che il partito è di uno solo, ma non lo si può ammettere dopo quello che è successo».

Cosa pensi dello scontro Fini-Berlusconi?
«Personalmente mi è piaciuto molto lo “scazzo” di ieri: è stato bello dal punto di vista dello spettacolo e anche politico. Se le sono dette in faccia davanti a tutti, viva la sincerità! Trovo notevole anche la scelta di fare la diretta televisiva. È chiaro che era un trappolone per Fini, ma non ci si è trovato in mezzo per caso, sapeva che avrebbe fatto quella fine. Si è giocato tutte le carte».

Ti stai divertendo al festival?
«Purtroppo ho visto pochi eventi, la mattina ho fatto la rassegna stampa e quindi non ho avuto tempo. Di pomeriggio ho provato a seguire degli incontri, ma non c’erano più posti. Volevo ascoltare Ezio Mauro, ma non sono riuscito nemmeno ad entrare».

Come racconterebbe Zoro il festival?
«Mi è parso di vedere che c’è molta voglia di fare giornalismo. In Italia il problema dell’informazione è molto sentito, se è vero che c’è così tanta gente che vuole farla. Il dubbio che posso avere, nel momento in cui immagino di fare un video sul festival, è che se parlassi con tutti gli aspiranti giornalisti ovviamente nessuno mi direbbe “voglio scrivere un editoriale come quello di Mario Giordano o Maurizio Belpietro”, mi direbbe “io voglio fare informazione libera, di battaglia o d’inchiesta”. Però, mi pare realistico pensare che da mille aspiranti ne usciranno fuori solo due che lo faranno. Bisogna capire quante di queste intenzioni restano tali, anche quando giornalisti lo si è diventati. C’è bisogno di informazione libera e indipendente, purtroppo si fa sempre più fatica a trovarne e quindi si spera che i giovani si impegnino a migliorarla. Gianni Mura, in uno degli incontri, ha sconsigliato ai giovani di fare i giornalisti, dice che se non sei raccomandato non vai da nessuna parte. È un luogo comune, demagogia, ma c’è anche del vero in una frase del genere».

C’è da dire che non ci sono solo La Repubblica o Il Corriere, si può sempre fare giornalismo online?
«Io stimo tantissimo Gianni Mura, ma ha delle posizioni da dinosauro e per lui va bene così, è giusto. Per esempio, c’è stato un periodo in cui tutti mi dicevano che dovevo occuparmi di Second life, ma a me non interessava. C’è un punto in cui una persona decide di porsi un limite. Per Gianni Mura è l’uso della macchina da scrivere, ma ripeto, per lui va bene così, rimane uno dei migliori giornalisti. Detto questo, è chiaro che non ci si deve fermare ai modelli di riferimento che ci sono, ma cercare di inventarsene di propri. Inoltre, con i blog, la televisione, la radio e i telefonini, le opportunità di farlo aumentano».


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