La morìa delle api e la produzione di miele quasi azzerata Apicoltori: «Alla Regione chiediamo di tutelare le arnie»

«Le api vivono dove la natura è sovrana e rispettata. Se salviamo l’ambiente, possiamo salvare anche loro». Non ci riesce a guardare solo al suo settore l’apicoltore Sebastiano Costa che, dopo 22 anni trascorsi in Svizzera, ha deciso di stabilire la sua azienda a Zafferana Etnea, la cittadina in provincia di Catania che può essere considerata la capitale del miele. «Le api sono un tassello fondamentale per la tutela della biodiversità e i loro problemi sono legati ai cambiamenti climatici», gli fa eco il collega Nicolò Lo Piccolo che a Caltagirone, nel Catanese, ha ereditato l’azienda agricola del nonno dove adesso coltiva la sua più grande passione. 

Tra le circa 126mila arnie delle 800 piccole e medie imprese siciliane, ci sono anche le loro a dovere fare i conti con la morìa degli insetti e la produzione di miele quasi azzerata. «Le malattie che hanno colpito gli eucalipti e i castagni che si trovano nei nostri boschi – sottolinea Lo Piccolo – non hanno permesso alle piante di dare il nettare necessario. I cambiamenti climatici con lo sfalsamento delle stagioni, poi, non hanno permesso la fioritura della zagara degli aranci con conseguenze critiche per la produzione di miele». Eppure, l’apicoltura siciliana è al primo posto per la quantità di sciami forniti per l’impollinazione nelle serre, il che in teoria consente un aumento delle produzioni frutticole, orticole e foraggere tra il 20 e il 50 per cento. Il punto, però, è che agricoltura e apicoltura devono ancora imparare a convivere, nonostante già nel 2019 è stata approvata dalla Camera dei deputati la mozione per vietare pesticididiserbanti e prodotti fitosanitari tossici per le api. Animali da cui dipende l’impollinazione dell’84 per cento delle piante con fiore e i tre quarti delle colture fondamentali per l’alimentazione umana. «In Sicilia – spiega Lo Piccolo – basta pensare a tutte le specie della macchia mediterranea: dal timo all’origano e dal rosmarino ai capperi». Un circolo vizioso che potrebbe diventare virtuoso. 

«Negli ultimi anni, dal punto di vista ambientale, abbiamo assistito a un disastro e io temo – lamenta Costa – che da parte di chi ci amministra non ci sia la coscienza per impegnarsi a cercare soluzioni valide che non restino solo intenzioni». Dopo un’esperienza di oltre 50 anni nel settore e uno spirito di legalità che lo ha portato a denunciare intimidazioni e danneggiamenti (e, con il sostegno Asaec – associazione antiestorsione di Catania, ad avere accesso al fondo per le vittime di usura ed estorsioni), l’apicoltore oggi è preoccupato non solo per le sue api ma anche per «i nostri territori che abbiamo trasformato in pattumiere». Per fare fronte a tutto questo ci vorrebbero decine di anni e, forse, anche l’aiuto di una bacchetta magica. Intanto, per risollevare le sorti del settore, le organizzazioni di categoria dell’isola si sono riunite per avanzare delle richieste all’assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla. «Come prima cosa – illustra Lo Piccolo – chiediamo misure anche economiche specifiche a sostegno degli apicoltori e delle arnie come ne esistono per gli allevatori e gli agricoltori all’interno del piano di sviluppo rurale».

Da questa iniziativa è partita la mozione che i deputati del M5s hanno presentato al presidente della Regione Nello Musumeci con delle iniziative a protezione delle api. Innanzitutto, la proposta di istituire un tavolo permanente per potenziare la cooperazione tra agricoltori e apicoltori per garantire la sostenibilità con l’impiego di tecniche produttive innovative. Sul tavolo c’è l’ipotesi di individuare anche zone di rispetto intorno ad aree di rilevante interesse apistico e agroambientale in cui vietare trattamenti con prodotti fitosanitari. L’idea dei deputati pentastellati è anche quella di prevedere un contributo per l’acquisto di nutrimento per gli insetti. Altro punto importante per cui si chiede l’impegno della Regione è la promozione di modelli di business mirati allo sviluppo della produzione locale di miele e al contrasto delle frodi di quello che resta il terzo prodotto più adulterato al mondo


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