La gestione dei Licei e delle scuole superiori passa ai Comuni

I Licei e, in generale, le scuole superiori passeranno in gestione ai Comuni. Fino ad oggi sono state gestite dalle Province. Ma siccome, queste ultime, in Sicilia, ormai esistono solo a metà (l’Ars ha abolito gli organi elettivi: Presidenti, assessori e Consigli provinciali), il Governo, anzi, il presidente della regione in persona, Rosario Crocetta, ha deciso che passeranno in gestione ai Comuni.

La decisione è maturata ieri nel corso di una surreale riunione andata in scena a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana. Il presidente ha riunito quattordici tecnici tra giuristi, economisti, urbanisti, esperti del mondo della scuola. Li ha riuniti, li ha ascoltati e poi ha deciso di fare di testa propria. E, cioè, l’esatto contrario di quello che gli hanno suggerito i tecnici.

Il presidente ha dato disposizioni di preparare un disegno di legge da presentare in tempi strettissimi all’Ars. “Le scuole aprono tra un mese e non possiamo perdere tempo”, avrebbe detto il presidente Crocetta. Il disegno di legge, che dovrebbe materializzarsi oggi (ieri sera lo stavano scrivendo) prevede bizzarre norme transitorie che, di fatto, scaricano sui Comuni siciliani la gestione delle scuole in attesa di una legge organica.

“I tecnici hanno provato in tutti i modi a convincere il presidente della Regione a seguire una strada concertata – ci dice un dirigente che ha raccolto la testimonianza di alcuni tra i partecipanti ala riunione -. Ma non c’è stato nulla da fare”.

Qualcuno gli ha fatto notare che, nei giorni scorsi, quando il governatore ha fatto trapelare l’ipotesi di rifilare ai Comuni la gestione dei Licei e, in generale, di tutte le scuole superiori dell’Isola, l’Anci Sicilia (l’Associazione che raccoglie tutti i Comuni dell’Isola) informalmente, avrebbe fatto sapere che i Comuni accetteranno tale onere solo ad una irrinunciabile condizione: che tutti gli edifici che ospitano Licei e scuole superiori siano in perfetto accordo con quanto stabilito dalla legge in materia di sicurezza.

Di fatto, è un “no”, perché buona parte degli edifici scolastici della Sicilia non sono a posto con le norme di sicurezza: sono privi di uscite alternative, prive di riscaldamenti e via continuando.

Ieri, nel corso della riunione, stando a quanto ci ha riferito il nostro informatore, sarebbero state prospettate alcune alternative rispetto all’opzione Comuni.

Le amministrazioni provinciali, che non sono state abolite, ma che esistono ancora e sono gestite da commissari prefettizi, potrebbero continuare a gestire le scuole. Ma il problema è che, oltre ad aver ‘abolito’ gli organi elettivi, sono stati anche tagliati i fondi delle Province (tant’è vero che non ci sono i soldi per pagare i dipendenti delle stesse Province, che da settimane protestano). Molti deputati di Sala d’Ercole, in sede di approvazione del Bilancio, non erano d’accordo. Ma il Governo di Rosario Crocetta – con in testa l’assessore all’Economia, Luca Bianchi – ha insistito sui tagli alle Province per fare ‘cassa’ e approvare, in un modo o nell’altro, il Bilancio di quest’anno. .

Viene da chiedersi: ma se i commissari prefettizi non possono gestire Licei e, in generale, le scuole superiori per mancanza di soldi, con quali soldi i Comuni dovrebbero gestire queste scuole pubbliche? Se a pagare deve essere comunque la Regione non sarebbe più logico, per evitare l’ambaradan, assegnare le disponibilità finanziarie alle amministrazioni provinciali e continuare, almeno per quest’anno, in attesa di una legge organica?

O forse il Governo della Regione pensa di scaricare i costi di Licei e, in generale, scuole superiori, ai Comuni siciliani già in estrema difficoltà finanziaria?

Un’altra ipotesi prospettata ieri è stata la gestione delle scuole da parte dei Geni civili. Questi ultimi, che hanno ottime professionalità, potrebbero occuparsi della manutenzione. In raccordo con le amministrazioni provinciali o, perché no?, mediante una gestione diretta.

Un’altra ipotesi ancora è quella di riesumare le Aree Metropolitane introdotte con la legge nazionale n. 142 del 1990 e mai istituite. Si potrebbe ‘ragionare’ su queste Aree Metropolitane (che poi sono quelle di Palermo, Catania e Messina) risolvendo almeno i problemi di queste tre province. L’ipotesi non è campata in aria, perché tra quattro anni Palermo e Catania (Messina tra cinque anni) elegeranno i Sindaci Metropolitani. Si tratta solo di anticipare la norma.

Qualcuno ha fatto notare al presidente che, vista la situazione complicata che si sta determinando, forse sarebbe il caso di convocare una rappresentanza dei Presidi delle scuole che, insieme con i docenti e gli studenti, non sono “l’oggetto” di questo delicato passaggio politico, ma il soggetto.

“Ma il presidente non ne ha voluto sapere – ci dice il nostro interlocutore -. Qualcuno gli ha fatto notare che, a differenza dei parlamentari nazionali che sono ‘nominati’ da Roma e che – tranne rare eccezioni – non hanno legami con i territori, i parlamentari di Sala d’Ercole sono invece molto vicini e molto sensibili alle istanze dei territori. E’ ai parlamentari regionali che i Sindaci si rivolgeranno per far bloccare il disegno di legge all’Ars”.

“Qualcuno – ci dice sempre la nostra fonte – ha fatto anche notare al presidente della Regione che un disegno di legge così importante non può essere presentato all’Ars come una ‘minestra impiattata’. I parlamentari si rifiuteranno di avallare questa scelta a ‘sacco d’ossa’. In Aula, appena la notizia verrà fuori, succederà un parapiglia. Ma…”.

Insomma, il presidente Crocetta insiste: Licei e, in generale, scuole superiori ai Comuni con una norma transitoria. Un modo elegante per scaricare sui Sindaci un problema enorme.

Come finirà? Non riusciamo proprio a immaginarlo. O quasi…

 


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