«In tutti i Tribunali siciliani - si legge nella nota dell'avvocato - congiunti dei magistrati che ivi prestano servizio, ricevono quotidianamente, da altri magistrati dello stesso Tribunale, incarichi sia quali avvocati, curatori, consulenti, amministratori giudiziari, senza che ciò dia luogo ad ipotesi corruttive»
La nota dell’avvocato Cappellano Seminara «Nulla di irregolare. Giudici hanno deciso incarichi»
L’avvocato Gaetano Cappellano Seminara interviene in merito alle indagini della Procura di Caltanissetta sulla gestione della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Il professionista è stato raggiunto da un avviso di garanzia insieme al giudice Silvana Saguto, presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, ed al marito del magistrato, l’ingegnere Lorenzo Caramma. «Gli incarichi all’ingegnere Caramma, in qualità di coadiutore o consulente in alcune procedure di Amministrazione Giudiziaria – puntualizza il legale in una nota -, sono stati decisi dai Giudici delegati dei rispettivi Tribunali, gli unici preposti a dette nomine ed alla liquidazione dei relativi compensi. Il mio ruolo è stato quello di proporre la figura di un affermato e stimato professionista che, da oltre trent’anni, collabora quale Consulente fiduciario con le Procure della Repubblica ed i Tribunali siciliani, sia in sede penale che civile, incluso il Tribunale di Caltanissetta. L’ingegnere Caramma non è mai stato da me proposto nell’ambito di misure di prevenzione del Tribunale di Palermo presieduto dalla dottoressa Saguto e le nomine del predetto, in talune procedure, sono avvenute diversi anni prima dell’incarico del Giudice Silvana Saguto alla Presidenza della Sezione». «Osservo – aggiunge l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara – che in tutti i Tribunali siciliani, congiunti dei magistrati che ivi prestano servizio, ricevono quotidianamente, da altri magistrati dello stesso Tribunale, incarichi sia quali avvocati, curatori, consulenti, amministratori giudiziari, senza che ciò dia luogo ad ipotesi corruttive. Diversamente, chi è in qualche modo legato da parentela con un magistrato non potrebbe svolgere alcuna attività libero-professionale nei Distretti delle Corti d’Appello ove il congiunto esercita le sue funzioni, cosa che, invece, avviene costantemente e senza rilievo alcuno».