La Formazione come metafora della Sicilia che affonda. Ma la grande informazione dov’è?

da Adriana Vitale
ex sportellista
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Abbiamo impiegato mesi e mesi per lavare il fango che ad arte il governatore ha spruzzato addosso alla Formazione Professionale in Sicilia, mettendo tutti nello stesso piano: buoni e cattivi, papponi e onesti lavoratori, con lo scopo di operare indisturbato e con il plauso dell’opinione pubblica la chirurgica operazione di macelleria sociale.

Purtroppo, dobbiamo costatare che la storia si ripete. Il tanto deprecato sistema corrotto funziona a intermittenza e a convenienza. L’uso e l’abuso della Formazione Professionale da parte di politici e mangiasoldi, che tanto ribrezzo hanno provocato per prima agli stessi lavoratori, diventa il cavallo di battaglia del governatore.

Vogliamo parlare del controllo sui mass media da parte del sistema politico? Vogliamo discutere dell’infame azione che l’informazione deviata comporta nell’opinione che dovrebbe maturare libera nei cittadini che vivono in un paese civile e democratico?

La propaganda e l’informazione deformata o monca sono un attentato alla libertà individuale del pensiero. Siamo in dittatura, quella più subdola e meschina, perché nascosta dietro le gonne della democrazia.

Durante il sit in Piazza Indipendenza, a Palermo, una gentile e disponibile giornalista di … si è avvicinata a noi, ci ha spiegato che stavano facendo un servizio sui fondi comunitari per una trasmissione da trasmettere a settembre su rete nazionale, ci ha intervistato e noi abbiamo spiegato la disastrosa situazione nella quale versa la Formazione Professionale per opera di scelte scellerate volute dall’attuale esecutivo siciliano.

Dopo qualche giorno, riceviamo un messaggio da parte della giornalista: “Mi dispiace, ci hanno accorciato la puntata e purtroppo hanno deciso di parlare solo della truffa Giacchetto. Quindi non andrà in onda il pezzo sul sit in davanti alla Presidenza. Sono davvero desolata. Spero alla prossima.”

L’arte nobile dell’informazione libera macchiata inesorabilmente dal sistema e dai servi del potere che usano e abusano della forza dirompente della comunicazione, deviandola per asservire le loro miserevoli azioni.

Mafia è abuso di potere, mafia è sopraffazione, mafia è mistificazione, mafia è sopruso, mafia è prepotenza e allora se tutto questo è mafia riusciamo a trovare un termine diverso per identificare ciò che succede in certa stampa o televisione? Mafia legalizzata, ma sempre mafia è.

Il metodo del Governatore di infangare la categoria, che ampiamente ha funzionato, si ripete. Per giustificare la macelleria sociale rimandano nuovamente la parte più sporca, discutibile, infame della vera formazione deviata. Ha capito che le nostre ragioni hanno avuto il sopravvento e si è attivato per porre rimedio, ma questa volta non funzionerà, la gente è stanca delle sue manfrine ripetute in ogni dove come una filastrocca imparata a memoria.

La Sicilia e i siciliani sono stanchi del suo pietismo, vittimismo, delle sue manie persecutorie, degli annunci, della sua antimafia, della sua rivoluzione. Non funziona più.

Lei è in evidente difficoltà, usa un disturbo fisico per impietosire, trasformandosi in vittima sacrificale quando preferisce pronunciare in piedi il suo discorso pur essendo stato invitato a sedersi. Usa l’omofobia per vittimizzarsi quando nessuno fino ad ora l’ha mai attaccato per le sue libere scelte sessuali, una volta dichiara di possedere una razionalità luciferina, un’altra s’immola a Santo, si decida o diavolo o acqua santa, delle due una.

Ho ascoltato attentamente il suo discorso, e ho provato paura. Sì, Presidente, paura, quella paura che gela il sangue nelle vene. Lei non mente sapendo di mentire, lei è convinto di quello che dice e di quello che fa, per cui ci troviamo di fronte un uomo che ha il paraocchi e non guarda ciò che accade attorno a sé, non vede e non sente la disperazione dei lavoratori che ha massacrato, ripete che nessuno ha perso il lavoro e che ha salvaguardato tutti, la piazza brucia e lei non sente la puzza di bruciato.

Si vanta di aver risparmiato trecentotrenta milioni di euro sulla formazione deviata, ovviamente è facile non pagando i lavoratori che aspettano ormai da anni le retribuzioni pregresse.

Adesso mi dica, Presidente, questi soldi che si fregia di aver risparmiato dove sono finiti? Per ragioni di trasparenza certifichi e dimostri la loro destinazione e le vere ragioni che l’hanno spinto a queste scelte e non parli di giovani, i giovani sono stati massacrati nello stesso momento in cui ha massacrato i loro genitori che non possono più permettersi di mantenerli agli studi, impedendo, di fatto, la loro istruzione e l’arricchimento dei loro saperi.

La sua non è stata rivoluzione, ma involuzione.

Vada via presidente, lasci spazio a chi è capace e ha a cuore il bene dei siciliani e le assicuro che sarà sempre tardi, ci vorranno molti anni per ritornare al disgraziato giorno del suo insediamento e da lì sperare in un miglioramento. I danni che provocato sono incalcolabili e per molto tempo piangeremo le conseguenze della sua scellerata azione. Di tutto aveva bisogno la Sicilia in questo particolare momento di crisi profonda ma di certo non di lei.

Lei non è bizzarro perché omosessuale, lei è bizzarro di suo, peccato che non diverte nessuno.

Continua a ripetere che è stato eletto dal popolo: ma quale popolo? Solo il 13.9% dei suffragi, per colpa di divisioni altrui, degli ignavi che hanno preferito non esprimersi e di una legge elettorale che consente di avere un rappresentante con una mangiata di voti. Provi a fare ora un sondaggio e ne uscirà con le ossa rotte.

Vorrebbe una statua d’oro dal suo partito per aver consegnato la Sicilia alla sinistra. Quella sinistra che è in maggioranza e contestualmente all’opposizione, solo loro hanno il dono dell’obliquità e hanno la grande responsabilità di non staccare la spina a un’agonizzante e ingombrante figura.

In Sicilia c’è un grande assente, manca un Governatore! Ed è quello che l’informazione su carta stampata e televisione dovrebbero mettere in evidenza e non coprire ad arte l’azione ignobile, camuffata da rivoluzione, che il Presidente ha messo in atto.

 

 

 

 


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