Per tre giorni piazza Sant’Oliva cambierà volto, sarà un carillon incantato dove al suo interno il tempo si fermerà per dare vita alle magie di Mimmo Cuticchio che rende omaggio allo studioso Giuseppe Pitré. La macchina dei sogni il festival di teatro di figura creato dal maestro palermitano assieme alla sua famiglia trentatrè anni fa, sta per ripartire e il 16, 17 e 18 settembre regalerà a grandi e piccini più di sedici spettacoli tra burattini, narratori, cuntisti, favolisti, artisti e attori. Per il secondo anno consecutivo, l’iniziativa è dedicata al grande etnografo siciliano, per questo la scelta della location è caduta su piazza Sant’Oliva, dove esiste ancora la sua casa e un busto che lo ricorda.
I programma anche delle mostre di artigiani storici che hanno segnato le tradizioni cittadine e anche delle luminarie in perfetto stile siciliano: «Saranno ad incandescenza e non a led – spiegano docenti dell’Accademia di Belle Arti coinvolti a pieno titolo nella cabina di regia artistica – e il progetto è pensato insieme ad una famiglia che ha fatto la storia della tradizione delle luminarie a Palermo, la famiglia Ribaudo». A dare un sostegno oltre al Comune ci sarà anche la Regione e la società Italo Belga che metterà a disposizione delle cabine degli anni 50, saranno quindici in tutto, e saranno usate dagli artigiani per presentare le proprie opere.
«A Palermo sono nati tanti attori, burattinai, narratori, giovani e appassionati – continua Cuticchio – ma sono abbandonati a loro stessi, così ho deciso di aiutarli. Ho contattato amici attori cuntisti e pupari di tutta Italia e siamo d’accordo, a Palermo nascerà la prima scuola di teatro di figura nazionale». Il teatro di figura è quello che utilizza i pupi i burattini e i fantocci e il nome è stato riconosciuto, su suggerimento di Cuticchio, dal ministero dei beni culturali diversi anni addietro. Saranno coinvolti nel progetto un centinaio di maestranze tra attori, cuntisti, giovani artisti dell’accademia, pupari, musicisti, narratori e attori. «Un festival dedicato alla memoria di questa città influenzata ancora oggi da un tessuto teatrale e popolare tanto vivo quanto necessario – conclude Cuticchio – per questo ricordare Pitrè è un atto doveroso».
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