La manovra del Governo Renzi da 36 miliardi di euro? La solita presa in giro

CI SONO DUBBI SULLE COPERTURE (CHE VERRANNO IN PARTE PAGARE CON UN AUMENTO DELLE IMPOSTE E DELLE TASSE LOCALI). E C’E’ IL DUBBIO CHE BRUXELLES NON FACCIA PASSARE L’AUMENTO DEL RAPPORTO DEFICIT-PIL. MA IL VERO PROBLEMA E’ RAPPRESENTATO DALL’ESM E DALL’EFSF, DUE INIZIATIVE-CAPESTRO DELLA UE CHE DRENERANNO UN SACCO DI SOLDI AL NOSTRO PAESE

Ieri il “Nuovo che avanza”, al secolo il governo nazionale di Matteo Renzi, ha dato luogo alla solita performance scenografica per distrarre gli italiani dai problemi reali mentre presentava la manovra finanziaria.

Come al solito, tanti giochi di parole e pochi, anzi pochissimi fatti. Una presentazione fatta mostrando ai giornalisti alcune slides, ma senza spiegare (o lasciare spiegare ai ministri incaricati) i dettagli della manovra e punti cardine delle scelte del governo.

Molte parole e pochi i numeri. Eppure, proprio questi sarebbero stati importanti. A cominciare dall’importo della manovra: 36 miliardi di Euro. L’ultima manovra approvata (sempre con il ricorso alla fiducia dato che, a quanto pare, al Parlamento non viene più concesso diritto di parola), quella dello scorso anno, ammontava a 15 miliardi di Euro (2,5 miliardi più della precedente). Ora si parla di 36 miliardi di Euro. Più del doppio della precedente. Eppure Renzi ha dichiarato su Twitter: “La differenza tra la finanziaria 2014 e quella 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui”. I conti non tornano.

Ma non basta. Il 29 ottobre prossimo l’Unione Europea esprimerà il proprio parere sulla manovra, chiedendo eventuali correzioni. Ebbene, secondo alcune fonti europee, ci sarebbe un elevato “rischio bocciatura”. Anche qui i conti del “Nuovo che avanza” sembra potrebbero non tornare: il governo aveva promesso all’Europa che l’Italia non avrebbe superato il 2,2% nel rapporto Deficit/Pil. Con la nuova finanziaria, invece, si prevede (stima ottimistica, nonostante il calcolo nel Pil di entrate come prostituzione, contrabbando e droga) che il rapporto non potrà essere inferiore al 2,9%. Proprio a un passo dalla spada di Damocle del 3%.

Senza contare che l’aumento del deficit comporterà 11,5 miliardi di “spazi finanziari” aggiuntivi che il Bel Paese sarà costretto a pagare. Soldi che l’Italia non ha e che andranno “chiesti in prestito” mediante l’emissione di nuovi titoli (cosa che farà inevitabilmente aumentare il deficit).

Il problema maggiore per la manovra presentata dal governo, però, potrebbe derivare da altri aspetti. A cominciare dal fatto che molte delle entrate previste sono tutt’altro che certe. Come le entrate previste per la lotta all’evasione fiscale: già ai tempi di Monti il governo si era “fatto bello” dicendo che sarebbe riuscito a recuperare buona parte del sommerso, cosa che ovviamente non è avvenuta.

Ora ci riprova Renzi dicendo che riuscirà a recuperare da questa voce di bilancio diversi miliardi di Euro (tre?). Eppure i dati sembrerebbero dire il contrario: nell’ultimo periodo, invece che diminuire, i capitali portati all’estero sono aumentati (le stime parlano di oltre 60 miliardi di Euro). Stessa storia per quanto riguarda le slot machine e il gioco d’azzardo: i governi che negli ultimi anni hanno sperato di recuperare oltre novanta miliardi di Euro di tasse non pagate sono stati sonoramente sconfitti in tribunale e, di fatto, sono riusciti a portare nelle ‘casse’ dello Stato molto meno di quanto speravano.

