La musica è energia

Davvero entusiasmante la seconda “puntata” di incontri del laboratorio “Sono solo canzonette?” dell’avvolgente Giuseppe Mirabella, tenutosi Giovedì 23 nelle aule del Medialab di Piazza Dante.

Nel vocabolario musical-concettuale del laboratorio di Mirabella questa è stata la volta della lettera ‘B’ di blues e all’appello ha risposto una coppia di musicisti che, in Sicilia, ha fatto sfaceli negli ultimi anni: i blue in blues di Massimo Garruba e Joe Pedros, ovvero il blues che colpisce, che  ti fa dondolare e t’intrattiene con la sua passione infuocata. Il chitarrista e l’armonicista sono un duo perfetto: entrambi interpretano alla perfezione il carisma del proprio strumento con follia ed entusiasmo ed entrambi si spalleggiano in esilaranti siparietti ‘a braccio’.

 

Massimo Garrubba è uno storico bluesman. Ha suonato accanto a Blues Brothers e B.B.King, ma non si sottrae al contatto con gli studenti. “Sono anni che suono ed ormai sono riuscito a metter da parte l’emozione, ma vi assicuro che a stare qui davanti a voi.. me la sto facendo addosso”. Le sue mani cominciano a gesticolare appassionatamente nel raccontarci un po’ degli esordi: dal debutto nel lontano 1982 come bassista di una cantante, al passaggio alla sei corde; fino a consacrarsi nel genere da lui più amato. “La prima cosa che ‘crea’ un artista è l’immagine di scena”, ci dice afferrando un cappello bianco con nastro nero, “copiai dai vecchi bluesmen la caratteristica di farsi riconoscere tramite un accessorio; io scelsi di portare un cappellaccio in testa che indosso, ormai, da anni”. Così, fare musica è anche intrattenere il pubblico, soprattutto per chi propone un genere, come il blues, poco masticato dalla gente. “La conquista del consenso degli spettatori è una questione delicata, puoi benissimo farli saltare sui tavoli, ma può capitare, anche, che continuino a sbadigliarti in faccia”. Massimo ci racconta di una sua classica scaletta ‘live’ dove, a pezzi storici della tradizione afroamericana (“Sensitive Kind” J.J. Cale) alterna brani scritti di proprio pugno. E ci svela anche qualche trucco per intrattenere il pubblico più eterogeneo. “Il pubblico va coccolato e viziato; io incomincio con qualcosa di soft per mettere la gente a suo agio, poi provo a farla scatenare”.

 

Massimo e Joe vantano un’intesa perfetta. Lo si vede da come in pochi attimi tramutano la lezione in un’esilarante sit-com: battute, piccole prese in giro, interazione coi ragazzi. “Fate sempre attenzione agli armonicisti”, d’un tratto ci dice Massimo guardando beffardamente in cagnesca Joe, “sono proprio dei bastardi, ti si attaccano ed è complicatissimo scrollarseli di dosso”. Ancora diverse pirotecniche digressioni biografico-professionali di Garruba e poi arriva il momento che tutti si aspettavano: il blues.

 

Max e Joe, uno accanto all’altro, cominciano con la “Canzone del magnaccio”, al secolo “Hootchie Koochie man”: brano della tradizione blues afroamericana. Massimo intona, si avvolge alla chitarra, fa schizzare le dita sulle corde ad una velocità spaventosa ed intermezza il pezzo con delle delucidazioni sul significato del brano: “Questa canzone ha un titolo onomatopeico”, sghignazza,  “avete presente il rumore delle reti del letto?”. Joe Pedros, da par sua, sembra un tutt’uno con la sua armonica. Le sue mani, come fossero i pedalini di una chitarra, deviano il suono, lo modificano e lo colorano in base ai passaggi tematici del brano. Poi la fantastica tenzone tra le storie d’armonica e le cavalcate di chitarre danno voce alle calde atmosfere dell’America anni ’50 con “Chicago” e “Stay” di Jackson Brown.

La mini-platea batte il tempo col piede, il Prof. Mirabella impazzisce letteralmente di ritmo e comincia a saltellare, entusiasta, dei giochi armonici tra i due musicisti. Chi incomincia a battere le mani, molti si lasciano andare, l’aula è un putiferio.

 

La pausa ci riporta sulle sedie e spezza un po’ il fiato, Massimo e Joe s’intrattengono tra le curiosità degli studenti ed un caffè al volo.

Quando tutti ritornano ai loro posti è Joe Pedros a prendere la parola: “L’armonica è lo strumento della malinconia e del treno che corre”. I riccioli indisciplinati ed l’abbigliamento alla cowboy non tradiscono i suoi 25 anni e la sua freschezza. Attorno alla vita porta una cartucciera stile Clint Eastwood. La sua, però, non contiene una vecchia pistola, ma 4 armoniche per quattro tonalità diverse: “è questo ciò che differenzia l’armonica dagli altri strumenti”. Il Prof. Pedros poi si mette alla lavagna per illustrare il magico mondo dell’armonica a bocca, la sua storia ed i suoi misteri matematici. Anche qui, con un Joe in versione insegnante improvvisato, nasce l’ennesimo duetto dialettico con Massimo che, in questo caso, si congratula ironicamente con l’amico per le sue inaspettate qualità     didattiche.

Dunque, dopo aver esaltatto la spettacolarità teatrale di Django Edwards (uno storico clown accompagnato da una blues band), quelle di un maestro della gestualità come Beppe Grillo e sottolineato più volte il valore della coerenza in musica, Massimo Garrubba, cappello in testa, di nuovo in veste di bluesman e Joe, con la sua cartuccera esplosiva, chiudono l’incontro con una session entusiasmante: “Titty’s Blues”, “Freedom”, “Everybody needs somebody to love”, “Il tempo d morire” (Battisti).

 

“La musica è energia, se non fa muovere è spazzatura” 


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