Quasi cinque ore di udienza e poi la consueta conferenza stampa, un rapido rinfresco e l'aereo. Il leader della Lega torna in Sicilia per il processo sul caso Gregoretti. Tra i testimoni l'ex ministro dei trasporti e l'ex ministra Elisabetta Trenta. Guarda il video
La giornata di Salvini a Catania e gli strali a Toninelli Da capitano a gregario in nome della linea condivisa
I «non ricordo» dell’ex ministro ai Trasporti Danilo Toninelli e le accuse di Matteo Salvini. La lunga giornata del capitano della Lega a Catania si conclude in una sala d’albergo, nei pressi dell’aeroporto Fontanarossa, per la consueta conferenza stampa post udienza preliminare per il caso Gregoretti, in cui il leader del Carroccio è accusato di sequestro di persona aggravato per avere trattenuto illegittimamente a bordo 131 migranti nel luglio 2019. Una vicenda ricca di colpi di scena con procura e difesa che hanno chiesto il non luogo a procedere e il giudice Nunzio Sarpietro che invece ha optato per sentire alcune testimoni prima di decidere se mandare a processo o archiviare Salvini.
Oggi, oltre a Toninelli, è toccato presentarsi nell’aula bunker di Bicocca anche all’ex ministra Elisabetta Trenta. Per ascoltare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte invece bisognerà attendere il 28 gennaio. Giorno in cui il giudice Sarpietro volerà a Roma per sentirlo nei locali di palazzo Chigi. La linea difensiva di Salvini ormai non ha segreti. Da capitano a gregario durante il governo gialloverde le scelte in tema di migranti sarebbero state condivise. Tesi che ha alzato il livello della tensione con l’ex alleato Toninelli, il quale al termine dell’udienza si è presentato davanti alle telecamere per attaccare il leader del Carroccio: «A parole faceva il duro sostenendo di difendere i confini – spiega – Negli atti giudiziari scarica invece la responsabilità su altri mentre la legge dice chiaramente che era sua». Qualche ora dopo è stato lo stesso Salvini a tornare sulla questione: «Toninelli ha parlato due ore e per un’ora e mezza e ha detto di non ricordarsi nulla. Spero che almeno ricordi la strada per raggiungere casa».
Dentro l’aula bunker, stando a quanto risulta a MeridioNews essendo l’udienza a porte chiuse, Toninelli ha ribadito di non avere inciso personalmente nella scelta di tenere i migranti per cinque giorni a bordo della nave della Guardia costiera. Precisando anche di essere favorevole a una politica europea più incisiva in tema di ricollocamenti. A incalzarlo a più riprese è stata l’avvocata Giulia Bongiorno, che difende Salvini. La stessa avrebbe letto alcuni post Facebook, estrapolati dal profilo social dell’esponente pentastellato, in cui in passato Toninelli avrebbe fatto trasparire una linea di condivisione al pugno duro di Salvini. Positivo invece il voto in pagella dall’ex inquilino del Viminale all’ex ministra Trenta. Quest’ultima ha preferito non fermarsi a parlare con la stampa.
Sul banco dei testimoni l’ex ministra alla Difesa del primo governo Conte, stando a quanto risulta a MeridioNews, avrebbe avuto un atteggiamento più rilassato rispetto a Toninelli. Una sensazione notata, e a quanto pare elogiata, anche dal giudice Sarpietro. «Sulla nave Gregoretti – ha detto – è stato garantito il rispetto dei diritti dei migranti, anche se al posto di Salvini mi sarei comportata diversamente», ha spiegato. A margine dell’appuntamento in aula Salvini ha cercato di fare il punto, anche politico dando il bentornato al sindaco di Catania Salvo Pogliese dopo la sospensione per la legge Severino. Il suo riassunto di giornata parte però da Toninelli e prosegue raccontando della produzione agli atti di un video, risalente al 2019, riguardante una conferenza stampa di Conte. «Leggo quello che diceva testualmente: “Per quanto riguarda le ricollocazioni noi abbiamo sempre lavorato per ricollocare e consentire poi lo sbarco“. Con le parole “noi” e “poi” per quello che mi riguarda il processo finisce – dice Salvini – Lui nemmeno mi citava, forse pensava di farmi un torto e invece mi ha fatto un favore».
Tra i ricordi del passato spunta anche un aneddoto snocciolato dall’avvocata Bongiorno, nel governo gialloverde ministra della Pubblica amministrazione. «Mi capitava spesso di dovere avvertire a casa dicendo che avrei fatto notte – racconta – C’era il consiglio dei ministri e aspettavamo dietro una porta. Dentro c’erano chiusi Conte, Toninelli, Di Maio, Salvini e Moavero e decidevano chi fare sbarcare e chi no». I prossimi testimoni che compariranno in udienza preliminare, oltre a Conte, saranno Luigi Di Maio, l’attuale ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e l’ambasciatore Maurizio Massari.