La scommessa (dato che non c’è alcuna certezza) più grande dovrebbe venire dalla spending review: il governo spera di recuperare in questo modo entrate per ben 15 miliardi di Euro.

Il “Nuovo che avanza” conta di “incassare” dalla nuova gestione delle amministrazioni locali (4 miliardi dalle Regioni, 1,2 dai Comuni e uno dalle Province). Pochi lo hanno detto, ma la riduzione delle tasse da parte dei ministeri causerà inevitabilmente l’aumento delle imposte locali (a cominciare dai Comuni) che aumenteranno il proprio carico sui cittadini più di quanto non stanno già facendo.

Giusto per fare un esempio, stando ai risultati di uno studio del Centro Ricerche della Federconsumatori, il costo della tassa sui rifiuti, negli ultimi anni, sarebbe aumentato del 21,96%. In realtà, tutte le tasse e imposte sono aumentate: a cominciare dall’IVA fino alle imposte sull’energia o sulle rendite finanziarie. Peccato che questo dato non fosse riportato sulle slides del “Nuovo che avanza”.

Anche un’altra cosa mancava: nessuno si è preso la briga di spiegare che, per lo Stato, in realtà, le uscite aumenteranno e non poco. A cominciare dalla spesa al rinnovo del bonus Irpef da 80 Euro: il “Nuovo che avanza” potrà farsi bello dicendo che ha rinnovato l’aiutino ad alcuni italiani, ma non ha detto che il suo giochetto costerà a tutti gli italiani (non solo ad alcuni) ben 9,5 miliardi di Euro. Dove troverà lo Stato questi soldi non è stato detto. Stessa cosa per la cancellazione della componente lavoro dall’Irap a partire dal 2015 (che toglierà alle ‘casse’ 5 miliardi di Euro) e l’azzeramento dei contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato (altri 1 ,9 miliardi in meno per lo Stato).

Ma la cosa che, più di ogni altra, Renzi avrebbe dovuto spiegare ai contribuenti (e che, invece, tutti si guardano bene anche solo da nominare) è dove troverà il governo per pagare all’UE i miliardi di Euro dovuti a seguito della sottoscrizione dell’ESM (European Stability Mechanism) e dell’EFSF (European Financial Stabilty Facilty). Sì, perché tra le maggiore voci di spesa del Bel Paese c’è proprio questa: negli ultimi quattro anni, mentre gli italiani si “arrabattavano” per far tornare i conti, il nostro Paese, con il consenso dei governi che si sono succeduti, ha regalato complessivamente all’Europa, per l’EFSF e l’ESM, ben 60 miliardi di Euro (dati Centro Studi “ImpresaLavoro” su dati Bankitalia): iniziative di cui l’Italia non ha mai usufruito, pur essendo uno dei principali soggetti contributori. L’ultima tranche, 2,8 miliardi di Euro è stata pagata a maggio, proprio durante il governo del “Nuovo che avanza”.

Senza queste “spese” (chissà perché anche di queste Renzi non ha parlato), il Bel Paese avrebbe oggi un debito di 60 miliardi più basso. Vale a dire un miglior rapporto tra Debito e Pil (passerebbe di colpo dal 131.6% al 127.9%) e un miglioramento del rapporto tra Deficit e Pil (nessun rischio di sforare la soglia limite del 3%).

Forse, invece, di riempire le sue apparizioni in TV di frasi come “Nuovo che avanza” o “governo del fare” che non hanno affatto migliorato né l’Italia (il debito pubblico continua a crescere e tutti i dati sono negativi), né gli italiani, Renzi farebbe bene a spiegare dove troverà i soldi per ridurre il debito pubblico o, almeno, per pagare gli interessi che questo fardello comporta (84 miliardi di Euro ogni anno) oppure dove il governo pensa di trovare i miliardi di Euro che ogni anno il Paese regala all’Europa (sì perché, come se non bastassero ESM e EFSF, il bilancio tra aiuti ricevuti e soldi versati all’Unione Europea è fortemente negativo).

Chissà perché, di tutto questo il “governo del fare” ha preferito “non fare” parola…..

 

 


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