La storia di Marco che, a pochi mesi dalla laurea in Architettura, si è ritrovato a chiedere dei prestiti per concludere i lavori in alcuni cantieri. «Mi hanno detto che dovevo presentarmi in quel negozio di via Papireto, altrimenti mi succedeva qualcosa»
La disperazione di chi finisce nella morsa degli usurai Il negozio di traslochi e lo studente che ha denunciato
«Mi hanno detto che dovevo presentarmi in quel negozio di via Papireto, altrimenti poteva succedermi “qualcosa“. Nonostante fossi impaurito, per evitare il coinvolgimento dei miei genitori, mi sono recato all’appuntamento e ho chiesto una dilazione di 15 giorni». Una storia, quella di Marco – nome di fantasia -, di chi improvvisamente si ritrova dal sogno della laurea in Architettura all’incubo degli strozzini. Asfissianti come un cappio intorno al collo in situazioni che spesso rischiano di precipitare, ma non in questo caso. Grazie alla scelta di denunciare e al sostegno di forze dell’ordine e di un’associazione antiusura. Marco, prima di concludere gli studi, decide di non rimanere con le mani in mano, scegliendo di progettare la ristrutturazione di qualche immobile in giro per Palermo.
Il problema arriva quando il titolare della ditta edile che si occupa di un cantiere inizia a interrompere i lavori pretendendo più soldi rispetto a quanto stabilito. «Non ho avuto il coraggio – racconta a verbale il giovane quando viene interrogato – di dire alla proprietaria di casa che servivano altri 5mila euro per completare la ristrutturazione». Quei soldi, però, la vittima non li ha e in cambio offre la possibilità alla ditta di lavorare in un altro cantiere ormai imminente. «Sembrava avere accettato la proposta – continua – ma il giorno dopo l’apertura del cantiere tornava a chiedere i cinquemila euro». Tra pressioni e pretese che vengono saldate, la ditta esce di scena ma lo studente non può non completare i lavori iniziati. Marco si affida così a due operai, conosciuti tramite il traslocatore Calogero Filoreto. Titolare di un’attività in via Papireto che porta il cognome Palazzotto – quello della moglie – lo stesso di alcuni boss di Cosa nostra dell’Acquasanta. Filoreto, stando alla ricostruzione dei documenti, è l’uomo che si sarebbe occupato di un trasloco di mobili nel primo cantiere. Così, secondo l’accusa, sarebbe entrato in contatto con la vittima riuscendo ad adescarla nella propria rete.
A Marco i soldi per pagare i due operai finiscono presto. Sarebbero stati loro stessi, stando al racconto dell’uomo, a consigliargli di rivolgersi proprio al traslocatore per tentare di avere un aiuto economico: «Io ho avuto la sensazione – racconta a verbale riferendosi all’incontro – che lui sapesse delle mie esigenze». Gli investigatori del nucleo economico finanziario della guardia di finanza, guidati dal comandante Gianluca Angelini, ricostruiscono due dazioni di denaro. La prima da 2.000 euro a inizio novembre 2019 e la seconda, a metà dello stesso mese, di 3.000 euro. Gli interessi però sono alle stelle e la vittima avrebbe dovuto restituire, 15 giorni dopo ogni prestito, rispettivamente 3.000 e 4.500 euro.
Gli usurai bussano alla porta di chi ha bisogno ma Marco quei soldi, messi nero su bianco con altrettante cambiali senza nominativi, non riesce a restituirli tutti. Il giorno stesso in cui decide di presentarsi in caserma – il 5 dicembre del 2019 – arriva la chiamata del traslocatore e venditore di mobili: «Mi diceva che se non avessi consegnato la somma “erano problemi perché la gente aspettava” e che gli sarebbe dispiaciuto se a me fosse successo qualcosa». Filoreto finisce in manette 13 giorni dopo la denuncia – il 18 dicembre del 2019 – giorno in cui Marco si presenta in negozio con 600 euro in banconote fotocopiate precedentemente dalla guardia di finanza. Consegna i soldi allo strozzino e, subito dopo, scattano le manette.
In questa storia c’è però un secondo arresto, quello avvenuto ieri, per usura ed estorsione. Si tratta di Giuseppe Cannino, l’uomo è accusato di essere la persona addetta a rifornire di contanti il traslocatore di mobili. Sarebbe lui che, a metà novembre, si presenta ai cantieri della Zisa, a bordo di una Vespa Piaggio, per consegnare a Filoreto 3.000 euro, poi passati alla vittima. Lo stesso uomo compare anche quando Marco chiede 15 giorni di tempo in più per saldare i suoi debiti. L’incubo adesso è finito.