La polemica sui costi dell’Ars: il deputato Giorgio Assenza scrive a Gian Antonio Stella

IL PARLAMENTARE FORMULA UNA DOMANDA AL GIORNALISTA A PROPOSITO DEI LIBRI SULLA ‘CASTA’

Dopo il Sole 24 Ore, anche il Corriere della Sera ha acceso i riflettori sui costi dell’Assemblea regionale siciliana. Che sono esosi, ha sentenziato il quotidiano milanese. Su questa vicenda torneremo domani per chiarire il perché, a nostro modesto avviso, si continua a delegittimare la politica italiana, le istituzioni parlamentari e l’Autonomia siciliana in particolare. Intanto pubblichiamo questa lettera giunta in redazione. Nella quale un parlamentare di Pdl-Forza Italia, tirato in ballo dal giornalista del Corriere, Gian Antonio Stella, dà la sua versione dei fatti.

Ill.mo Dott. Gian Antonio Stella

In riferimento all’articolo del Corriere della Sera che ha avuto l’amabilità di dedicarmi (dopo avermi anche fatto l’onore di citarmi estrapolando e, in parte modificando, una frase dal contesto di un discorso di ben altro tenore nel corso della trasmissione televisiva Servizio Pubblico condotta da Michele Santoro), mi consentirà di formulare alcune osservazioni e di rivolgerLe, alla fine, una domanda.
Lei ha proprio ragione a definirmi un marziano: sono infatti forse l’unico in Italia ad avere dimostrato con i fatti, e non a parole, di non tenere in alcun conto il seggio parlamentare allorquando, nel 1996, a fronte della palese ineleggibilità dei miei amici candidati nella lista di An, non ritenni di presentare ricorso, come invece fecero altri nella mia stessa posizione, diventando così deputati all’Ars dopo pochi mesi. E dire che, all’epoca, le indennità, i benefit e i privilegi veri erano ben maggiori di oggi!
Non ho mai vissuto di politica e ritengo di potere serenamente continuare a vivere dignitosamente senza alcuna prebenda pubblica. Del resto, appena due mesi fa sono stato uno dei maggiori sostenitori della mozione di sfiducia al Governo Crocetta proprio perché non ha affrontato nessuna delle emergenze della Sicilia che Lei ha correttamente enunciato e con le quali, mi consenta, tento di confrontarmi ogni giorno.

All’inizio del mio intervento in Aula, ho voluto ricordare la mia vicenda personale proprio per rimarcare che, nonostante sia mille miglia lontano dall’essere un politico di professione, ritengo che la delicatezza delle funzioni e il prestigio del ruolo del deputato meritino (al di là delle insufficienze o dell’inadeguatezze dei singoli che spetta comunque agli elettori giudicare) una retribuzione dignitosa quale è quella prevista in tutta Italia e, da oggi, anche in Sicilia dal Decreto Monti.
Converrà con me che, al di là della metafora del panino o del ristorante, comunque soggiornare a Palermo in media almeno tre giorni la settimana comporta un costo, così come è ovvio che dall’applicazione dell’aliquota fiscale massima derivi una ulteriore riduzione dei compensi. Al netto, siamo quindi ben lontani dagli 11.000,00 (lordi) euro per 12 mensilità nell’anno. Ma verità è che oggi, a fronte delle disperazione diffusa, qualsiasi compenso per un politico sarebbe comunque considerato sempre eccessivo e ingiustificato…

Lei ha però del tutto negletto il punto centrale del mio intervento che, come avevo ampiamente previsto (anticipando espressamente con un semplice -sarò messo alla gogna), mi avrebbe procurato tanta impopolarità: vogliamo che di politica si occupino solo coloro che, non avendo mai lavorato, fanno della politica la loro ragione di vita e l’unico mestiere di cui sono capaci? O, ancora peggio, vogliamo che di politica si occupino solo il principe e gli amici del principe che possono farlo anche gratuitamente? E’ questo che si vuole? O non è il caso di cominciare a riflettere sul fatto che, continuando a denigrare sempre e comunque tutti e gettando in pasto all’opinione pubblica assetata di colpevoli, facili capri espiatori, si rischia di delegittimare, forse irrimediabilmente, il concetto stesso di rappresentanza?

Per evitare equivoci, è appena il caso di ricordare che ho votato convintamente a favore della legge sulla riduzione delle indennità e che anzi ho proposto, assieme a pochi altri, un emendamento che tendeva al richiamo espresso alla normativa nazionale al fine di evitare in futuro eventuali ripensamenti tutti siciliani.
Infine, Le sembrerà strano, ma sono d‘accordo con Lei nel ritenere che la previsione dell’adeguamento automatico al costo della vita sia stata assolutamente di cattivo gusto. Purtroppo, il mio voto a favore dell’emendamento soppressivo di questa norma non è stato sufficiente a evitarne l’approvazione.
Ed ecco la domanda: non è per caso che tutta la Sua “benevola” attenzione nei miei confronti derivi dall’avere osato, nel corso dell’intervento incriminato, criticare i giornalisti che hanno incrementato le proprie fortune, non solo letterarie, cavalcando il facile e scontato argomento della lotta alla casta (politica si intende, in Italia altre non ne esistono!)?

Le auguro un sereno Natale.

L’extraterrestre di Ragusa, Giorgio Assenza

Post Scriptum:
Dimenticavo di ringraziarLa per la gentile notazione finale: “In America lo farebbero a pezzi…” che ha ritenuto di rivolgere al presidente Ardizzone e, soprattutto, al sottoscritto. Mi consenta di non ritenerla né una esortazione, né un auspicio.

 

 


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